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giovedì 26 luglio 2012

Su tre ruote si può riavere la libertà


di Marisa Melis (*)

Una coppia di amici che abitano a Torre delle Stelle tutto l’anno, avevano acquistato un triciclo elettrico. Lei non ha mai avuto la patente e per poter girare in zona si spostava con questo mezzo.
Nella zona l’uso di tale veicolo è praticamente impossibile a causa delle strade non asfaltate.
Negli spostamenti, ogni giorno il mezzo bucava le ruote. Per questo motivo il veicolo è stato parcheggiato in garage, e lì è rimasto sino a quando è stato regalato alla nostra Associazione.
Questo inverno, con un furgone ed accompagnata da un altro socio, siamo andati da Paola e Renzo a prendere il triciclo. I ragazzi ce l’hanno regalato, per poterlo poi dare a qualche disabile con problemi di deambulazione.
E’ bastata una messa a punto ed una riverniciata ed ecco il triciclo in giro a Decimomannu. E’ stato la valvola di sfogo per qualche mese per un disabile, lo ha aiutato a girare il paese, ristabilendo dei contatti con degli amici che non vedeva da tempo a causa della sua malattia. Lui si spostava solo accompagnato da altri per andare a fare la dialisi.
Siamo stati felici della scelta della destinazione. Per Antonio questo mezzo è stato di grande aiuto psicologicamente perché, ha potuto riassaporare la gioia delle chiacchierate in piazza con i conoscenti, allontanando la solitudine che lo imprigionava dentro la sua casa.
Purtroppo Antonio da pochissimo non c’è più. Siamo stati contattati dal fratello che ci ha fatto sapere che, il mezzo può tornare a noi. Informandoci con piacere che il triciclo è stato molto gradito nei pochi mesi che l’ha usato.
Ora il triciclo elettrico lo destiniamo ad altro disabile che come Antonio è segregato in casa a causa dei problemi motori. L’abbiamo già contattato. Quando gli abbiamo chiesto se poteva farle piacere averlo per spostarsi, abbiamo visto il viso illuminarsi e due lucciconi che cercava invano di ricacciare dentro.
Grazie Paola e Renzo, questo vostro dono sta portando momenti di spensieratezza a chi si era rassegnato ad avere per compagnia solo i programmi televisivi.
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(*)  referente Genitori Tosti per la Sardegna; articolo apparso su Quotidiano Sardegna il 25.07.2012
 

domenica 26 febbraio 2012

QUASI AMICI


Aspettavo l'uscita di questo film, da quando ne avevo letto la segnalazione sulla stampa, con una certa trepidazione.
É ispirato ad una storia vera, i protagonisti sono tuttora viventi e chi recita il ruolo chiave ha pure approvato la trasposizione cinematografica, il che averebbe dovuto essere una garanzia.
La sala non era granchè piena – prima assoluta nel nostro Paese.
Ora, non aspettatevi una recensione – non mi compete, e nemmeno vi posso raccontare la trama, vi sciuperei il piacere di gustarvi un bellissimo film.
Mi limiterò a qualche baluginio e alle riflessioni che possono derivare.
L'umorismo, il saper trovare il lato comico delle cose anche quando proprio tutto sembra "tragedia", è fondamentale.
Non ti serve un tubo aver studiato ed esserti specializzato se chi hai di fronte non lo vedi come una persona, ma come un handicappato da assistere.
La musica gioca un ruolo fondamentale nella vita.
Se non ti puoi muovere, almeno informati se esistono carrozze che vanno veloci. Esistono sempre.
L'apparenza inganna e non è tutto oro quel che luccica.
Se non sei intelligente – il che non ha nulla a che fare con quanti libri hai letto in vita tua – non puoi sfuggire al tuo destino, neanche se te danno la possibilità.
La fiducia, senza pregiudizi di sorta è il prerequisito per l'amicizia, al di là delle differenze di ceto, istruzione, frequentazioni, destino e sorte. Non a caso si dice che "chi trova un amico trova un tesoro".
Vorremmo tutti un Driss che dà "un'inquadrata" al vicino di casa, che piazza la sua macchina dove dovremmo passare, perchè, tanto, "un disabile dove vuoi che vada"?
Dovremmo fare tutti degli esperimenti con la barba e i baffi.
Dovremmo cominciare a pensare che le persone, estranee alla famiglia, sono una risorsa preziosa.
La disabilità ha bisogno di tutto un esercito di professionisti, preparati e competenti - basta con la compassione, l'arrangiarsi e l'accontentarsi.

Non esistono luoghi dove non si può andare ed esperienze che non si possono fare, anche se sei disabile. Se si vuole davvero, si può.
Non vado oltre, perchè è giusto che ognuno si faccia le sue considerazioni.

Se riuscite a trovare due ore, andate a vedervi questo film.
In Francia è stato un "caso", ha avuto un successo di botteghino tale che qualcuno ha comprato i diritti per fare un remake.
Non c'è niente di più immediato di un film... sarebbe interessante sentire i commenti delle persone che la disabilità non sanno cos'è.
Fattostà che, alla fine, nonostante le grandissime risate che coprivano il sonoro lungo tutta la durata del film, in fila verso la porta d'uscita della sala, avevamo tutti gli occhi lucidi.

Questo post è dedicato agli amici "del tutto".

sabato 7 novembre 2009

Liberiamo gli uccellini dalle gabbie!


Se qualcuno teme un post animalista o qualche allusione ai recenti fatti di cronaca politica, si tranquillizzi e legga, poi capirà il perchè di questo titolo.
Nella vita di tutti i genitori come noi una delle frasi più ricorrenti che ci sentiamo dire è "Non si può", ovviamente riferito ai nostri figli.
Anche a questo bambino i medici avevano detto "Non puoi":
"Nacque con diversi difetti congeniti: un leggero strabismo, la spina dorsale deformata, il bacino slogato e la gamba sinistra più corta rispetto all'altra di sei centimetri. Inoltre il ginocchio destro curvava verso l'interno mentre il sinistro verso l'esterno, nonostante un intervento chirurgico correttivo. Per via di tale malformazione - secondo altre fonti dovuta alla poliomielite - i medici lo dichiararono invalido e gli sconsigliarono di praticare il calcio.

Curiosamente, alcuni ritengono che il difetto fisico ne abbia in realtà agevolato la carriera sportiva, in quanto rendeva i suoi movimenti imprevedibili ed impediva così Manoel Francisco dos Santosagli avversari di capire quale direzione stesse prendendo.

Fu soprannominato Garrincha, dal nome brasiliano dello scricciolo, perché la disparità degli arti inferiori gli conferiva un'andatura simile a quella di un uccellino che saltella. Secondo altre versioni, il nomignolo gli fu attribuito dalla sorella poiché piccolo rispetto ai coetanei o, ancora, perché da bambino era solito cacciare quel tipo di uccelli. Altri soprannomi includevano Mané, diminuitivo di Manoel, "L'angelo dalle gambe storte", Il Chaplin del calcio e Alegria do Povo, in italiano "Gioia del Popolo". In particolare, Mané sarebbe da intendere come "mezzo stupido", come spiegato da Pelé nella sua autobiografia."

Questo bambino che si chiama Manoel Francisco dos Santos (1933-1983) è tutt'ora nella classifica mondiale dei migliori calciatori del XX secolo all'8° posto, nonchè è ritenuto il miglior calciatore brasiliano dopo Pelè.

Vi rimando qui da dove ho tratto le note virgolettate.

Era tanto che volevo parlare di sport, del fatto che i nostri bimbi fanno terapie invece che sport e invece c'è tutta una serie di sport che si potrebbero fare..... segnalo, per esempio, questa squadra, segnalo che esiste un programma Rai dedicato, che esistono tantissimi sportivi d'eccellenza ai quali magari è stato detto "non si può".

E veniamo agli uccellini da liberare: all'indomani dell'ennesima vittoria al Signor Garrincha è stato chiesto se aveva un desiderio e lui rispose che avrebbe voluto che tutti i brasiliani che avevano un uccellino (cioè un bambino come era stato lui) aprissero le gabbia.

Dedicato a tutti quelli che se ne fregano dei "non si può" e dimostrano che invece si può eccome.

Grazie a papà tosto Max che mi ha raccontato la storia di questo calciatore.
Aggiornamento delle quasi 17.00: a proposito, c'è anche la danza, tiè!