giovedì 28 ottobre 2010

Quei bambini muti

Qualche giorno fa mi è capitato di leggere un articolo, che copicollo in calce; direi un grande passo in avanti, poichè l'andazzo italico in materia è: non è necessario nessun intervento, al limite facciamo un bel progettino/studio sui prerequisti del linguaggio e ci vediamo ogni 6 mesi e poi se ci saranno problemi vedremo di avviare la logopedia, ma guardi signora la lista d''attesa è lunga etc etc etc.
Sicchè tuo/a figlio/a cresce, diventa grande e rimane muto/a, al massimo emette qualche suono che (solo) il genitore ha imparato a riconoscere..... poi se tuo/a figlio/a è anche disabile motorio/a non ti devi preoccupare c'è la CAA lì pronta. Un bel tastone rosso da premere e tot frasi preregistrate.....
Ne abbiamo parlato diverse volte su questo blog, in Italia non c'è attenzione verso le capacità/potenzialità comunicative dei nostri figli: perchè impiegare tempo ed energie per fare riabilitazione anche in questo campo? 'E più redditizio prescrivere ausili.
Mi viene in mente subito Claudio Imprudente: lui ha questo metodo che ha inventato e potete vederne un esempio qui. A proposito, questo signore è stato insignito della laura honoris causa in scienze della formazione, è principalmente uno scrittore (quindi un "comunicatore" per eccellenza) oltre ad un mucchio di altre cose. Accennavo all'andazzo italico: possibile che il Ministro si sia dimenticato di fare una firma, così la consegna dell'importante riconoscimento è slittata all'anno prossimo? Si è dimenticata anche per le lauree di Vasco Rossi e Valentino Rossi?
....
Vi lascio alla lettura, il resto si trova qui.


21 ottobre 2010 – Ore 9.00/18.00
Aula A Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri”
Via G. La Masa 19 - 20156 Milano

Sono circa 8.000 i bambini e gli adolescenti che in Lombardia non parlano o hanno difficoltà nel comunicare. L’ASL Città di Milano ha attivato uno specifico progetto, finanziato dalla Regione Lombardia per gli anni 2010-2012, che coinvolge 15 Unità Operative di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Regione, per aiutarli ad accrescere le loro capacità di comunicazione e relazione.
Un progetto, però, che abbisogna del forte coinvolgimento delle famiglie e degli insegnanti.

Bambini che non parlano o che riescono a dire solo poche parole, bambini che fanno fatica a capire le parole degli altri. Sono circa 8.000 le persone tra 0 e 18 anni che in Lombardia presentano disturbi della comunicazione, alcuni per qualche mese, altri per anni, altri per sempre. In Italia sono quasi 50.000. Alcuni hanno anche problemi motori, altri una sindrome genetica o un disturbo autistico.

Per tutti, crescere senza la possibilità di comunicare è molto difficile, ed è essenziale trovare dei modi che permettano di comunicare lo stesso anche senza la voce, attraverso interventi di supporto (Comunicazione Aumentativa). Possono essere utilizzati sistemi di simboli o di immagini, in cui tutte le figure usate hanno scritta sopra la parola o il verbo che rappresentano.

Il bambino può così riconoscere le immagini e l’interlocutore leggere le parole. Possono essere usati strumenti digitali programmati per “prestare” la voce quando necessario, o tecnologie informatiche e strumenti computerizzati appositamente adattati, o modalità che consentano di leggere o scrivere anche a coloro che non sono in grado di usare l’alfabeto o la penna.

Tutte le persone che devono comunicare con un bambino devono utilizzare un linguaggio (scritto, parlato, visivo) adeguato alle capacità del bambino e che deve essere implementato e garantito nel tempo. E’ per questo che non è sufficiente formare gli operatori del settore, ed è necessario coinvolgere anche i genitori e gli insegnanti.

Ad oggi, solo pochi utenti riescono ad accedere agli interventi di supporto alla comunicazione indispensabili, e in genere ciò avviene assai tardivamente per la carenza di risorse adeguatamente formate all’interno dei servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza.

Per dare risposte a questo bisogno ancora inevaso l’ASL Milano ha attivato uno specifico progetto, finanziato dalla Regione Lombardia per gli anni 2010-2012 e che coinvolge 15 Unità Operative di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza della regione. In tale contesto è stato organizzato dal Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa della Fondazione IRCCS “Cà Granda” Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, insieme all’ASL Milano, alla UONPIA dell’AO Treviglio e al Laboratorio per la Salute Materno-Infantile dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” il presente Convegno.

Nel Convegno verrà affrontato il tema dei bisogni comunicativi complessi in età evolutiva, verrà descritto in cosa consiste l’intervento di comunicazione aumentativa e come esso può essere declinato in situazioni specifiche, fino a diventare una risorsa per tutti i bambini. Verrà poi presentato in dettaglio il Progetto, e una serie di esperienze già in atto che hanno portato alla strutturazione del progetto stesso. L’evento è aperto alla partecipazione di genitori, insegnanti e operatori del settore.

3 commenti:

mresciani ha detto...

C'è sempre poca attenzione per questi bambini, che sono imprigionati dentro iun corpo e sono capiti solo dai genitori o chi li segue. Bambini che se supportati bene possono dare tanto, ma sappiamo tutti che i nostri figli sono considerati dei costi per le casse italiane ed addirittura rallentano la crescita della nostra nazione come dice il bravo economista Tremonti.
Chi ce la può fare? Sono figli dei signori che possono spendere per gli altri non c'è storia.
Peccato .....la nostra nazione perde per strada i suoi figli più sfortunati.
Parole parole parole ...e loro restano indietro

TIMEOUT ha detto...

La CAA (Comunicazione Alternativa Aumentativa) è in cicolazione, che io sappia, da un bel pò di anni. L'ho sempre considerato un metodo efficace per tutti quei bambini che hanno diffocoltà di comunicazione dovuti a problemi organici (come ad esempio mio figlio che era affetto da disprassia)sia perchè dà la possibilità di esprimersi evitando frustrazione che in alcuni casi può degenerare in comportamenti più gravi come l'autolesionismo, sia perchè , se applicata in modo corretto, sviluppa gradualmente la struttura del pensiero, aumenta l'astrazione e potenzia il livello cognitivo. Però, come dici tu, l'importante è che non ci sia un uso indiscriminato di questo strumento cioè: sì all'utilizzo di nuovi strumenti anche ad alta tecnologia, ma senza escludere la terapia logopedica. Come al solito serve il giusto equilibrio.

orsatosta ha detto...

Dani intendevo che non si può evitare ogni intervento finchè il bambino non è cresciuto e allora se non parla - zaff!- gli sgnacchi lì la scorciatoia e la pezza dell'inettitudine, aggiungo io, dello specialista..... prima provate con la terapia giusta, precoce etc e poi uno tira le fila... o no? :)