mercoledì 21 novembre 2012

Quello che vorremmo sentire

di Bazen
Pensioni, sanità, sociale, lavoro, sicurezza, benessere. Termini che nella nostra vita dovrebbero avere un valore normalmente positivo, ma che dall'inizio della crisi sono associati a situazioni angoscianti nel futuro prossimo o, purtroppo, anche nel presente di non poche persone. Se una larga parte dei cittadini italiani sono sottoposti ad un’angoscia crescente nel nell'essere lambiti dall'incertezza, noi genitori di persone con disabilità lo siamo in misura esponenziale. Non potrebbe essere altrimenti se l’unica struttura che può garantire un futuro a molti bambini e ragazzi si sgretola sotto i nostri occhi. Non potrebbe essere altrimenti vedendo l’accerchiamento Europeo al nostro Paese, al quale si chiede di riparare al disastro prodotto dai governi degli ultimi decenni. Osserviamo la risposta confusa della nostra nazione e la triste determinazione con la quale il Governo italiano stringe il cappio sulle fasce dei cittadini più deboli, tra i quali vi sono i nostri figli. Nel silenzio dell’informazione osserviamo l’estrema protesta delle persone con disabilità gravissima per quel che può sembrare un paradosso: offrono la loro vita per un diritto alla vita. L’Italia paga il prezzo di un recente passato con scarsa programmazione economica e una carente attenzione verso il bene pubblico. Vale la pena ricordare che quel welfare che con immensi sforzi è stato costituito dal dopoguerra fino al principio della seconda Repubblica è agonizzante a causa dei tagli imposti dagli ultimi governi; la lentezza della morte ne farà dimenticare il mandante? Che la tecnicità del Governo sia in realtà una perfida tortura sui più deboli? Come non definirlo in altro modo in assenza di investimenti per il futuro ma solo in un presente che reitera gli errori del passato, acuendoli invece di correggerli?
I GenitoriTosti desiderano, vogliono invece sentire tutt'altro:
- che i servizi sociali e sanitari siano finanziati dai livelli di reddito elevati, con un importante aumento delle risorse economiche, non sottostimate ma adeguate alle reali necessità;
- che sia corretta urgentemente la logica perversa della “voucherizzazione” del settore socio-sanitario, eliminandola prima che il danno dilaghi sul territorio nazionale;
- che i finanziamenti per la scuola e la ricerca siano aumentati, con risorse adeguate per gli alunni e studenti con disabilità;
- che nella scuola le famiglie e gli organi scolastici siano valorizzati, in un ambito che non necessita di novità bensì di tornare alle buone prassi che scientemente sono state archiviate come sorpassate, quando di vecchio c’è solo l’attuale approccio del MIUR;
- che si concluda l’iter legislativo per il riconoscimento del diritto di prepensionamento a coloro che accudiscono un famigliare con disabilità grave o gravissima (il DDL 2206, idea in discussione da 15 anni, ennesima tragica vergogna del nostro Stato);
- che sia fatto un serio e onesto ragionamento sulla politica di controlli delle invalidità, per determinare l’efficacia di quanto compiuto fino ad oggi, sui costi per la collettività e sui gravami per le persone con disabilità e le loro famiglie. In questo senso ci auguriamo che il nuovo redditometro non costituisca l’ennesima vessazione sulle nostre famiglie; se poi si venisse a scoprire che in realtà per lo Stato i costi di questa operazione superano i vantaggi...;
- che siano costituiti tavoli tecnici di lavoro interistituzionali anche con le associazioni di riferimento per la programmazione degli investimenti nei settori che coinvolgono le famiglie (tutte);
- che nel socio-sanitario si debba investire su efficienza e trasparenza è chiaro, ma lo è altrettanto che il comparto non deve essere gestito come un’azienda, che l’obiettivo è qualitativo e non certo solo quantitativo, altrimenti si mira alla carneficina dei soggetti più deboli.
Vogliamo in definitiva che i servizi pubblici siano ripristinati, migliorati ed estesi, senza svendere lo Stato.
In questi anni l’idea politico-economica italiana ha fatto pesare sui ceti medio-bassi il costo della crisi, in tutti i sensi: di controlli, di tassazione, di servizi tagliati. Chi ha una certa disponibilità finanziaria sente poco o nulla la differenza. Per una persona con disabilità (e la sua famiglia) spesso il maggior costo per i servizi pesa invece tantissimo, ancor più se sommato alla successione di eventi che questa politica porta con sé.