sabato 27 giugno 2020

Bello il centro estivo... ma l'educatrice chi la paga?


Dopo mesi di lockdown e totale abbandono (a parte la scuola), con tutti i servizi sospesi e il peso della disabilità di nostra figlia lasciato totalmente sulle nostre spalle, finalmente una buona notizia: il nostro Comune si è organizzato per far partire un centro estivo territoriale! I bambini, divisi in piccoli gruppi, sfrutteranno le risorse diffuse sul territorio per provare a ritrovare un po' di normalità e di socialità. Iniziativa lodevole e coraggiosa considerato che si tratta di un piccolo Comune della provincia di Bergamo, una delle zone più colpite dal Covid-19. Martedì, alla serata di presentazione chiedo se sia accessibile e pensato anche per bambini con disabilità: certo, mi rispondono, dovrà esserci un educatore professionale per ciascuno di loro e sarà predisposto un progetto specifico al fine di modulare e adattare le attività affinché siano accessibili, sempre garantendo la massima attenzione alla sicurezza. Perfetto! Chiamo allora la responsabile della cooperativa che si occupa dell'organizzazione per sincerarmi della fattibilità soprattutto in merito ai protocolli di sicurezza: mia figlia ha disabilità cognitiva, non porta la mascherina, non tiene le distanze, … La signora, molto gentile, mi rassicura, anzi, si dice più preoccupata per la parte burocratica che per l'organizzazione delle attività. Io, ingenuamente, le dico che no, la burocrazia non mi spaventa dopo nove anni da caregiver, e poi l'amministrazione comunale si è mostrata sempre così attenta alle politiche sociali... E invece... Giovedì l'assistente sociale mi scrive che in quanto beneficiari della misura B1 di Regione Lombardia, quest'anno l'educatrice per il CRET sarà a nostro carico! Piccola parentesi per chi non risiede in Lombardia: ai sensi della delibera regionale 2862/2020, la misura B1 prevede per un caso come il nostro, con bimba con disabilità gravissima che frequenta la scuola, l'erogazione di un bonus mensile di 600€ per compensare l'assistenza fornita dal caregiver e/o da personale di assistenza impiegato con regolare contratto, innalzato a 900€ nei mesi di luglio e agosto a compensazione del maggior onere assistenziale per il caregiver familiare dovuto al periodo di chiusura della scuola. Il buono può essere integrato da un voucher mensile fino ad un valore massimo di 600€ per i minori, da utilizzare per interventi di sollievo per la famiglia, assistenza al domicilio, centri estivi, ecc... (per favore non pensate che siano tanti soldi... sono senza dubbio meglio di niente, ma tanti proprio no!) Sarebbe corretto chiedere di utilizzare il voucher della misura B1, che però anche qualora ci venisse erogato per l'importo massimo di 600€ non coprirebbe il monte ore totale (abbiamo chiesto di iscrivere nostra figlia per quattro ore al giorno per tre settimane), e coprire le ore rimanenti mediante le risorse del Comune, come d'altra parte fatto lo scorso anno senza porre nessuna difficoltà. Ovvio pensare che il diverso orientamento sia dovuto a ragioni economiche, ma possibile che si debba risparmiare sempre su di noi?! L'educatore professionale, che costa circa 21€/h, è necessario per rendere accessibile il CRET ad un bambino con disabilità: ci troveremmo così nella situazione in cui mentre alle altre famiglie viene chiesto di pagare solo l'iscrizione, a noi viene chiesto di pagare sia l'iscrizione che l'accessibilità. Non ci sto! Siccome i tempi sono molto stretti in quanto l'applicazione dei protocolli anti-covid richiedono un'organizzazione molto stringente, chiedo subito consiglio ad Alessandra Corradi, presidente dell'associazione Genitori Tosti in Tutti i Posti onlus, che ringrazio tantissimo per la competenza e per essere sempre disponibile nel momento del bisogno. Mi scrive: “Cosa dice il regolamento del CRET? Chiedi i riferimenti normativi!” Le rispondo che per i riferimenti normativi chiedo subito, mentre riguardo al regolamento del CRET hanno detto che sarà inviato con l'accettazione della preiscrizione.. Alessandra mi fa notare che però esiste una legge sulla trasparenza degli atti amministrativi che andrebbe applicata.. Parole magiche, cito la legge sulla trasparenza al Comune e dopo pochissimo il regolamento appare sul sito! Nel frattempo, mentre aspetto i riferimenti normativi dall'assistente sociale, inizio a chiedere delucidazioni all'assessore che segue l'organizzazione del CRET, che mi rimanda all'assessore ai Servizi Sociali. Devo dire che sono state entrambe molto gentili e veloci nelle risposte, nonostante fossimo ormai arrivati al fine settimana. Mi viene precisato che la responsabilità di queste decisioni è in capo all'assistente sociale ai sensi dell'art.1 della Legge 84/93 e mi viene indicato come riferimento normativo il DGR 2862/2020 di Regione Lombardia (quello relativo alle misure B1 e B2), del quale mi riportano il paragrafo che descrive le finalità del voucher, senza fare però riferimento al voucher e lasciando quindi intendere che questa fosse la finalità di tutta la misura B1. Che abbiano sbagliato a interpretare la normativa? Non mi sorprenderebbe, per cui provo a spiegargliela io... Lunedì, termine ultimo per la presentazione della domanda di iscrizione, arriva finalmente la risposta dell'assistente sociale nella quale si limita a ribadire quanto già scritto, sottolineando come a suo avviso sia corretto utilizzare anche il buono della misura B1 in quanto iscrivendo la bimba al CRET non la dovrei gestire io. E certo: peccato che il CRET copra 4 ore su 24!! Grrr!! Quanto avrei voluto risponderle a tono, ma sarebbe stato inutile perdersi in sterili discussioni. Mi sono quindi limitata a scrivere (a tutti) che avrei chiesto una consulenza legale per verificare l'applicabilità della legge 67.2006 e a chiedere una proroga per la presentazione della domanda di iscrizione. Altra parentesi: la Legge 67.2006 è relativa alle misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni. In particolare all'art. 2 comma 2 dice che “si ha discriminazione diretta quando, per motivi connessi alla disabilità, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata una persona non disabile in situazione analoga”. Contestualmente ho scritto al Centro Anti discriminazione Franco Bomprezzi della Ledha, cui va un grandissimo ringraziamento per la velocità di risposta e la disponibilità. Si sono resi disponibili ad inviare una lettera al Comune entro la settimana, ma fortunatamente non ce n'è stato bisogno: è bastato informare il Comune che sarebbero stati contattati dal Centro Anti discriminazione della Ledha per spingere l'amministrazione a cambiare rotta superando la posizione dell'assistente sociale e facendosi carico della copertura delle ore extra voucher! Vittoria! I diritti di nostra figlia sono stati rispettati! Essere Genitori Tosti costa tante risorse fisiche e mentali (quando non economiche) che preferiremmo indubbiamente spendere per i nostri figli (o più in generale per i nostri cari). Purtroppo però non ci sono alternative se vogliamo garantire loro la migliore qualità di vita possibile: bisogna rimboccarsi le maniche, mettersi d'impegno, informarsi e almeno provare, nel nostro piccolo, a fare un passo avanti verso un mondo più giusto.


(testimonainza di una associata Genitori Tosti; in foto Frodo Baggins e Samvise Gamgee)

venerdì 26 giugno 2020

Guai a chi combatte - Evviva i padri combattenti.



Da quando è uscita la notizia della sentenza, cioè da un paio di giorni, è tutto un fiorire di comunicati e articoli e post su FB in cui chiunque, tra poco anche il mio gatto, dichiarerà che la sua battaglia, finalmente, ha avuto esito vittorioso.
Mi riferisco a quella bellissima notizia riguardante la Corte Costituzionale  che con la sentenza del 23 giugno 2020 obbliga lo Stato Italiano a portare l'assegno di invalidità dagli attuali 295 euro all'importo di 516, 46 euro.
Sono lustri che da ogni parte si lamenta lo sconcio di un assegno mensile umiliante, insufficiente per vivere anche se si fosse completamente normodotati.
Pensiamo a tutta una serie di articoli che normalmente si acquistano in farmacia o nelle ortopediche che il SSN non passa, tutte le terapie necessarie, l'assistente per poter essere indipendenti laddove la legge 162 non si nemmeno cosa sia. E poi pensiamo: chi è che mangia con 285 euro al mese? cosa mangia poi? E se deve pagare affitto e bollette?
Quindi nonostante fosse trapelato nell'ambiente già qualcosa, come "a flash in the night" , due giorni fa erompe questa notizia.
Abbiamo rintracciato, perciò, questo papà visto nel servizio del Tg3  che è anche il presidente di un'associazione, che si occupa dei diritti delle persone con disabilità (in pratica un'associazione come Genitori Tosti) e lui ci ha mandato il comunicato che vi giriamo.
Prima però ci sia concessa qualche riflessione: 
- perchè chi sta ai vertici del mondo della disabilità e ha la possibilità di interfacciarsi con le istituzioni perchè non ha mai agito per vie legali (avendone i mezzi e le competenze) per ottenere magari dieci anni fa o 15 anni fa questo risultato? 
- Perchè quando si ottiene un risultato invece di complimentarsi e ringraziare chi l'ha ottenuto, si deve uscire sui giornali attribuendosene i meriti? 
- Ma soprattutto perchè, subito dopo, si scatena la ferocia mezzo tastiera per cui addirittura il risultato ottenuto è quasi una disgrazia? Ho letto una cosa pazzesca per cui questa sentenza sarebbe addirittura una discriminazione. E sapete perchè? Perchè  chi si troverà l'assegno mensile maggiorato è chi ha l'invalidità al 100% e con un isee pari o inferiore ai 7600 euro.
Domanda: chi ha intentato la causa? Un privato, che si è mosso per sua figlia. I giudici giudicheranno il caso in sè o no? Chiamo in aiuto chi per lavoro conosce le leggi che magari possa spiegare meglio.
Quindi: quelli che si sentono esclusi da questa sentenza potrebbero a loro volta scendere in campo e adire le vie legali. Oppure potrebbero farlo le grosse organizzazioni. Mica è vietato!
Dal canto nostro tutta l'ammirazione possibile per chi ha raggiunto questo risultato, da encomio proprio, in un Paese dove davvero manca l'attivismo per le persone con disabilità, sono pochissimi quelli che lottano gli altri stanno a guardare, si lamentano, pontificano e non riescono a sviluppare solidarietà, figuriamoci a fare squadra!.
Associazione UTIM e tutti davvero coinvolti: BRAVI!
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Ancora a proposito della sentenza della Corte Costituzionale del 23 giugno 2020 vogliamo ricordare che il ricorso presentato alla magistratura è stato suggerito e più e più volte sollecitato da Francesco Santanera che si impegna fin dal 1962 nella tutela, nella difesa e nella promozione dei diritti di tutte le persone non in grado di difendersi. Lui ha sempre creduto nella possibilità di arrivare a questo risultato ma aveva bisogno dii convincere qualcuno tra i fruitori della pensione di invalidità per arrivarci. E’ quindi lui che in primo luogo va ringraziato. Poi il tutore di S.B. che gli ha dato ascolto ed ha iniziato il percorso che ha portato alla sentenza del 23 giugno.
Nè si deve dimenticare il ruolo svolto dalla rivista PROSPETTIVE ASSISTENZIALI che ha messo in rilievo, in solitudine, la rivoluzionaria sentenza della Corte d’Appello di Torino che rimetteva gli atti alla Corte Costituzionale perché si pronunciasse circa la costituzionalità delle leggi inerenti all’importo della pensione di invalidità.
Il Consiglio Direttivo dell’UTIM da parte sua ha poi condiviso l’azione proposta dal tutore di S.B. e si è impegnato a sostenerlo anche e non solo economicamente
Un grazie infine anche alla Presidente della Corte costituzonale Marta Cartabia che ha aperto alla possibilità di inviare contributi in merito al pronunciamento atteso, opportunità che è stata raccolta da molte associazioni aderenti al Csa di Torino che sono intervenute a sostegno delle nostre richieste.
Non ci risulta invece che qualche altra associazione o coordinamento di associazioni, ed il rammarico va ovviamente a quelle più conosciute a livello nazionale, abbia mai intrapreso o sostenuto analoghe iniziative.
il Consiglio Direttivo Utim

giovedì 25 giugno 2020

Perchè è importante la cover





Chi è appassionato di musica, come la sottoscritta, pone particolare attenzione alla cover dei dischi e cioè alla copertina. Una volta avevamo i vinili che sono come dei piccoli quadri a volte.
Così per il volantino della nostra campagna abbiamo deciso di affidare la "copertina" ad un disegnatore professionista e la scelta è caduta su Antonio Cabras.
In queste settimane vedere l'evoluzione dallo schizzo a matita al bozzetto, alla versione finale colorata,  è stato un viaggio bellissimo.
Così abbiamo deciso anche di intervistarlo.
La cover la presentiamo oggi durante l'evento on line dalle 18.00-qui per collegarsi:
ID riunione: 825 7491 3385
Insieme anche a tutti gli aderenti la campagna per i concerti accessibili.
Ecco quindi a voi:

Antonio Cabras, cosa ti ha convinto ad accettare di disegnare la cover per la campagna concerti accessibili?
Cerco sempre di spaziare più che posso, per non fossilizzarmi troppo su un unico genere. Ultimamente la satira politica mi ha "preso" molto, ma alla fine è subentrata la noia. Lavori come la cover di concerti accessibili mi consentono di ripartire da zero, immaginando contesti e personaggi inediti. Un po' d'aria fresca ogni tanto è indispensabile. Inoltre, da appassionato di musica e frequentatore di concerti, sono sensibile all'argomento.
Dicono di te che nel tuo stile ci siano citazioni da Jacovitti e Miyazaki, confermi? Nessun altro ti ha mai ispirato?
Le ispirazioni non finiscono mai. Idealmente io "inizio" proprio con fumettisti italiani di vecchia generazione come Jacovitti, Bonvi, Magnus. Nel mentre, cercavo di imparare da Miyazaki il dinamismo del disegno e l'estetica del movimento. Ultimamente mi sono riavvicinato ai vecchi maestri Disney come Cavazzano. La vita è ciclica.
Come hai deciso di diventare un fumettista, quando, perchè, insomma racconta 🙂
Ho sempre disegnato, ancor prima di imparare a parlare. Ma a vent'anni, un po' per via dell'università di giurisprudenza a cui mi ero iscritto su "spinta" dei miei, un po' perché mi ero messo in testa di fare il musicista, ho mollato tutto. Più di dieci anni dopo, nello studio legale in cui facevo pratica da avvocato, i colleghi vedono per caso un mio disegno realizzato per un'amica e mi dicono: "Se avessi saputo disegnare come te, col cavolo che farei l'avvocato". Così mi iscrissi ad un concorso per un fumetto su Gramsci, che vinsi. Non ebbi più dubbi sulla strada giusta da percorrere, mollai lo studio legale e ricominciai a produrre fumetti. Mi pento solo di non averlo capito prima.
Cosa diresti a un/a ragazzino/a che ha passione per i fumetti e vorrebbe intraprendere questa carriera?
Prima cosa: copiare, copiare, copiare ogni cosa desti interesse. Seconda cosa: stringere amicizia con qualche professionista da cui rubare i trucchi. Terza cosa: non ascoltare mai i parenti. Chi nasce per fare fumetti, diventerà un avvocato pessimo o un ingegnere infelice.
Quanto ha inciso sul tuo lavoro l'emergenza covid19?
Parecchio. Non tanto in termini di produzione, visto che già prima del lockdown uscivo assai di rado. Ma il senso di angoscia e di frustrazione nel trovarmi in una Lombardia devastata e spettrale e la morte di un parente in Sardegna a cui ero molto legato mi ha fatto reagire spingendomi a creare cose molto comiche. In piena pandemia in tantissimi mi ringraziavano delle risate che si facevano grazie alle mie vignette. È stato come un servizio sociale. I miei follower stavano meglio, e io stavo meglio a mia volta.
Progetti futuri?
Attualmente sono sommerso dal lavoro. Attualmente realizzando dei disegni per un libro sul bullismo. Poco dopo l'estate dovrebbe uscire un mio fumetto a tema automobilistico (mia grande passione). Collaboro anche con un sito a tema auto d'epoca che prossimamente dovrebbe lanciare il mensile cartaceo. Senza ovviamente perdere del tutto di vista la politica, che quanto a spunti comici da sempre delle belle soddisfazioni....
Qui il link alla bellissima pagina FB di Antonio., la vignetta in alto è il suo autoritratto , qui sotto la locandina dell'evento di oggi:


mercoledì 24 giugno 2020

CAREGIVER, STATI GENERALI E STATI DI ALLUCINAZIONE



Come tutti sanno, la scorsa settimana si sono tenuti a Villa Pamphilii, Roma, gli Stati Generali: un happening in cui il premier insieme ai ministri etc hanno incontrato e discusso con tutte le parti sociali.
Il mondo della disabilità è stato rappresentato unicamente da membri delle due federazioni.
Sul sito della Fish trovate tutto il bel discorso introduttivo di cui la premessa o l'assunto è che siamo al principio di un percorso, per cui non si può andare dal premier e chiedergli semplicemente di aumentare le pensioni di invalidità (ah, no?) ma bisogna fare tutta una serie di discorsi complessi che ovviamente prendono tempo etc.
La legge quadro che regola i DIRITTI delle persone con disabilità, in Italia è uscita nel 1992. Ancora prima della Convenzione Onu arrivata nel 2006, il nostro Paese ha partorito questa legge stupenda.
Nel 2020 ancora dobbiamo aspettare che, quanto previsto dai 44 articoli lla Legge n°104 del 5 febbraio 1992, sia applicato.

Queste due federazioni (che non rappresentano tutto il mondo della disabilità) hanno presentato un documento, congiunto, in cui avanzano dei punti che hanno presentato al Premier Conte e ai Ministri presenti alla riunione intercorsa lo scorso 20 giugno.


Ciò che preoccupa (a noi che davvero siamo i caregiver e non semplicemente ne scriviamo e diciamo di rappresentare la categoria, ma proprio viviamo in prima persona l'assistenza h24 di un familiare stretto non autosufficente e che in questi mesi di lockdown siamo stati COMPLETAMENTE abbandonati!) è quanto segue, che si legge nel documento:
"Riconoscimento e sostegno al ruolo di cura del “caregiver familiare”
Un importante intervento per sostenere la domiciliarità delle persone con disabilità deve
risiedere nel riconoscimento, per legge, del supporto, delle tutele e delle garanzie per chi,
come i caregiver, nell’ambito delle relazioni familiari, agevola questi percorsi prendendosi
cura delle persone con disabilità e non autosufficienti, migliorandone la loro qualità di vita e
salvaguardandone la dimensione lavorativa e sociale. Il sostegno a tali figure, oltre che monetario, deve contenere una pluralità di interventi volti a sostenere la figura del caregiver.
tipo previdenziale, che permetta al caregiver familiare di potersi dedicare al lavoro di cura
Le Federazioni hanno più volte sostenuto, anche con una proposta di legge, la necessità di un sistema sociale di supporto al caregiver, oltreché la previsione di un sistema di indennizzo di
- approvazione di una legge per garantire ai caregiver familiari interventi di supporto
senza la destabilizzazione economica propria e del nucleo familiare o contestualmente possa essere assicurato con misure specifiche a tutela della conciliazione tra vita lavorativa e responsabilità familiari. Obiettivi sociale e garanzie e tutele previdenziali;
- utilizzo del riparto alle Regioni (fondi stanziati a livello nazionale) per i caregiver familiari".


Noi Genitori Tosti abbiamo scritto, lo scorso 28 aprile, ad entrambi i presidenti delle due federazioni per chiedere se volessero partecipare allo stesso tavolo, circa la discussione sulla Legge del caregiver in cui noi chiediamo, come lo chiedono decine di migliaia di caregiver, il riconoscimento come lavoratore.
Le tutele ci saranno se e solo se questa figura sarà riconosciuta come LAVORATORE.
Niente discorsi fumosi e vaghi. Io non voglio un indennizzo, IO LAVORO e come prevede la nostra costituzione devo essere pagato e oggetto di ogni tutela prevista nel mio contratto di lavoro.
Punto.
Fine.
Basta: è dal 1992 che si aspetta!
E chi punta ad altro rispetto al riconoscimento dello Status di lavoratore del caregiver familiare significa che non gli interessa rispondere ai bisogni REALI di qualche milione di famiglie italiane - riconoscere il caregiver significa anche far migliorare nettamente la qualità della vita di tutta la famiglia e in primis del familiare di cui ci si prende cura.

I due presidenti di Fish e Fand non hanno neanche risposto alla nostra lettera.

Quindi pare molto chiaro, il loro obbiettivo.



Intanto che queste federazioni, prendono tempo, spiegano, magari fanno anche qualche convegno di quelli importanti, noi caregiver ci organizziamo e continuiamo sulla strada della richiesta del riconoscimento dello status di lavoratore.

E gli stati di alluciinazione? Bèh a parte essere un bel film che vi consiglio di guardare se avete tempo e voglia sono quelli che vanno assolutamente evitati in questo ambito. Qui sotto una foto dal film mirabilmente interpretato da William Hurt.



lunedì 22 giugno 2020

Anche noi facciamo un evento online




In era Covid19 dove tutto è stato squadernato e reinterpretato, osservando le distanze e le precauzioni, anche noi Genitori Tosti ci abbiamo provato e quindi saremo visibili online, sulla piattaforma Zoom, il prossimo giovedì 25 giugno 2020. 
Più sotto daremo tutti i dettagli.
Quello di cui vogliamo parlare è il backstage al nostro preparare e mettere a punto questa, che sarà la nostra campagna per il 2020 e cioè i concerti accessibili.
Abbiamo scritto ad un sacco di associazioni, enti, soggetti del mondo della musica, giornali, promoter e anche artisti.
Riserviamo i commenti alla fine.
Invece i ringraziamenti doverosi e sentiti vanno: a Miss G e le Barriere Architettoniche,  che può sembrare il nome di una band e invece è una ragazzina di Novara che ha iniziato una cosa bellissima ed importante come la mappatura delle barriere nella sua città: lei esce e si filma, mentre affronta strade e luoghi. Da Nobel!
In seconda battuta ringraziamo Carmelo Comisi e Riccardo Rozzera rispettivamente presidente e responsabile per la comunicazione di Disability Pride Italia che è quella cosa fantastica come l'happening per i diritti delle persone con disabilità che si tiene a Roma e coinvolge decine di organizzazioni italiane.
Infine, the last but not the least, la pagina Fb WFR acronimo per "We Fucking Rock" e cioè una pagina di oltre 4000 persone che suonano e amano e scrivono di musica metal: il supporto che ci hanno dato è pazzesco! Grazie!
Poi ci sono tutti gli aderenti alla campagna che presenteremo in seguito e che sono preziosi partner per la nostra campagna, che mira ad ottenere il protocollo unico per tutta l'Italia dell'accessibilità ai concerti/eventi dal vivo.
Un ultimo pensiero: l'accessibilità degli eventi riguarda anche, per esempio, le persone sorde, che possono partecipare o con la sottotitolazione o con la traduzione in LIS. A questo proposito linko un video esplicativo - due anni fa, proponendolo agli organizzatori di un festival, non ricevemmo reazioni concrete di sorta.
Infine: il disegno usato per questo post ritrae un cantante americano, che è sulla sedia a rotelle. Ci pensiamo a come deve essere l'accessibilità ai concerti anche per gli artisti? Saluti a Steve Becerra dei Possessed che ha continuato a fare concerti ovunque.


venerdì 12 giugno 2020

Accessibilità urbana


"Come sapete mi occupo della difesa dei diritti delle persone con disabilità. Come associazione abbiamo attivato, ormai da 5 anni, un progetto che si chiama “Barriere mai più” per dare il nostro contributo in materia di accessibilità.
Uno dei diritti delle persone con disabilità è la mobilità: indipendentemente dal tipo e dal grado di disabilità, ogni persona ha diritto a muoversi e a fruire degli spazi del luogo in cui vive.
Invece le città sono concepite e realizzate per i soli cosiddetti “normodotati” cioè deambulanti autonomamente e in posizione verticale, vedenti, udenti, in possesso delle facoltà psichiche e cognitive integre.
Ma siamo tutti potenzialmente disabili:
1) per età, quando sopravviene quella terza;
2) per eventi traumatici (incidenti automobilistici/sul lavoro/in casa anche un semplice tuffo in piscina, a volte…);
3) per patologie ad insorgenza tardiva (per es. SLA);
4) per condizione di temporanea disabilità (fratture/patologie oncologiche).

A partire dal 1986 nel nostro Paese la legislazione italiana ha iniziato ad occuparsi di accessibilità con i PEBA cioè con i PIANI DI ELIMINAZIONE DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE, abbiamo norme che obbligano gli amministratori dei Comuni (ma anche le ASL e qualsiasi tipo di PA) a rendere accessibili edifici e spazi pubblici e privati.
Dalla seconda metà degli anni '80 del secolo scorso ad oggi, 9 giugno 2020, la situazione è pressochè invariata: le città continuano a discriminare tutta una fetta della popolazione.
Quando siamo in presenza di edifici storici poi, c’è sempre l’alibi del vincolo della soprintendenza – mentre invece ci sono addirittura corsi universitari che insegnano come si rendono accessibili gli edifici storici.

Prendiamo l’esempio di Verona: fino al 2017 nessuno si è mai occupato a livello amministrativo di applicare la legge sui PEBA. Con l’insediamento dell’attuale amministrazione nel luglio 2017 è stata addirittura creata una delega ad hoc “Programmazione interventi per abbattimento barriere architettoniche” (programmazione!), conferita all’assessore che a Verona si occupa di Pianificazione urbanistica, Edilizia privata, Edilizia economica e popolare, Ambiente.
Fortuna ha voluto che proprio in quei tempi fosse finanziato il fondo statale che poi è stato suddiviso tra le Regioni, a disposizione dei Comuni che ne avessero fatto richiesta.
Con i 14mila euro ottenuti, il Comune di Verona ha assunto un architetto che ha mappato il solo centro storico della città. Mappare significa passare a setaccio ogni via e in base a criteri predefiniti stilare una scheda per ciascuna barriera individuata, con foto.
Tutte le schede sono state caricate sul sito web del Comune di Verona.
Il lavoro dell’architetto è stato presentato il 25 aprile 2018.
La previsione annunciata dall’assessore è che le barriere (del solo centro storico) saranno abbattute in 10 anni ( !) con una spesa di 14 milioni di euro.
Da allora ad oggi le barriere abbattute a Verona sono quelle che vedete in questa bellissima vignetta di Gianni Falcone- su oltre 2300 barriere individuate, in 20 mesi ne sono state abbattute 6.