venerdì 16 luglio 2010

I tuoi passi verso l’altro


di Timeout:

Ogni anno la cooperativa sociale La Rete (*) organizza corsi di formazione per volontari (I tuoi passi verso l’altro) in quanto questa cooperativa, come più volte ha dichiarato, crede fermamente che nella comunità vi siano molte persone in grado di sviluppare relazioni significative di aiuto e ascolto .

Il corso – composto da 30 ore di lezione, lavori di gruppo, esperienze dirette ecc. – dedica una serata di incontro con le famiglie dei ragazzi disabili. Ho avuto l’occasione di essere invitata come genitore ad esporre la mia storia: erano presenti circa 60 volontari, di età differenti, dallo studente diciottenne al nonno in pensione ma ancora pieno di energia. Mi sono chiesta più volte, quali potessero essere le motivazioni che portano queste persone a scegliere questo cammino, ad essere volontari soprattutto in un ambito sociale come la disabilità.

Oggi, mentre sfogliavo la Rivista della Rete, ho trovato questa testimonianza che ritengo interessante e punto di riflessione. Ho pensato di proporla:

Chi cerca se stesso incontra l’altro” di Nadia Valeruz
(tratto da La Rivista la Rete – n.1/2010)

Un caldo pomeriggio di fine estate 2007 sono entrata nella sede della Rete: era in piena ristrutturazione….esattamente come me. Da circa un anno, infatti, avevo intrapreso un percorso di guarigione personale che, conducendomi a piccoli passi verso me stessa, mi aveva portata anche ad avvicinarmi al volontariato. Grazie a quanto appreso e sperimentato durante il primo anno, ho acquisito sufficiente fiducia in me stessa da avere il coraggio di aprirmi anche agli altri e soprattutto di guardarmi dentro con onestà così da poter entrare nella Rete avendo ben chiare quali fossero le mie motivazioni. Ciò che mi portava alla Rete era la necessità di colmare un vuoto, di compensare l’isolamento che avevo scelto e creato per non dovermi assumere delle responsabilità, per non dovermi mettere in gioco, per non rischiare. Questa consapevolezza è stata fondamentale per non caricare la mia esperienza di volontariato di falsi significati e potermi rapportare alle persone con disabilità in modo adeguato, come una persona che, come loro, aveva bisogno di aiuto. Nel mio “viaggio” (così mi piace chiamare il cammino verso me stessa), ho imparato che nascondersi non favorisce la crescita personale, anzi la ostacola e la inquina. Nel mio viaggio, anche se a fatica, ho imparato che il solo modo per vivere pienamente la propria vita, per essere persone di qualità, è scoprirsi, togliersi la maschera. In questo modo ho potuto fare “i miei passi verso l’altro” con correttezza e rispetto nei confronti delle persone disabili che avrei incontrato: loro non possono nascondere la loro fragilità e così ho voluto che fosse per me. Mi sono avvicinata a loro senza avere nulla da dimostrare, col desiderio di esserci, così come sono, di esserci veramente, di mettermi a disposizione, per partecipare e dare attenzione e presenza. Così è iniziata l’avventura, ho incontrato e conosciuto ragazze e ragazzi straordinari con i quali ho condiviso tanti momenti, non sempre facili. Con alcuni è stato davvero naturale entrare in comunicazione ed instaurare rapporti di simpatia ed amicizia, altri mi hanno messa in difficoltà. E proprio le persone con cui ho fatto fatica si sono rivelate delle opportunità di crescita importanti, delle occasioni per affrontare parti di me di cui non ero consapevole o degli aspetti che credevo superati ed invece erano ancora irrisolti. Da quando ho intrapreso questa mia esperienza la mia vita è diventata migliore ed ho voluto condividere questa mia parte di vissuto per farmi testimone del fatto che se non avessi deciso di incontrare me stessa non avrei incontrato (veramente) neanche l’altro. Se non avessi incontrato l’altro non avrei potuto arricchire la mia vita di cose nuove e sorprendenti: nuovi sguardi, sorrisi, pensieri, nuove parole, nuova forza e nuovi punti di vista. Avrei perso l’occasione di assaggiare e gustare nuovi sapori, sapori “altri”, unici e caratterizzati da un gusto speciale che riporta al centro, a noi stessi, al nostro valore. Un valore che si esprime nella possibilità che diamo agli a noi stessi di sperimentare la vita utilizzando le potenzialità di cui disponiamo. Non importa quanto abbiamo, ma quanto siamo disposti a mettere in gioco, ed è questa disponibilità e l’assunzione di responsabilità che ci restituisce la misura della nostra qualità, non altro. Entrando in contatto con noi stessi impariamo a non giudicarci, a riconoscerci e ad amarci, così scopriamo che riconoscere ed amare noi stessi ci permette di riconoscere ed amare anche gli altri, di vederli, di coglierne l’essenza, e questo rende la nostra vita un viaggio sempre più ricco ed interessante. Amiche e amici che leggete…vi invito al viaggio….

(*) trovate il link qui a sx

1 commento:

mresciani ha detto...

Grazie di averci raccontato questa bellissima esperienza che ha arricchito tutti.