lunedì 6 febbraio 2012

Italia 2012: integrazione, mission impossible?


Come associazione, un punto su cui (ci) battiamo molto è l’integrazione scolastica, ma è solo una sfaccettatura dell’integrazione tout court per le persone disabili, basilare e imprescindibile, ma una sfaccettatura.

Per l’orientamento che abbiamo scelto come Genitori Tosti si tende a costruire, a vedere il bicchiere mezzo pieno, a cercare soluzioni, magari anche talmente innovative da sembrare incoscienti, improponibili e forse anche presuntuose e utopiche. Si cerca di valorizzare e diffondere quelle che sono le “buone” idee, le iniziative vincenti che producono effetti concreti che modificano lo status quo a vantaggio di tutti, non solo per le persone disabili – questo è il significato dell’integrazione, che procede a due sensi.

Parliamo – su questo blog, sul forum, su FB, sul sito, spesso, di cultura, cultura della disabilità, che ancora manca a livello generale: se dovessimo rappresentarla sulla cartina geografica del nostro Paese verrebbe fuori un Italia piena di pois, di varie dimensioni, ma tutti pois a sé, con pochi collegamenti tra loro.

Giusto ieri, 5 febbraio 2012, la legge 104, il caposaldo dell’integrazione, ha compiuto 20 anni.

Quanti anni ci vorranno ancora perché i pois si moltiplichino, fino a diventare, almeno, macchie di leopardo?

Nel frattempo riflettiamo su questa notizia, che è rimbalzata un po’ ovunque nelle pagine dei social network.

La prima cosa che ho pensato è che è piuttosto avvilente che una giornalista – poiché è stata chiamata collega dall’autrice dell’articolo – possa ragionare in questi termini: un bambino disabile, in carrozzina è uno shock visivo e quindi da escludere, non solo dalla vista.

La seconda cosa che mi è balzata in mente è stato l’intervento di Carlo Scataglini, docente di sostegno, che a Rimini, durante l’ultimo convegno sull’integrazione scolastica, diceva “Io non cambio mestiere per Luisa, la prof di Educazione Artistica, che una volta mi ha detto. “Quando Luca sbava io non ce la faccio, mi viene da vomitare. Non ce la faccio proprio a tenerlo in classe”. Perché la prof Luisa è mille volte meglio di quelli che ti dicono che va tutto bene, dei muri di gomma che non ti stanno a sentire, che ti dicono “Fai tu, che sei l’esperto. Come fai, fai bene”. Per la prof Luisa che mi ha aperto la porta delle sue paure, delle sue emozioni. E che poi ha imparato, da sola e senza che le spiegassi niente, ad abbracciare Luca e a bagnarsi la maglia con la sua saliva.”.

Ecco anche questa donna citata nell'articolo dovrebbe interrogarsi sulle sue paure e affrontarle, perché il trauma ce l’ha lei e non sicuramente il suo piccino che, come sappiamo noi genitori di figli disabili, non farebbe né differenze né esclusioni – lo sperimentiamo dall’asilo in poi nel vedere come i compagnetti interagiscono con i nostri figli, a differenza di noi adulti, così strutturati e acculturati.

Rifletterei su questa notizia, inoltre, per cercare di capire cosa scatta nella testa delle persone gravemente normodotate e per contribuire a cambiare questa sfaccettatura della cultura, che proprio non va.

Intanto che riflettiamo, aggiungo tre pois sulla cartina: geograficamente si posizionano a Monza, Belluno e Bari, ma culturalmente ovunque. E sono tre pois collegati ;)

2 commenti:

mresciani ha detto...

Sono passati 20 anni. Io penso che si debba parlare ai bimbi di tutto sin da quando sono piccini e parlare anche di disabilità, se non vogliamo leggere sconcezze come quelle apparse sulla stampa della mamma che copre alla vista del figlio il disabile per non scioccarlo. Che povertà mentale quella mamma. Nella scuola si deve educare e dunque quale palestra migliore per parlare alle nuove generazione, attuare tutto ciò che accompagna i disabile nel loro percorso scolastico e poi anche oltre......
Quanti altri 20 anni ancora devono aspettare i disabili per non finire più a vincere le cause nei tribunali, finire sulla stampa ecc?
Le leggi esistono basta attuarle!!

orsatosta ha detto...

:) tutti ci auspichiamo che non debbano passare altri 20 anni senza che nulla cambi