martedì 21 ottobre 2008

Pensavo fosse un medico, invece era un botanico!

In un precedente post parlavo di una cultura NUOVA, di cui dobbiamo essere noi per primi (che viviamo la disabilità attraverso i nostri figli) i portavoce, se vogliamo modificare il contesto e avvicinare sempre più il mondo reale col nostro Matrix.
Il signore qui in foto si occupa di COMUNICAZIONE, uno dei molteplici mezzi che possiede, la cultura, per diffondersi.
Questo signore fa anche un mucchio di altre cose: scrive libri (al momento ne ha pubblicati 8), collabora con riviste, compare in tv, parla alla radio, relaziona ai convegni, recita nei film, fonda comunità di accoglienza, dal 1986 ad oggi ha realizzato più di 3.000 incontri con i ragazzi nelle scuole italiane (cliccate sul link a sinistra "Progetto Calamaio"), scrive testi di canzoni, dirige la rivista Hp-accaparlante, è il presidente del Centro di Documentazione Handicap di Bologna, città nella cui provincia risiede, tiene corsi di formazione sulla diversità.
In una parola: una persona fantastica, il cui lavoro e impegno ha contribuito e contribuisce a modificare il contesto, in Italia.
Che c'entra il titolo con il signor Claudio Imprudente?
Ve lo spiega lui, in questo bellissimo pezzo da lui scritto, dedicato a tutti i genitori (e rispettivi pargoli) che, loro malgrado, sono incappati in un botanico....
LA STORIA DI UN GERANIO
Vi racconto di un mio recente incontro al Centro Documentazione Handicap di Bologna, dove lavoro. Erano presenti un gruppo d'insegnati tedeschi che ogni anno trascorrono una settimana nel bolognese per incontrare alcune realtà operanti nel sociale, come scuole ed associazioni; solitamente l'ultimo giorno che trascorrono in Italia ci fanno visita per una chiacchierata di conoscenza. Io preferisco sempre rendere attivi questi incontri, andare un po' oltre le chiacchiere, giocare, così da far toccar con mano ciò di cui si sta parlando. Quest'anno avevo messo al centro della tavola una bellissima pianta e ho iniziato dicendo che quella pianta era il mio biglietto da visita. Ho raccontato come solitamente la mia presentazione ai convegni fosse "Salve, sono un geranio". Immaginate lo stupore negli occhi dei tedeschi, lo sguardo perso ma attento di chi non capisce ma rimane concentrato per intuire dove voglio arrivare con i miei giochetti. Ho poi spiegato che mi presento così facendo memoria di ciò che era stato detto a mia madre al momento della mia nascita: "Signora, guardi, suo figlio è vivo, ma resterà per sempre un vegetale". Allora io ho scelto come vegetale di essere una pianta di geranio. Le facce dei tedeschi si facevano sempre più sconvolte e curiose nello stesso tempo. Uscendo dalla mia esperienza personale ho deciso d'instaurare un dialogo che stimolasse anche il loro contributo sulla questione "pianta o persona"? Si tratta infatti di una questione che non riguarda solo me, tutte le persone handicappate gravi vengono definite dei vegetali sin dalla nascita e così sono dunque costretti a presentarsi per il resto della loro vita. Dico spesso, a questo proposito, che sono contento di essere handicappato e di esserlo fino in fondo, così tutto si mette in discussione, si mette in crisi...altrimenti non mi sarei mai valso del titolo di un geranio! Allora di fronte a questo dato di fatto chiedevo ai tedeschi di avanzare ipotesi o proposte concrete per trasformare queste piante in persone. Sono uscite un po' tutte quelle solite cose che si fanno con una pianta: la si annaffia, la si tiene al sole, le si cambia la terra, la si concima. Ma non basta ancora, facendo tutto questo, assolutamente necessario, la pianta rimane sempre pianta. Allora escono le proposte più folli e, a mio avviso, anche un po' patologiche: le si parla, la si tiene in compagnia, le si fa ascoltare musica. Ok, ma sempre pianta rimane, forse più bella, forse anche un po' frustrata, ma sempre pianta è. I tedeschi non sanno più cosa dire, come gestire la situazione: si legge loro negli occhi lo smarrimento più totale. Decido di buttarmi e dare la soluzione dell'enigma che li sta rendendo sempre più pensierosi. Tutto quello che è stato proposto appartiene a quella che si chiama assistenza, ma abbiamo visto come con la sola assistenza, seppur necessaria, la pianta rimane ancora pianta. Per farla diventare persona bisogna abbassarsi al suo livello, guardarla dritto negli occhi e istaurare con lei una relazione alla pari, ecco che la pianta diventa persona. Non è comunque uno sforzo unilaterale! La relazione alla pari si crea con il contributo di tutte le parti; in certe situazioni questo contributo è messo a disposizione incondizionatamente. Non lo trovate affascinate? Tutti sono capaci di fare assistenza, anche il Presidente del Consiglio fa assistenza, ma la pianta rimane pianta: se non ci rapportiamo alla diversità nel giusto modo rischiamo di copiare un modello già vecchio, bisogna cambiare la cultura. Dobbiamo, insomma, fare un salto di qualità che è insieme politico e culturale. Attenzione però: se la persona diversabile non è disposta a giocarsi in una relazione autentica, uscendo dalla logica del mero farsi aiutare, non otterremo una vera reciprocità. Quasi mai si pensa che l'integrazione non è solo l'accoglienza da parte della "normalità" del "diverso", ma anche il "diverso" deve accogliere la "normalità". Il diversabile deve accettare i propri deficit, averne consapevolezza, e fare in modo che l'handicap non influenzi negativamente il rapporto con un'altra persona, che a sua volta si sforza di fare altrettanto: entrambi devono accettare i propri limiti. Perché la pianta diventi persona si deve pensare adulta, come diceva spesso il mio amico Mario Tortello. E....se proprio volete annaffiarmi...fatelo con la birra Adescott!
grazie alla mammatosta Daniela per l'imput!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Spesso si è sentito dire da qualche medico: suo figlio è un vegetale: Molti genitori si arrendono sentendo ciò mentre invece tanti come noi lottano e dimostrano che possono fare tanto nella vita i loro figli.
A me è stato detto da medici illustri: sua figlia ha dato tutto quello che poteva dare. stop.
Io sono TOSTA e continuo e gli apprendimenti arrivano.
Non mi fermo.
Giammai!!!