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mercoledì 25 maggio 2022

All'Europa abbiamo spiegato perchè è importante la figura scolastica dell'ASACOM


Lo scorso 12 maggio si è tenuta una sessione di lavoro nell'ambito di COFACE FAMILIES EUROPE cioè il network di associazioni di ogni Stato dell'EU di familiari assistenti cui noi Genitori Tosti aderiamo.

Ci hanno chiamato a dare un contributo su un tema e noi abbiamo scelto proprio il diritto alla comunicazione degli studenti italiani con disabilità.

Di seguito il testo dell'intervento e solo il file MP3 con la versione in inglese.

Comunichiamo infine che abbiamo scritto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per chiedere l'istituzione di una giornata nazionale dedicata all'ASACOM - in copia anche ai MI e MUR perchè l'ASACOM dovrebbe esserci anche all'università e spesso manca. In attesa che esca una legge che tuteli questa figura, almeno per una giornata potremo davvero fare informazione e cultura e iniziative su questa figura che ancora, in troppo pochi, non conoscono e molti disprezzano o maltrattano.

La foto ritrae uno dei momenti della manifestazione di protesta degli ASACOM di Roma fatta a fine aprile 2022 - Il Comune di Roma ha approvato un regolamento su di loro che non rispetta la categoria ed è l'ennesima dimostrazione di come la figura delicata che ricoprono non sia assolutamente riconosciuta. L'ASACOM va statalizzato perchè è una figura scolsatica e non un optional e finchè non si capirà questo l'Italia continuerà a discriminare gli studenti con disabilità.

"Salve a tutti, mi chiamo Alessandra Corradi e sono la presidente dell'associazione Genitori Tosti, dall'Italia.

Sono qui a parlarvi del diritto alla comunicazione degli studenti con disabilità che frequentano la scuola dell'obbligo in Italia.
Noi abbiamo una popolazione studentesca totale di quasi 10 milioni, di questi il 3,6% (oltre 300.000 studenti (dato anno scolastico 2020/21) sono studenti con la certificazione, cioè studenti con disabilità.
Nel nostro Paese non esistono classi o scuole speciali, tutti vanno a scuola insieme grazie ad una legge del 1977: lo Stato assegna docenti e figure professionali dedicate per realizzare la cosiddetta inclusione agli studenti con certificazione.
Purtroppo anche se sulla carta abbiamo un sistema legale bellissimo da tutti definito all'avanguardia e una presunta organizzazione, nella realtà le leggi non vengono applicate e le discriminazioni e gli abusi che si compiono ai danni degli alunni con disabilità sono tantissimi. 
La nostra legge nazionale più importante, che regola tutti i diritti delle persone con disabilità è del 1992 cioè bene trenta anni fa. La convenzione ONU invece non è applicata.
Gli abusi e gli illeciti sono:
1.assegnare agli alunni docenti di sostegno non specializzati ma pescati dalle categorie più basse; 
2.assegnare poche ore di sostegno anche ai casi più gravi oppure assegnare gli operatori per pochissime ore settimanali; 
3.impedire l'accesso alla palestra o alla mensa o ai laboratori a causa delle barriere architettoniche non eliminate; 
4.cercare di far frequentare poche ore a settimana l'alunno; 
5.sempre scegliere un programma minimo anche nei casi in cui si potrebbe affrontare un percorso che porti al diploma; 
6.non dotare gli alunni di ausili sia fisici che informatici; 
7. non mettere gli alunni in condizione di comunicare e quindi di imparare a leggere, scrivere, far di conto che è lo scopo principale della scuola;
8. isolare tutti gli alunni certificati in un aula apposita.
 
In base alle nostre leggi in Italia abbiamo questa figura professionale prevista per la comunicazione cioè una persona che compie un percorso di studi e si specializza per affiancare gli studenti con disabilità e permettere loro di istruirsi e quindi imparare a leggere e scrivere e a relazionarsi con gli altri.
Questa figura si chiama operatore scolastico per la autonomia e la comunicazione.
'E una figura importantissima tanto quando il docente di sostegno.
Inizialmente era pensato per gli studenti con disabilità sensoriale cioè ciechi/ipovedenti e sordi/ipoacusici ma poi in alcune regioni le competenze sono state allargate anche ai disturbi di linguaggio per cui queste figure affiancano anche gli studenti autistici e gli studenti con cerebrolesioni.
Non esiste una legge che regoli e tuteli la figura per cui non c'è nemmeno 
la formazione stabilita per tutti in un percorso omogeneo e può accadere appunto che ci siano ancora operatori non laureati o con un monte ore di formazione molto basso. 
Inoltre l'inquadramento lavorativo è davvero pessimo in quanto questi operatori vengono assunti da cooperative che vincono gli appalti indetti dal Ministero dell'istruzione : vince chi presenta il progetto a costo più basso. Per tenere bassi i costi le cooperative risparmiano sui dipendenti cioè sugli operatori.
Abbiamo quindi una situazione equiparabile allo sfruttamento lavorativo per cui un operatore viene pagato anche 4 o 5 euro all'ora, ha dei contratti davvero sfavorevoli e non assolutamente riconosciuto nel team scolastico. Se leggi regolamenti e buone prassi fossero davvero applicate nella scuola italiana, questa figura professionale avrebbe il suo posto nel team che crea il PEI - Progetto Educativo Individualizzato cioè un documento in cui in base al profoilo e alle esigenze dell'alunno si costruisce l'obiettivo didattico, specificando i modi e i tempi le risdporse per raggiungerlo

In Italia esistono circa 70mila operatori a fronte di non sappiamo quanti studenti, sul totale della popolazione certificata perchè ancora in Italia nessuno ha mai pensato di raccogliere i dati disaggregati.
Un aspetto molto importante poi è il rapporto numerico operatori/alunni: rispetto a una media italiana di 4,6 alunni disabili per assistente, nel mezzogiorno il rapporto sale a 5,4. Dati migliori nell'Italia centrale (4,1) e settentrionale (4,3).
In Campania quasi 16 alunni per ogni assistente all’autonomia,un qualcosa di allucinante, a fronte invece della media nazionale. La regione migliore è il Molise con 2,9 alunni per ciascun operatore (fonte Openpolis)
La figura è strettamente connessa al diritto alla comunicazione degli studenti con disabilità a scuola: queste persone sono formate per dare tutti gli strumenti (didattici, metodologici  e operativi come gli ausili) utili a includere nella classe e nella vita della scuola questi allievi.
Non mettere in condizione di comunicare e quindi di parificare ai compagni questi studenti oltre che costituire un illecito è anche la maniera per impedire una vita dignitosa a queste persone in un periodo così cruciale come quello della crescita in cui ti formi e fai le prime esperienze interpersonali: se un ragazzino o una ragazzina non posso parlare, fosse anche per mezzo della sintesi vocale, della LIS o della CAA, come possono farsi degli amici e uscirci e andare in tutti quei luoghi dove vanno i ragazzini/giovani?
C'è una compromissione/limitazione della socialità anche!
E che dire poi dell'opportunità di proseguire negli studi, iscrivendosi all'università?
La maggior parte dei ragazzi e delle ragazze che riescono ad arrivare alle superiori e magari grazie alle battaglie delle famiglie che si oppongono al programma per obiettivi minimi in Italia sono molto pochi (l'abbandono scolastico è piuttosto alto e non considerato dal nostro Ministero) e la scuola o l'università sono gli unici ambienti che tengono i ragazzi lontano da casa altrimenti qui o si sta in casa o si va ai centri diurni che sono per noi GT come ghetti perché sono luoghi in cui ci sono solo le persone con disabilità affiancate da educatori e per quanto possano fare attività simpatiche, sempre di ghetto si tratta, separato dalla vita e dalla società.

Noi come associazione dal 2015 cerchiamo di sostenere la battaglia per il riconoscimento di questa figura professionale cioè che venga assunta dallo Stato in seno al Ministero per l'istruzione e quindi che esista una legge nazionale che renda omogenea sia la formazione che l'inquadramento che il trattamento economico.
Non esiste però un'associazione o un organismo, anche informale, a livello nazionale, che riunisca tutte queste persone per rivendicare i loro diritti, esistono iniziative sparse sul territorio e magari anche in contrapposizione tra loro. Il gruppo informale più numeroso e agguerrito è a Roma e proprio a fine aprile ha fatto una imponente manifestazione ma solo per gli operatori di quella città. Purtroppo in Italia non abbiamo la cultura del "gioco di squadra" e quindi dell'associazionismo, per cui è molto difficile e lungo vincere nelle cause civili ma, dati i risultati che stiamo avendo per quanto riguarda il riconoscimento del caregiver familiare, siamo fiduciosi.".
  
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FONTI:
1) legge 104/92 n. 104

CREDITI:
- Dott.ssa Paola di Michele, psicologa clinica, formatrice, docente specializzata sul sostegno.
- Dott. Giovanni Barin, vice presidente GT, responsabile del progetto "Scuola4all".   


domenica 5 marzo 2017

25 anni e 1 mese


Chi segue questo blog - a parte meritare un premio per la fedeltà dimostrata, contattatemi pure in privato - si ricorderà che, ad un certo punto, scrissi questo post.
Correvano i 16 anni della Legge 104 (era ancora minorenne!) e io ero proprio una burba, ma scrivevo così: 
"Gli anni ’90 passano insieme all’exploit del volontariato e del terzo settore, succedono ovviamente altre cose: quello che mi premeva capire era cos’è successo dopo, fino al quasi moriente 2008 e soprattutto PERCHE’ dopo 16 anni ancora c’è gente che non sa assolutamente che esiste la legge 104, soprattutto i genitori: credo che se uno si prendesse la briga di leggerla, forse non direbbe più quello che continuo a sentire, le aberrazioni che continuo a verificare, le discriminazioni perpetrate ai danni di chi difendersi non può."
Anno 2017, ben 8 anni sono passati da quanto così scrivevo e cosa è cambiato?
Ci sono ancora tantissimi genitori che ignorano la 104.
Ma, cosa assai più grave, è che  adesso  nel Governo Italiano c'è chi vuole cancellare interi articoli di questa legge, mai applicata a dovere, peraltro nell'arco di 25 anni, mica qualche settimana.
Il risultato dell'elisione di interi articoli della Legge 104 sarebbe la lesione totale dei diritti delle persone con disabilità.
Nel particolare, poichè parliamo della riforma della Scuola Pubblica Italiana, il testo di legge concertato per andare a riformare il sostegno e l'inclusione scolastica, avrebbe come unico esito il divieto per gli alunni con disabilità di poter proseguire a frequentare le scuole pubbliche.
Quindi, nel nostro Paese, contrariamente a quelle che sono le leggi che regolano l'evoluzione dello Stato Sociale, della cività, il progredire, si vuole ritornare indietro, a prima del 1992.
E chi dobbiamo ringraziare di tutto ciò?
Chi è che fa da mediatore tra la categoria in oggetto e il Governo e che si è seduto, da decenni unico interlocutore, ai tavoli istituzionali per concertare, suggerire, contribuire all'indirizzo delle Politiche del Paese in materia?
Giusto di ieri la notizia che sono stati ulteriormente erosi, fino al ridicolo, i fondi che vanno a finanziare la vita non autosufficiente and Co.
La legge sul Dopo di Noi è una barzelletta.
La legge sull'autismo non ha fondi.
La legge sull'inserimento lavorativo non pervenuta.
Sulla Sanità regna il caos.
Ora si tenta l'arrembaggio per il saccheggio della Scuola.
Possiamo permetterlo?
Buon anniversario, per chi comprende l'importanza di ricordarlo e impronta la propria vita nel rispetto dei diritti garantiti da questa preziosissima legge.
Per tutti gli altri, che già si fossero accorti: la legge è del 5 febbraio, non marzo 1992, ho sbagliato di un mese, ma la sostanza rimane invariata.
 

mercoledì 15 febbraio 2017

Cosa succede a Roma il 23 e 24 febbraio?




Il 23 febbraio dalle 14 alle 19 a Montecitorio ci sarà un presidio, organizzato dalla "Rete del 65 movimenti", contro i decreti attuativi della legge 107 del 2015, che presto saranno licenziati dal governo Gentiloni. 
La rete dei 65 movimenti comprende associazioni per la scuola pubblica e associazioni per la disabilità, famiglie e Comitati Genitori. 
Numerose le adesioni pervenute anche da parte di tutti i sindacati di base e di alcuni sindacati confederali. 
Contemporaneamente, dalle ore 14:00 alle ore 15:00, ci sarà una conferenza stampa nella sala Nassirya del Senato, in cui gli esponenti della rete dichiareranno le istanze dei gruppi. 
Il giorno dopo, venerdì 24 febbraio, invece, dalle ore 8:30 alle ore 14:30 nell'aula magna del Liceo Tasso ci sarà un seminario di formazione, dal titolo: "LA DELEGA DEL Sostegno: INCLUSIONE o ESCLUSIONE? Il docente di sostegno e la continuità didattica. Come cambia la 104"
Il seminario è rivolto ai docenti, qui il programma.
Evento organizzato dalla rete dei 65 e dall'Associazione Nazionale per la scuola della Repubblica.
Numerosi i relatori, numerosi gli interventi, prevista anche una grossa affluenza, nonche' la presenza del sottosegretario all'Istruzione Vito De Filippo e di Ferdinando Imposimato, giudice onorario della Suprema Corte di Cassazione.
Ci siamo anche noi GT a parlare.
Organizzatevi e partecipate e seguite l'evolversi delle vicende, sempre sintonizzati sulla pagina del nostro gruppo FB.
 

giovedì 2 febbraio 2017

L'Atto 0378 va ritirato - tutti a Roma il 24 febbraio!


Ci stiamo battendo per il ritiro della legge delega al sostegno
Che noi abbiamo analizzato qui.
Stanno uscendo gli articoli sui quotidiani che parlano di noi e, come sapete, saremo a Roma insieme agli esponenti di tutto il comitato che comprende, oltre noi associazioni famiglie, anche docenti, operatori, personale ATA, sindacati, sociologhi, avvocati etc insomma, c'è tutto il mondo che ruota attorno alla scuola, ci sono le PERSONE.
Abbiamo scelto di non fare le audizoni al Parlamento, noi vogliamo un confronto diretto e fattivo. Sono mesi che lo chiediamo.
Difficile seguire i molteplici comunicati che si susseguono - magari faremo una carrellata di rassegna stampa.
Intanto potete aggiornarvi sul sito dei Partigiani della Scuola Pubblica.
L'attenzione su di noi (stiamo parlando di un movimento che solo a livello di docenti coinvolge 160mila persone, in tutt'Italia ) è altissima.  
Non si tratta di una protesta, si tratta di un qualcosa che non si è mai visto in Italia, prima, in questo a ambito: persone diversissime tra loro tutte compatte nella richiesta di tutela del diritto allo studio e all'istruzione degli studenti con disabilità.
Diritto che ricade su tutti i protagonisti del processo inclusivo a scuola e quindi riguarda tutti, anche gli "altri" studenti.
Chissà, magari un giorno si arriverà ad avere una categoria unica e non la distinzione "con disabilità".
Vi invito a compilare il nostro sondaggio, come sapete lo useremo a Roma.
Abbiamo 3 settimane per prepararci bene.

martedì 28 ottobre 2014

GT a RIMINI - 26 ottobre 2014


Qui la bellissima presentazione sull'integrazione scolastica fatta da Giovanni Barin (rappresentante per la Regione Lombardia) la scorsa domenica ad un evento a Rimini. Notevole la metafora della strada.

venerdì 13 settembre 2013

Incontro al MIUR dei Genitori Tosti con Raffaele Ciambrone, Dirigente Responsabile per l’Integrazione scolastica

A seguito dell'incontro al Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, presso la Direzione Generale per lo Studente del MIUR, col Dirigente Responsabile per l’Integrazione Raffaele Ciambrone, pubblichiamo il resoconto dell'incontro.

COMUNICATO STAMPA
Verona, 13 settembre 2013
Nella giornata di martedì 10 settembre u.s., in rappresentanza di GENITORI TOSTI In Tutti I Posti ONLUS, Associazione di promozione sociale di genitori con figli con disabilità, il Presidente e i due referenti per le regioni Lombardia e Campania sono stati ricevuti presso la Direzione Generale per lo Studente del MIUR, dal Dirigente Responsabile per l’Integrazione Raffaele Ciambrone, in risposta alla lettera inviata al Ministro Carrozza lo scorso giugno. Partecipavano alla riunione in audioconferenza, i referenti per le regioni Sardegna, Veneto, Puglia e per la provincia di Bari.
Nello scritto indirizzato al Ministro, Genitori Tosti affrontava il tema degli alunni con Bisogni Educativi Speciali (così come definiti dalla Direttiva ministeriale del 27/12/2012 e successiva circolare n.8/2013) che ricomprende disabilità, disturbi dell’apprendimento e condizioni di svantaggio socio-economico linguistico culturale. Una Direttiva ben conosciuta nel mondo della scuola come, appunto, la “circolare sui BES”, per il dibattito suscitato e le non poche preoccupazioni e perplessità che la sua attuazione ha sollevato tra docenti, dirigenti scolastici, esperti del settore e, non ultime, tra le associazioni delle famiglie con figli con disabilità.
Nel lungo colloquio avvenuto presso la sede del Ministero di viale Trastevere, Genitori Tosti ha ribadito quanto già espresso nella sua lettera sui temi in questione, chiedendo al Ministro
immediato intervento che sospenda la direttiva di cui all’oggetto e che apra un contestuale dibattito aperto a TUTTI gli attori del sistema, chiarendo inequivocabilmente gli aspetti relativi alle risorse a disposizione delle scuole per realizzare ciò che viene proposto, parallelamente ad una rilevazione accurata delle modalità di applicazione della normativa vigente, in materia di integrazione scolastica, a partire dall’attuale funzionamento dei GLH per  gli oltre 200.000 studenti certificati ex legem 104/92, iscritti nelle scuole pubbliche italiane di ogni ordine e grado”
In merito alle risorse previste, il dott. Ciambrone ha chiarito che tutte le risorse e gli strumenti già destinati agli studenti con disabilità, riconosciuti tali dalla certificazione prevista a norma della legge 104/92 in favore degli alunni disabili, resteranno inalterati.
In particolare lo strumento del Gruppo di Lavoro per l’Handicap di Istituto (sia Operativo che di Istituto, art. 15, L.104/92), manterrà intatte le sue prerogative ecompiti, mentre il GLI, Gruppo di Lavoro per l’Inclusività, introdotto dalla nuova Direttiva ministeriale, non sostituirà il GLHI ma coesisterà con esso, rispettandone le funzioni e le prerogative già previste dalla legge. Tale fondamentale questione, ci è stato anticipato, sarà a breve oggetto di una ulteriore circolare/nota di chiarimento del MIUR, che seguirà quella già pubblicata il 27 giugno (Nota 1551) sull’altro caposaldo della Direttiva e cioè il Piano Annuale per l’Inclusività (PAI), il cui invio agli Uffici Scolastici Regionali da parte delle scuole era stato previsto in un primo momento già a partire da giugno scorso (a pochissimi mesi dalla pubblicazione della circolare dell’8 marzo attuativa della Direttiva sui BES) e che era stato interpretato da molti come uno strumento “sostitutivo” della annuale richiesta di organico di sostegno determinante per  la quantificazione del monte  ore di sostegno assegnate ad ogni scuola, costringendo il Ministero a smentire tale interpretazione.
Sui GLH, strumento centrale per l’attuazione della L.104, GENITORI TOSTI già negli anni scorsi aveva sollevato il problema, denunciando come in molte scuole non venissero nemmeno convocati a detrimento della programmazione didattica per l’integrazione di ogni studente con disabilità e in spregio ai dettami della normativa. Dal 2011 l’associazione ha lanciato ad ogni nuovo inizio di anno scolastico, la campagna nazionale “GLH IN TUTTE LE SCUOLE: SI PUO’ FARE!” per ottenere la regolare convocazione dei GLH in tutte le scuole di ogni ordine e grado così come previsto dalla legge.
Abbiamo riscontrato con soddisfazione l’attenzione, alla questione da noi sollevata, da parte del dott. Ciambrone che si è reso disponibile ad una puntuale rilevazione da parte del MIUR sulla convocazione dei GLH nelle scuole, attraverso l’inserimento di uno specifico indicatore sui modelli predisposti centralmente per la stesura e la trasmissione del Piano Annuale per l’Inclusività. Accogliamo l’apprezzamento e l’interesse per la nostra Campagna, che anche quest’anno scolastico 2013/2014 vedrà impegnati GENITORI TOSTI ONLUS.
Permangono però forti preoccupazioni e grandi perplessità riguardo le risorse destinate agli alunni con disabilità provvisti di certificazione secondo la L.104/92, specificatamente per le ore di sostegno. In particolare l’affermazione ricorrente che lamenta “un aumento spropositato delle diagnosi di disabilità” già peraltro registrata più volte nel corso degli ultimi anni nelle dichiarazioni pubbliche di esponenti del Ministero (dall’ex Sottosegretario on. Valentina Aprea fino allo stesso ex Ministro Maria Stella Gelmini), quale distorsione che contribuirebbe in buona parte a generare l’ormai strutturale cronica insufficienza di ore di sostegno assegnate o non assegnate agli alunni con disabilità ad ogni inizio di anno scolastico e che vede una considerevole quota di famiglie (9% secondo l'ultimo report ISTAT su “L'integrazione degli alunni con disabilità nelle  scuole primarie e secondarie di primo grado” pubblicato il 25 gennaio scorso) intentare causa al MIUR vincendo e ottenendo per pronunciamento dei Tribunali l’adeguamento delle ore e risarcimento dei danni esistenziali patiti.
GENITORI TOSTI considera inaccettabile la logica della “guerra tra poveri” secondo la quale eventuali pratiche distorsive sulle certificazioni (ma chi dovrebbe controllare? chi rilascerebbe certificazioni improprie? chi inoltrerebbe richieste eccessive rispetto i reali bisogni?) sarebbero causa di improprie concessioni di ore di sostegno non dovute, danneggiando le altre famiglie, quelle dei veri alunni con disabilità più gravi, i veri aventi diritto.
A GENITORI TOSTI preme sottolineare che, se fosse davvero confermato un aumento delle certificazioni di disabilità, questo dato andrebbe interpretato in maniera più articolata in ragione della complessità del tema stesso. Da un lato, non andrebbe trascurato il ruolo sussidiario svolto dalla scuola a causa delle carenze del Welfare e di un'adeguata gestione del passaggio dall'età evolutiva a quella adulta delle persone con disabilità, che spinge molti genitori a cercare di prolungare il più tempo possibile la permanenza dei propri figli a scuola (e dunque richiederebbe una disaggregazione dei dati anche in termini di permanenza complessiva delle persone con disabilità all'interno del sistema scolastico); dall'altro, andrebbe considerato se tale aumento non sia dovuto anche ad una migliore definizione di criteri e capacità diagnostiche (si pensi, ad esempio, alla vasta area dei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo).
Guardiamo positivamente alla costante attenzione riservata al tema della realizzazione di una piena integrazione scolastica dei bambini e ragazzi con disabilità: pensiamo in particolare alle “Linee Guida per l’Integrazione degli alunni con disabilità” del 2009, alle successive linee guida e direttive ministeriali in attuazione della L. 170/2011 a tutela del diritto allo studio degli alunni con disturbi specifici di apprendimento (DSA) e, pur se in maniera controversa, anche alla stessa recente Direttiva sui Bisogni Educativi Speciali che rimarca l'importanza di un intervento didattico tempestivo e puntuale in favore degli alunni e studenti in situazioni di svantaggio scolastico.
Restano però forti le preoccupazioni che ci hanno spinto a scrivere al Ministro, riguardanti proprio la modalità di attuazione di una Direttiva che, a fronte:
-     di una conclamata incapacità del sistema a contrastare la “delega” all'insegnante di sostegno da parte dei docenti curricolari (sempre più esplicita man mano che si procede nei diversi gradi di scuola);
-     della trasformazione della specializzazione del sostegno in un canale preferenziale per riassorbire i cosiddetti “perdenti posto” o accedere più facilmente all'assunzione a tempo indeterminato;
-     della drammatica stagione di tagli che ha visto la scuola depauperata senza alcuna pietà di risorse economiche, umane e organizzative che hanno reso sempre più proibitive tanto le condizioni di insegnamento quanto quelle di apprendimento;
-     della mancanza di formazione adeguata della maggior parte dei docenti curricolari,
pretende di riuscire a fare ciò che in condizioni ben più favorevoli non si è verificato, rischiando di dare avvio a un processo di “etichettamento” tanto arbitrario quanto pericoloso per i singoli sia per l'intero sistema di integrazione.
Genitori Tosti nutre grandi preoccupazioni e dubbi sull’attuazione stessa della L.104/92: non si può continuare a non tenere conto di quanto affermato nelle sentenze di condanna all’Amministrazione scolastica presenti nei migliaia di ricorsi per l’adeguamento delle ore di sostegno. Chiarimenti sono avvenuti (“un documento amministrativo [la Direttiva] non può modificare le prerogative previste da una legge [L.104]”) ma non vogliamo che la L. 104 rimanga la grande incompiuta e, anche in considerazione della bozza di Proposta di Legge “Per migliorare la qualità dell’inclusione scolastica degli allievi con disabilità e bisogni educativi speciali” in corso di elaborazione presso l’Osservatorio delle associazioni sulla disabilità, i GENITORI TOSTI Onlus ribadiscono tutto il loro determinato impegno a vigilare attentamente affinché non restino disattese le ragioni e le preoccupazioni di tutti i genitori di bambini e ragazzi disabili.
A conclusione dell’incontro abbiamo riscontrato convergenza e attenzione sulle questioni sollevate e sul nostro impegno come GENITORI TOSTI Onlus. Restiamo in attesa delle ulteriori precisazioni che speriamo saranno contenute nella nuova circolare sui GLH e i GLI in fase di elaborazione.
Il nuovo anno scolastico, nel frattempo, sta iniziando su tutto il territorio nazionale: parte un nuovo anno e parte una nuova Campagna dei Genitori Tosti per la convocazione dei GLH in tutte le scuole per la programmazione didattica e la partecipazione attiva di tutte le famiglie con figli con disabilità.

martedì 24 luglio 2012

A.S. 2012-2013


Leggiamo quanto contenuto nella Circolare Ministeriale n° 61 del 18 luglio scorso, con "OGGETTO: Anno scolastico 2012/2013- adeguamento degli organici di diritto alle situazioni di fatto"  relativamente ai:

Posti di sostegno
L’art. 19, comma 11, del decreto legge 6 luglio 2011, n. 98 ha introdotto nuovi criteri e previsioni per la determinazione e l’assegnazione dei posti di sostegno.
Il citato comma stabilisce:
a) le Commissioni mediche di cui all’art. 4 della legge n.104/1992, nei casi di valutazione della diagnosi per l’assegnazione del docente di sostegno all’alunno disabile è integrata obbligatoriamente dal rappresentante dell’INPS, che partecipa a titolo gratuito; tale previsione ovviamente si applica alle nuove certificazioni;
b) l’organico dei posti di sostegno è determinato secondo quanto previsto dai commi 413 e 414 dell’art. 2 della legge n.244/2007 (finanziaria per il 2009);
c) l’organico di sostegno è assegnato alla scuola (o a reti di scuole all’uopo costituite) e non al singolo alunno disabile in ragione mediamente di un posto per ogni due alunni disabili. Sulla base di tale assegnazione le scuole programmeranno gli interventi didattici ed educativi al fine di assicurare la piena integrazione dell’alunno disabile.

La Tabella E, colonna C, del decreto interministeriale relativo agli organici a.s. 2012/13, come per il corrente anno scolastico, riporta il numero complessivo di posti fondatamente attivabili da ciascuna Regione nell’a.s. 2012/2013, comprensivo sia della dotazione di organico di diritto, sia di quella di organico di fatto.
Gli eventuali ulteriori posti in deroga, in applicazione della citata sentenza della Corte costituzionale, vanno autorizzati da parte del Direttore Generale dell’Ufficio scolastico regionale ai sensi dell’articolo 35, comma 7 della legge 27 dicembre 2002 n. 289, secondo le effettive esigenze rilevate ai sensi dell’art. 1, comma 605, lett. b) della legge 27 dicembre 2006, n. 296, che deve tenere in debita considerazione la specifica tipologia di handicap da cui è affetto l’alunno. I relativi posti vanno assegnati dopo aver accertato: -la effettiva presenza degli alunni nelle classi; -la regolarità della documentazione richiesta (diagnosi funzionale, il PEI elaborato dal GLHO, ecc..); - la accertata verifica della ricorrenza delle condizioni previste dalla citata sentenza della Corte (es. assenza di interventi di altre istituzioni o enti).
Considerato che anche i posti di sostegno concorrono a raggiungere l’obiettivo di contenimento della spesa di cui all’art. 64, si confida in una attenta valutazione e programmazione della distribuzione delle risorse al fine di contenere l’istituzione di ulteriori posti entro lo stretto necessario in applicazione della sentenza della Corte costituzionale.
Anche al fine di poter informare al riguardo il Ministero dell’Economia e di motivare nei confronti dello stesso gli scostamenti che dovessero rendersi necessari, le SS.LL. sono
(qui c'è l'interruzione di pagna e il periodo è costruito così......) 
comunicheranno a questo Ministero e al Sistema Informativo ogni variazione in aumento o in diminuzione del numero degli alunni portatori di handicap e dei relativi posti.
Si richiama la scrupolosa osservanza delle vigenti disposizioni sia per quanto concerne le modalità e le procedure di individuazione dei soggetti con disabilità, sia ai fini dell’assegnazione delle ore di sostegno. Si rammenta che la proposta relativa al numero delle ore di sostegno da attribuire a ciascun alunno disabile, è affidata al Gruppo di lavoro di cui all’art. 5, comma 2, del DPR 24 febbraio 1994.
Le SS.LL., sentite le Regioni, gli Enti locali e gli altri livelli Istituzionali competenti, individueranno le modalità di una equilibrata e accorta distribuzione delle risorse professionali e materiali necessarie per l’integrazione degli alunni disabili, anche attraverso la costituzione di reti di scuole.
Le classi delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le sezioni di scuola dell’infanzia, che accolgono alunni con disabilità, sono costituite secondo i criteri e i parametri di cui all’art. 5 del Regolamento sul dimensionamento. Si raccomanda la massima attenzione nella costituzione delle classi con alunni disabili, nel senso di limitare, in via generale, in presenza di grave disabilità o di due alunni disabili, la formazione delle stesse con più di 20 alunni .
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Preoccupanti le varie notizie che si possono leggere in giro per il web sulla possibilità/eventualità che le scuole non riescano nemmeno ad aprire per settembre, vuoi perchè mancano i presidi (Lombardia, Piemonte) vuoi per la spending review.
Il 26 luglio p.v. a Montecitorio ci sarà un'altra manifestazione dei docenti precari.
Mancano meno di 8 settimane all'inizio del prossimo nuovo anno scolastico, cosa ci aspetterà?

martedì 17 luglio 2012

Non chiudete l'USP di Lodi!


Di seguito la lettera spedita qualche giorno fa:

Ill.mo Presidente della Repubblica Onorevole Giorgio Napolitano

Ill.mo Presidente del Consiglio dei Ministri Dott. Mario Monti

Ill.mo Ministro dell'Istruzione Dott. Francesco Profumo

Ill.mo Presidente della Provincia di Lodi Dott. Pietro Foroni

Ill.mo Sindaco del Comune di Lodi Dott. Lorenzo Guerini

Ill.mo Presidente dell’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia Dott. Giuseppe Colosio


(Loro indirizzi)



Lodi, 12 luglio 2012


Oggetto: gestione della didattica per la disabilità e chiusura dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Lodi

Illustrissimi signori,

intendiamo con la presente denunciare i gravissimi rischi cui sarebbero esposti gli alunni diversamente abili della Provincia di Lodi a seguito della chiusura ormai imminente dell'Ufficio Scolastico Provinciale e richiedere un intervento da parte delle Rappresentanze Istituzionali in indirizzo, per sostenere la situazione degli alunni e studenti con disabilità della nostra Provincia, scongiurando, quindi, la soppressione dell’USP.
Negli anni di attività dell’USP lodigiano molte sono state le buone prassi instaurate a beneficio degli alunni con disabilità che frequentano la scuola, con la nota lodevole del CTRH - Centro Territoriale Risorse per la Disabilità - diventato un punto di riferimento ed esempio, noi riteniamo, che travalica il ristretto ambito della nostra Provincia. Pensando all’integrazione nella società dei bambini e dei ragazzi con disabilità che ha un imprescindibile punto di riferimento nella Scuola, ma anche ai progetti in corso che vedono un’intensa attività di rete tra Ufficio, Scuole, Amministrazioni locali, Associazioni e Famiglie, non possiamo esimerci dal sottolineare che tutto ciò si arresterebbe nel caso venisse portata a termine la chiusura dell'USP, con gravissimi danni proprio alle persone più deboli.
A nome delle associazioni delle famiglie con figli con disabilità chiediamo un ripensamento su tale decisione o, quantomeno, chiediamo che resti attivo un adeguato presidio dedicato alla gestione della didattica per la disabilità dove il personale attualmente operativo potrebbe garantire la continuità del lavoro in atto; personale che, oltretutto, coordina e costituisce l’essenza dei gruppi istituzionali obbligatoriamente previsti in tutto il territorio nazionale dalla Legge 104/92 quali il GLIP e il GLH provinciale. Il rafforzamento del CTRH di Lodi potrebbe rappresentare una valida soluzione.
Restando a disposizione per ogni chiarimento che dovesse occorrere e offrendo la nostra piena e fattiva collaborazione per addivenire ad una soluzione positiva, cogliamo l’occasione per porgere i nostri rispettosi e cordiali saluti.

Alessandro Manfredi, Presidente Gruppo Intesa delle Associazioni Disabili della Provincia di Lodi
Giovanni Barin, referente per la Lombardia Associazione Genitori Tosti Onlus

giovedì 10 maggio 2012

L'esercizio del diritto all'educazione e all'istruzione non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti dalle disabilità connesse all'handicap.


Il lungo titolo del post è il comma 4 dell'articolo 12 della legge che dovremmo tutti, non dico saper recitare a memoria, ma quasi, soprattutto quando ci troviamo di fronte certi interlocutori.
Quello che segue è l'articolo tratto da Il Resto del Carlino di oggi e si intitola  «La storia di N., ragazza sordocieca che in classe interagisce con prof e studenti».
Non solo è una bella storia, di integrazione scolastica, ma contiene anche l'imput che si può sempre fare qualcosa per raggiungere un obbiettivo e la gravità della condizione dei nostri figli non deve essere la giustificazione del non fare nulla ma solo "accogliere" e assistere, c'è sempre il modo per interagire.
I progetti si possono e si devono fare, serve solo la disponibilità
Infine, emerge anche un'altra grande tematica, che per noi genitori è lo scoglio più grande e cioè quello che viene definito, nell'articolo "vizio informativo", a causa del quale la protagonista della storia non ha mai avuto, fino a quest'anno, l'assistente alla comunicazione a scuola.
Ecco perchè è nostro dovere tenerci informati e contribuire all'informazione in generale.
L'incipit dice tutto:
"Grazie all'ostinazione dei genitori (che ringraziano calorosamente tutti), della neuropsichiatria infantile del Usl, del sindaco di Quattro Castella e al sostegno delle onlus (Coop. Insieme per l'integrazione e il bilinguismo e Lega del Filo d'Oro), per la prima volta a una bambina nel reggiano, attraverso figure specializzate di assistenti alla comunicazione in lingua italiana dei segni tattile (List, ndr) si è permesso di possedere un'arma in più nella durissima battaglia per relazionarsi con i normodotati: la possibilità di essere capita. Il caso di N., sordocieca, piccola residente della frazione di Montecavolo, e l'enorme impegno dimostrato dalla sua classe, si spera possano squarciare l'ennesimo muro sociale e culturale erososi attorno alla sordo cecità nella nostra provincia. Secondo quanto dichiarato dai genitori: "Nostra figlia non ha avuto un intervento specializzato per anni, sia noi sia il comune non conoscevamo la figura dell'assistente alla comunicazione, per un semplice vizio informativo". L'anno curricolare (11-12, ndr) il provveditorato avallato della Regione ha appoggiato, non senza difficoltà, anche un progetto collettivo proposto dal comprensorio scolastico su impulso della maestra di sostegno. Le attuali 12 ore settimanali di assistente alla comunicazione individuale a scuola, incrementate da quando nel 2010 la ragazzina si é avvicinata alla List, sono state affiancate da questo percorso interattivo di 12 ore con gli alunni e 8 con i docenti. Il progetto "Senza Parole" nato con lo scopo di "far accompagnare" N. alla scoperta della espressione del sé attraverso gli altri, si è rivelata l'occasione pedagogica tipo per rispondere ai tanti quesiti degli altrettanti compagni di classe: "Come dobbiamo rivolgerci a lei?", "Dobbiamo presentarci?", "Ma capisce cosa voglio dirle?". Alla luce dei comprovati risultati ottenuti da N. e dai suoi compagni di classe, perché non allargare il raggio d'azione formativo? A Modena, è da anni attiva sui sordociechi una splendida collaborazione tra ente e singoli comuni. ".
Per chi volesse approfondire in fatto di sordocecità può leggersi anche quest'altra bella storia. (la foto del post è tratta dal film "Anna dei Miracoli" che si ispira al libro di Hellen Keller).

martedì 17 aprile 2012

Riflessione sul sostegno


Da parecchio tempo vorrei scrivere qualcosa al riguardo del sostegno, soprattutto in previsione del prossimo anno scolastico.
La tematica è vastissima, problematica, annosa, multifattoriale e, ahinoi, in apparenza irrisolvibile e purtroppo gravata da questo babau della crisi, che impone tagli e quindi buonanotte ai diritti.
Non fraintendetemi: la crisi c'è, ma sono anni che ci dicono che per i nostri figli i soldi non ci sono e quindi..... ultimamente il refrain suona come "autonomia scolastica", ma la sostanza non cambia.
Non esiste nessun motivo, anche grave, che possa affossare i diritti dei nostri figli.
Dal punto di vista del genitore (forse non solo del genitore...) la panoramica si riduce a questo: assisteremo di nuovo all'ennesimo balletto di inizio anno in cui non vengono assegnati i docenti NECESSARI agli effettivi bisogni della popolazione scolastica certificata e, quindi, da una parte partiranno i ricorsi a raffica al TAR, dall'altra sussisteranno delle situazioni che definire vergognose è un eufemismo.
Per coprire tutti i posti saranno di nuovo chiamati docenti non specializzati, magari al primo incarico, che si troveranno a dover gestire un alunno con l'articolo 3 comma 3.
Sulla stampa leggeremo messe di articoli in cui si denuncia la situazione (ad anno scolastico già iniziato) e fioriranno dichiarazioni, proclami e iniziative, lodevoli, ma......?
E ci saranno i controarticoli che ci insegnano che la figura del docente di sostegno è solo una delle tante che attorniano l'alunno, che si dovrebbe incrementare l'aggiornamento degli insegnanti curricolari perchè l'alunno in questione fa parte della classe ergo pure il docente curricolare ha delle responsabilità.
Qualcun'altro tirerà fuori la soluzione innovativa, che supera questa situazione obsoleta del "sostegno"...
Cioè: bla, bla, bla.
Intanto i nostri figli andranno a scuola, magari per le prime due o tre settimane senza l'insegnante di sostegno  e poi, una volta assegnato, nelle ore non coperte amen, per il resto magari se le competenze tecnologiche latitano ci saranno ancora casi in cui se l'alunno ha difficoltà motorie e/o cognitive pazienza.
E ci fermiamo qui.
Forse, almeno per quest'anno, ci sarà risparmiata solo una cosa: le dichiarazioni alla "tunnel di neutrini", ve lo ricordate il "picco storico"?
Forse.
Intanto che si rimugina, leggiamoci questa, bella, lettera apparsa su Il Centro di oggi:
La scuola e l’integrazione dei disabili la chiave è il rispetto della diversità
SULMONA. Mi è molto difficile elaborare in forma organica la molteplicità di idee, sentimenti, sensazioni e convinzioni che mi porto dietro dopo la mia esperienza triennale di insegnante di sostegno nei licei. Dopo un corso di appena 5 mesi, in cui ci hanno frettolosamente dispensato in pillole i rudimenti del “mestiere”, ripetendoci continuamente che l’Italia ha la normativa più avanzata d’Europa sulla scolarizzazione dei diversamente abili, poiché li integra nelle comuni scuole statali invece di ghettizzarli in apposite scuole speciali, è iniziata la mia avventura, o meglio, la mia apnea. La parola più abusata, ventilata e sventolata da tutte le parti, relativa ai ragazzi diversamente abili è: integrazione. Una parola dal significato quanto mai sfuggente, perché declinabile in direzioni molteplici, rappresentativa come poche altre del meccanismo confusionario e pletorico a cui molto spesso si riduce la scuola italiana; una parola che per tre anni è stata la mia spina nel fianco. Nel mio personale intendimento, integrare un ragazzo disabile a scuola significa garantirgli il rispetto della sua alterità. Rispetto è una parola bellissima. Indica etimologicamente il girarsi indietro per guardare una persona; ammirarla a tal punto da non contemplarla solo davanti, parzialmente, ma anche dietro, nella sua totalità. Rispettare un disabile, come ogni essere umano, vuol dire prima di tutto conoscerlo, e imparare dunque a non temerlo, ma ad amarlo. Esattamente per quello che è. Senza ipocrisie e mistificazioni. Imparare a riconoscere tutta la ricchezza che, al pari di ogni altro essere umano, anzi, più di ogni altro, sa offrirci, proprio in virtù della sua diversità che, lungi dall’essere un limite, deve diventare il suo punto di forza. Garantire il rispetto dell’alterità, a scuola, secondo il mio alfabeto significa prima di tutto non negare l’evidenza. La scuola è un luogo dove si cresce umanamente grazie alla cultura, e non un centro sociale. I ragazzi disabili hanno il diritto di andare a scuola non solo per socializzare, ma soprattutto per imparare, nel rispetto delle loro capacità e competenze. Troppo spesso ho assistito, invece, alla totale negligenza dell’aspetto strettamente didattico, considerato quasi sempre opzionale. Ci si arrende, o meglio, ci si vuole arrendere di fronte ai presunti limiti cognitivi dei ragazzi disabili, non investendo alcuna energia e qualificando la propria attività di sostegno come volta all’aspetto “affettivo- relazionale”: definizione dietro la quale si nasconde sostanzialmente il nulla. Questa, ben lungi dall’essere la strategia vincente per l’integrazione, è la peggiore discriminazione che si possa compiere, il peggior danno che si possa perpetrare verso chi è più debole. Ho visto nella maggior parte degli alunni che ho avuto, e paradossalmente proprio in quelli con un ritardo mentale alquanto grave, una tale tenacia nello studio, una tale sete di imparare, una tale gioia per le nuove, piccole scoperte quotidiane, che non saprei esprimere a parole ciò che si prova togliendo l’opaco da quegli occhi. Con questi alunni ho svolto al liceo contenuti da scuola elementare, spesso neanche tutti accessibili. Mi rifiuto però di dar ragione a quanti, colleghi compresi, parlano di impossibilità di un vero progresso da parte degli alunni disabili: è chiaro che il comune concetto di progresso didattico è inapplicabile a questi ragazzi, per la semplice ragione che, come diceva don Milani, “non si possono fare parti uguali tra disuguali”. Il rispetto per la loro alterità impone di usare un metro adeguato, cioè proporzionato alle loro abilità, per poter valutare i loro miglioramenti. Ecco la cruda realtà di un triste paese che ha la normativa più avanzata d’Europa in materia di handicap.
di Angelica Zappelli


lunedì 6 febbraio 2012

Italia 2012: integrazione, mission impossible?


Come associazione, un punto su cui (ci) battiamo molto è l’integrazione scolastica, ma è solo una sfaccettatura dell’integrazione tout court per le persone disabili, basilare e imprescindibile, ma una sfaccettatura.

Per l’orientamento che abbiamo scelto come Genitori Tosti si tende a costruire, a vedere il bicchiere mezzo pieno, a cercare soluzioni, magari anche talmente innovative da sembrare incoscienti, improponibili e forse anche presuntuose e utopiche. Si cerca di valorizzare e diffondere quelle che sono le “buone” idee, le iniziative vincenti che producono effetti concreti che modificano lo status quo a vantaggio di tutti, non solo per le persone disabili – questo è il significato dell’integrazione, che procede a due sensi.

Parliamo – su questo blog, sul forum, su FB, sul sito, spesso, di cultura, cultura della disabilità, che ancora manca a livello generale: se dovessimo rappresentarla sulla cartina geografica del nostro Paese verrebbe fuori un Italia piena di pois, di varie dimensioni, ma tutti pois a sé, con pochi collegamenti tra loro.

Giusto ieri, 5 febbraio 2012, la legge 104, il caposaldo dell’integrazione, ha compiuto 20 anni.

Quanti anni ci vorranno ancora perché i pois si moltiplichino, fino a diventare, almeno, macchie di leopardo?

Nel frattempo riflettiamo su questa notizia, che è rimbalzata un po’ ovunque nelle pagine dei social network.

La prima cosa che ho pensato è che è piuttosto avvilente che una giornalista – poiché è stata chiamata collega dall’autrice dell’articolo – possa ragionare in questi termini: un bambino disabile, in carrozzina è uno shock visivo e quindi da escludere, non solo dalla vista.

La seconda cosa che mi è balzata in mente è stato l’intervento di Carlo Scataglini, docente di sostegno, che a Rimini, durante l’ultimo convegno sull’integrazione scolastica, diceva “Io non cambio mestiere per Luisa, la prof di Educazione Artistica, che una volta mi ha detto. “Quando Luca sbava io non ce la faccio, mi viene da vomitare. Non ce la faccio proprio a tenerlo in classe”. Perché la prof Luisa è mille volte meglio di quelli che ti dicono che va tutto bene, dei muri di gomma che non ti stanno a sentire, che ti dicono “Fai tu, che sei l’esperto. Come fai, fai bene”. Per la prof Luisa che mi ha aperto la porta delle sue paure, delle sue emozioni. E che poi ha imparato, da sola e senza che le spiegassi niente, ad abbracciare Luca e a bagnarsi la maglia con la sua saliva.”.

Ecco anche questa donna citata nell'articolo dovrebbe interrogarsi sulle sue paure e affrontarle, perché il trauma ce l’ha lei e non sicuramente il suo piccino che, come sappiamo noi genitori di figli disabili, non farebbe né differenze né esclusioni – lo sperimentiamo dall’asilo in poi nel vedere come i compagnetti interagiscono con i nostri figli, a differenza di noi adulti, così strutturati e acculturati.

Rifletterei su questa notizia, inoltre, per cercare di capire cosa scatta nella testa delle persone gravemente normodotate e per contribuire a cambiare questa sfaccettatura della cultura, che proprio non va.

Intanto che riflettiamo, aggiungo tre pois sulla cartina: geograficamente si posizionano a Monza, Belluno e Bari, ma culturalmente ovunque. E sono tre pois collegati ;)

martedì 3 gennaio 2012

Iscrizioni/SCUOLE IN CHIARO


Hai bisogno di informazioni? Devi iscrivere tuo figlio/a e vuoi sapere quale scuola può fare al caso tuo? Ecco che arriva questa iniziativa, molto lodevole, che dovrebbe facilitarti nella scelta.
Immagino tutti abbiate capito quale domanda  mi sono fatta: queste "schede sintetiche", che dovrebbero aiutare te, genitore, ad orientarti nella scelta della  scuola più adatta, riporteranno per esempio le indicazioni sull'integrazione scolastica? L'abbattimento - o la presenza - di barriere architettoniche? La presenza di laboratori specifici?
E mi fermo qui....
Consiglio: andate di persona, in più di una scuola, e parlate con la dirigente scolastica: è l'unico modo per rendervi conto di cosa aspetterà vostro figlio/a l'anno prossimo.
Potete anche "farci un fischio": nelle zone dove siamo presenti sappiamo com'è la situzione e magari possiamo, volentieri, seguirvi.
Perciò registratevi qui e postate nella sezione "scuola".
Genitori informati, figli tutelati.

giovedì 8 dicembre 2011

Una forza incomparabile


Sono tante le cose che vorrei scrivere, in questi giorni così densi di avvenimenti e novità, vissuti a 180/h. Però, su tutto, continua a girarmi in testa una lettera, che ho letto qualche giorno fa, pubblicata su un quotidiano, il Gazzettino. Ve la copincollo perchè ha una forza e una tostezza incomparabili. Dedicato a tutti i nostri figli.
Cara prof,
ieri ho preso il primo quattro della mia vita, in matematica addirittura;deve sapere che non sono arrabbiata, sono solo molto triste.
Quando l’ho scritto nel libretto ho pensato che nonostante io studi, mi impegni al massimo e faccia sempre i compiti a casa, non riuscirò mai a capire quei maledetti testi dei problemi:quei numeri messi lì in mezzo a tutte quelle parole ingannevoli e subdole.
Dopo quasi tre mesi che Lei è la mia nuova prof e volevo dirle che per me la lingua italiana è come l’Everest e io sono appena partita per la scalata.
Volevo dirle che sono nata sorda, già non come il nonno che è diventato sordo e porta l’apparecchio acustico, io non ho mai sentito una parola e quelle che conosco le ho imparate a memoria, con enorme fatica.
Volevo dirle che per me i numeri sono magia, quelle espressioni che da una riga si riducono ad un numero per me non hanno misteri. La matematica traduce perfino in simboli le parole e io anche per questo sono sempre andata d’accordo con questa materia.
Ora penso, il quattro a cosa serve? A dirmi che se non mi traducono in segni (LIS) o con grafici e disegni i problemi non so come risolverli? Lo sapevo già!
A dirmi che non so l’italiano? Ma dai…
A dirmi che non sono intelligente? Non ci credo…
Penso che il quattro non servisse a me, ma a Lei; voleva darmelo per dimostrare la sua teoria che io non ce la farò mai a superare questo handicap della lingua italiana e forse è vero.
Di una cosa fondamentale però non si è resa conto: se io non riuscirò sarà anche a causa sua che non sente ragioni su come si fa scuola ad un sordo.
Questa lettera non l’ho scritta io, come Lei ben sa, non ne sarei in grado; l’ha fatto mia madre che ha trascritto le mie emozioni, quelle che ieri ho condiviso con lei attraverso quella lingua che si parla con le mani (molto disdicevole, vero?) e che Lei dice non sia in grado di comunicare qualsiasi cosa.
Questa è la dimostrazione che forse Lei ha torto e la tristezza che mi ha provocato con quel quattro mi fa capire che sono diversa, diversa dagli altri e soprattutto diversa da li.
Giulia C. - Fiume Veneto (Pn)

giovedì 17 novembre 2011

Storia di ordinaria disintegrazione


di mresciani:
Questa storia mi è stata raccontata da un genitore, ma penso che sia la storia comune a tante famiglie e ai loro figli disabili. Ma quante verranno mai alla luce?
"Qualche giorno fa c'è stato il primo GLHOperativo.
Quest'anno affrontiamo una nuova realtà, un istituto nuovo ha preso il posto di quell'altro, lasciato senza nessunissimo rimpianto.
E' stata una liberazione per tutta la nostra famiglia, quando il ragazzo ha chiesto di non mandarlo più in quella scuola. La misura era veramente colma.
La parola "integrazione" era solo un vocabolo, a parte tre insegnanti donne, veramente in gamba sotto il profilo umano e professionale, devo dire che il resto del corpo insegnante non aveva nessun approccio con la disabilità, ma neanche si sforzavano in tal senso. Le persone più assurde erano proprio gli insegnanti di sostegno. Che controsenso! Falsa cortesia, ad ogni piè sospinto.
L'alunno disabile deve fare solo il programma differenziato, guai a permettersi  ed osare di fare il programma con obiettivi minimi.
La cosa peggiore, in tutta questa storia, è stata la pressione psicologica fatta sull'alunno, proprio da chi, invece avrebbe dovuto spronarlo ed aiutarlo.
Tanti anni di lavoro ed impegno della  famiglia e delle persone che, a vario titolo l'hanno seguito sia nello sport che nei  compiti a casa  sia per l'inserimento sociale, sono stati spazzati via da poco meno di nove mesi, un anno di scuola superiore.
Il ragazzo non riusciva a parlare, si trovava a disagio in quella scuola, i suoi mutismi erano pieni di significato per noi genitori, qualcosa lo disturbava e lui non riusciva ad aprirsi, i silenzi  e la sua estraneità in quella classe, veniva scambiata per assoluta incapacità su tutto, da chi invece doveva aiutarlo e semplificargli i compiti e le relazioni.
Quest'estate il nostro "lavoro"  è stato molto delicato, volevamo, senza aggiungere ulteriori traumi a quelli accumulati durante tutto un anno scolastico, che ci spiegasse bene cosa era successo in quella scuola.
L'ha fatto, in un diario che io gli ho prospettato come la scrittura di un libro dove lui poteva raccontare quello che voleva. Ha raccontato.  Finalmente sappiamo come un adulto può rovinare un ragazzo, per di più disabile, dicendo fesserie ed uccidendo i suoi sogni e le sue speranze. Non voglio dire altro.
Certe persone dovrebbero fare altri mestieri, l'insegnante è un lavoro delicato specialmente quello del sostegno.
Per non parlare di altri ruoli nell'ambito scolastico, non solo gli insegnanti, ma anche altre persone dovrebbero leggere regolamenti e doveri da assumere nei confronti dei disabili. E' bene ribadire, per l'ennesima volta che i disabili non sono dentro la scuola come pacchi parcheggiati, ma sono delle persone allo stesso livello degli altri studenti e dovrebbero essere seguiti in modo da sfruttare le loro potenzialità.
Nelle scuole esistono organismi che si devono interessare dei disabili, ma ho notato che sono organismi solo sulla carta e poi non svolgono nessuna funzione. I ragazzi che disturbano vengono spediti nei giardini e negli anditi, a fare le vasche...
Questo è il programma differenziato, certo molto più facile che mettersi d'impegno e preparare mappe e quant'altro per venire incontro al ragazzo.
Tutti i disabili devono essere sganciati dal programma Ministeriale facendo il differenziato. Pretenderanno questi ragazzi d'aver un titolo di studio?
Giammai, parcheggiati per anni nella scuola.....questa è l'integrazione che si è avuto con anni di lotte?
Il PEI che avevano preparato è stato definito una BUFFONATA da chi se ne intendeva, il ragazzo valutato con un differenziato doveva invece fare il programma di tutta la classe.  Che incompetenza o dovrei dire indifferenza?
La scuola che ora frequenta il ragazzo,  ha deciso, dopo averlo osservato, di  fargli fare un programma con obiettivi minimi, dandogli tutti gli strumenti che servono ad un ragazzo con problemi. Perciò c'è  un corpo insegnante che veramente ha voglia di mettersi in gioco e di aiutare il ragazzo per poter esprimere il meglio di sè.
Intanto il suo umore è al settimo cielo, visti l'accoglienza e l'ambiente che lo circonda.
Tutto ciò non può che trasformarsi in positività per il ragazzo, il fatto di sentirsi a suo agio in quella scuola, con i compagni, con gli insegnanti e con un sostegno che veramente ha a cuore il benessere dello studente.
In bocca al lupo allo studente ed a questa scuola che ha saputo accoglierlo come dovrebbero essere accolti gli studenti, sia normali che con esigenze speciali".

martedì 20 settembre 2011

Lettera aperta al Ministro Gelmini


Replichiamo, in quanto associazione di genitori con figli disabili, alle dichiarazioni rilasciate in questi giorni dal Ministro Gelmini, in merito al sostegno scolastico: il Ministro ha affermato che, quest'anno, gli insegnanti deputati a seguire gli alunni disabili italiani sono talmente tanti da rappresentare un picco storico. E cala nel vuoto una cifra: "94.000".Senza aggiungere però che, rispetto allo scorso, quest'anno anche gli studenti disabili sono aumentati a oltre 200.000 presenze; forse anche loro costituiscono un "picco storico".
Cosa dice la legge in merito al rapporto numero di insegnanti di sostegno/numero di studenti? Dice che possono esserci 2 studenti per ogni insegnante: facendo una semplice divisione abbiamo 2,14 cioè siamo già fuori la legge.
La legge dice anche che nei casi in cui ci sia la gravità (naturalmente certificata) il rapporto deve essere 1 a 1, senza se e senza ma.
Quindi, calcolando anche i casi di gravità, il rapporto aumenta, la legge viene ulteriormente trasgredita e gli insegnanti sono insufficienti.
Le associazioni dedicate, i sindacati, gli esponenti politici che si occupano di scuola parlano di 65.000 insegnanti di sostegno che mancano. 65.000, non 1000 o 2000, ma un numero enorme!
In alcune regioni ne mancano di più, come la Calabria (rapporto 4!) il Veneto (rapporto3,8). In Lombardia siamo quasi al pari del Veneto per cui le associazioni, compresa la nostra, si sono mobilitate per richiedere subito il confronto per arrivare ad una soluzione. In Sicilia, addirittura, le scuole iniziano il 15 settembre ma gli insegnanti di sostegno inizieranno il loro servizio solo il 30 del mese – e nel frattempo gli alunni disabili? Siamo alla discriminazione pura. Emblematico poi il caso di Torino dove per questioni di"razionalizzazione" si volevano assegnare 400 posti di sostegno a docenti che non erano abilitati, come dire spedisco un elefante in una cristalleria.
La mobilitazione è generale in tutt'Italia, si fanno manifestazioni (l'ultima a Montecitorio proprio il 13 u.s.), si scrivono lettere addirittura a Napolitano (per esempio Parma), si decide di non portare a scuola i figli (Venezia) eppure il nostro Ministro dell'Istruzione dice che quella del taglio degli insegnanti di sostegno è una "leggenda nera" (La Stampa del 14.09.2011 –M. Brambilla).
Ma chi sono questi insegnanti di sostegno? Sono docenti per cui non esiste una classe di concorso, per cui si stanzia una cifra ridicola per i corsi di formazione, per tacer del fatto che, dopo 5 anni che uno fa il sostegno poi può diventare un'insegnante"normale" e buonanotte alla professionalità, in un campo così delicato come quello della didattica speciale. Ricordiamoci che l'insegnante di sostegno non è il babysitter dell'alunno disabile, ma è assegnato a tutta la classe cioè ha il compito di integrare i compagni con l'alunno che segue e viceversa. È un docente a tutti gli effetti ma nella realtà viene spesso trattato come una cenerentola pure dai colleghi curricolari. Anche questa è un'altra forma di discriminazione.
Il sostegno però è solo la punta dell'iceberg dei problemi che affliggono gli alunni disabili, ogni anno TUTTI gli anni: ci sono le barriere architettoniche, il personale vario che per legge deve essere assegnato - assistente alla comunicazione per chi ha disabilità sensoriali cioè cecità e sordità, assistente igienico, assistente sanitario (nei casi in cui l'alunno sia sotto terapia farmacologica) l'educatore fornito dai Comuni. Gli ausili, che deve procurare la scuola (esistono i banchi, le sedie, le lavagne tradizionali o interattive, i libri di testo etc? Bene per chi è disabile tutto questo si chiama ausilio). Le famiglie degli alunni disabili devono lottare ogni anno, da sempre, anche per avere anche queste cose, previste per legge. L'Italia è un Paese che si dimostra ancora arretrato nella cultura dell'inclusione, ignorando tutte le leggi che abbiamo in materia e che sono modello di eccellenza per tutti gli altri Paesi europei.
E veniamo ad un altro nodo cruciale: sempre per legge esiste qualcosa che si chiama GLH che deve essere istituito (pena omissione d'atti d'ufficio per il dirigente scolastico): sono gruppi di lavoro specifici per la disabiltà nella scuola, cui partecipano anche i genitori, che devono avere tramite i loro rappresentanti. La maggioranza dei dirigenti scolastici italiani non indice il GLH, non c'è alcuna programmazione didattica intorno all'alunno disabile,e i genitori neanche hanno colloqui con l'insegnante di sostegno, spesso non vedono neanche il PEI, che è il piano educativo individualizzato, che non ha valore se non è firmato dai genitori, documento che è il frutto del lavoro corale di insegnanti curricolari, specialisti che seguono l'alunno, genitori. Per capire: nel PEI si decide cosa fare, quali obbiettivi raggiungere, se sia il caso di optare per il programma a requisiti minimo oppure quello differenziato.
Non so se abbiamo reso l'idea, cioè se chi è estraneo a questo mondo si rende conto di come sono trattati gli alunni disabili e relative famiglie, in Italia.
Per sovrammercato, da qualche mese in qua, sentiamo alzate d'ingegno sottoforma di ddl che propongono di trovare degli sponsor privati per assicurare il sostegno agli alunni disabili, in barba a ciò che sancisce non solo la Costituzione ma anche tutte le leggi che tutelano le persone disabili. Il messaggio lanciato da questi politici (DIMA, D'IPPOLITO VITALE, DE CAMILLIS, GALATI, VERSACE, FORMICHELLA, TADDEI, NASTRI, CATANOSO GENOESE, FAENZI ) è indubbiamente inequivocabile.
C'è quindi qualcosa che non va, non trovate? E c'è molto di non detto, per esempio le migliaia di condanne che ogni anno il Ministero dell'Istruzione italiana subisce, perché le famiglie ricorrono ai TAR, per vedersi ripristinati i diritti costantemente negati: non solo il Ministero deve pagare le spese processuali ma anche i danni esistenziali arrecati. Vorremmo leggere il bilancio di questo Ministero, per appurare a quanto ammonti tutto questo spreco di pubblico denaro: invece di dare il giusto all'inizio, cioè assegnare il numero dei docenti di sostegno adeguato, ogni anno si ripete questa commedia dell'assurdo, come se gli alunni disabili fossero dettagli trascurabili, non persone, cui deve essere garantito il diritto all'istruzione. Anche in questo caso si palesa una volontà indubbiamente inequivocabile.
Ci chiediamo infine perché l'attuale Ministro dell'Istruzione italiana abbia svuotato di ogni significato e lasciato morire, un organismo importante ed imprescindibile come l'osservatorio PERMANENTE per gli alunni in situazione di handicap le cui finalità (*) sono:
- monitoraggio del processo di integrazione scolastica degli alunni in situazione di handicap, allo scopo di facilitare e sostenere la piena attuazione degli obiettivi previsti dalla Legge 5.2.1992 n. 104 , anche in attuazione del D.P.R.n.275/99;
- accordi interistituzionali per la presa in carico del progetto globale di vita e di integrazione degli alunni in situazione di handicap, attraverso misure che sostengano la continuità educativa, l'orientamento scolastico e professionale, il collegamento con il mondo del lavoro;
- piena attuazione del diritto alla formazione delle persone in situazione di handicap;
- sperimentazione e innovazione metodologico-didattica e disciplinare;
- iniziative legislative e regolamentari.
Chi più dei rappresentanti delle associazioni delle famiglie delle persone disabili e di quelle figure professionali che studiano la disabilità di cui, in Italia, per fortuna, disponiamo in abbondanza , avrebbe potuto meglio aiutare il Ministro dell'Istruzione a garantire ogni diritto agli studenti e magari a razionalizzare davvero questi "benedetti" bilanci?
L'istruzione pubblica è la base della cultura di ogni paese civile, che non significa solo usare la calcolatrice, non sbagliare i congiuntivi e sapere la battaglia di Canne quand'è stata.
Sappiamo che il Ministro non risponderà, farà come sempre, da quando ha assunto questa importante e cruciale carica istituzionale, ma noi nella cultura e nella buona educazione crediamo moltissimo e riteniamo doveroso informare l'opinione pubblica sullo stato delle cose.
(*) dal D.M. 14/07/00
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