lunedì 28 novembre 2011

Caregiver. Chi è costui/costei?


"La condizione di non autosufficienza è strettamente intrecciata con il prendersi cura: chi non riesce a svolgere in modo autonomo gli atti quotidiani ha bisogno di qualcuno che lo affianchi e l'assista, di uno ( o più) caregiver.
Chi presta assistenza è però esposto a stress fisici e psichici intensi che lo rendono fragile e bisognoso di sostegno. Numerosi studi hanno osservato come l'attività di cura rivolta ad una persona non autosufficiente, se non adeguatamente supportata, possa provocare un peggioramento significativo della qualità della vita e della salute psicofisica del caregiver principalmente coinvolto, che sperimenta elevati livbelli di tensione emotiva e psicologica, fino a diventare a sua volta una "seconda vittima" delle patologie invalidanti che hanno colpito la persona da assistere.
Per riflettere e lavorare  sul benessere delle persone non autosufficienti è importante indagare la qualità della vita e le condizioni dei loro caregiver. Esiste infatti una correlazione tra qualità della vita di chi si prende cura e situazione della persona non autosufficiente; tale relazione non è lineare come si potrebbe ipotizzare, cioè non si tratta solo di affermare che occuparsi di una persona con una grave compromissione dell'autonomia comporta un peggioramento della qualità della vita: il benessere dei caregiver può infatti influenzare in maniera positiva la situazione delle persone non autosufficienti, migliorandone la salute psicologica. Inoltre le ricerche mostrano come la qualità della vita dei caregiver sia correlata in maniera più diretta con la presenza di servizi adeguati e con una presa in carico efficace piuttosto che con la gravità della menomazione della persona di cui si prendono cura. Tale dato è di estremo interesse per chi ha il compito di programmare i servizi di sostegno e assistenza.
Si noti che le interazioni tra qualità della vita del caregiver, benessere delle persone non autosufficienti e contesto socioassistenziale sono articolate e si muovono in entrambi i sensi. La famiglia è un sistema complesso in cui il comportamento, la struttura psicologica, il benessere dell'individuo devono essere considerati tenendo conto dei continui influssi che i membri hanno gli uni sugli altri e del fatto che la famiglia è inserita in un contesto socioculturale. Quando poi i membri del nucleo, oltre ad essere uniti dai legami tipici della realtà familiare, hanno fra loro vincoli di assistenza legati all'accudimento di un membro non autosufficiente, l'analisi dei loro rapporti diviene più complessa e appare con maggiore evidenza come il benessere o la sofferenza psichica degli uni influiscano su quelli degli altri.
Ecco perchè, con sempre maggior forza, le associazioni dei familiari delle persone con disabilità grave chiedono servizi che rispondano ai bisogni non solo della persona non autosufficiente ma di tutto il sistema di cui essa fa parte. Servizi co-progettati con la famiglia valorizzano e sostengono le risorse di cura della famiglia stessa, consentendole di mantenere il carico dell'assistenza più a lungo e ritardando o evitando del tutto l'istituzionalizzazione".
Eh!
Tratto da"Caregiving familiare e disabilità gravissima" a cura di Cecilia Maria Marchisio e Natascia Curto, Edzioni Unicopli, 2011

mercoledì 23 novembre 2011

Rimborso per le cure all'estero, importante vittoria


di mresciani:
Con molto piacere ho letto questo articolo, che parla di Federica Cannas, malata di MCS cioè Sensibilità Chimica Multipla, che ha vinto un'importante battaglia.
Penso che questo crei un precedente giuridico  per tutte le persone che in Italia non hanno visto riconosciuto il diritto di rimborso per le cure all'estero, perchè neppure la malattia è considerata e classificata "rara" come dovrebbe essere.
Per potersi curare questa persona ha dovuto attivare delle collette, che sono presenti sul web.
Ora il Tribunale di Cagliari, come avrete letto nell'articolo dell'11 novembre, ha riconosciuto che la ASL di pertinenza,  debba pagare le spese per le cure, che in questo momento, pare si effettuino solo a Londra.
La testardaggine  ha portato a questo importante risultato ed ora in bocca al lupo a questa ragazza ed alla sua famiglia. Nonchè alle altre persone, in Italia, che stanno combattendo la medesima lotta, come ad esempio questa bambina.

lunedì 21 novembre 2011

Chi è in ritardo?


di Timeout:
Lasciatemi condividere con voi questi tre aneddoti. Li avevo scritti sul mio quaderno dove riporto ciò che faccio con i "miei" ragazzi. Per patologia sono tutti e tre definiti "con ritardo cognitivo", ma io ho una visione differente, solo per il fatto che hanno un senso del'umorismo incredibile.
Luisa (5 anni): mi chiede di fare un disegno. Vedo che disegna la classica casetta formata da un quadrato con il tetto triangolare, due finestre laterali, una centrale e una porta, sempre centrale; ai lati verticali mette  due minuscoli semicerchi, uno per parte. "Bella Luisa" le dico "perchè non mi descrivi quel che hai disegnato?" . Luisa: "ho disegnato la mia maestra!". Rimango un pò perplessa "Ah! Questa è la tua maestra? " "Sì: vedi la maestra M. ha una testa grande come una casa e due orecchie piccole piccole chè non capisce niente quando le parlo".  Chiedo a Luisa se vuole che scriviamo una dedica alla sua maestra e Luisa mi risponde "Sì scriviamo - rendo l'idea? -  lei me lo dice sempre!". Ho lasciato che Luisa portasse il suo disegno alla maestra, senza dedica però....non so come l'avrebbe presa l'insegnante.
Armando (14 anni): dopo un esercizio discutiamo di strategie, il suo significato ecc. fino ad arrivare alla conclusione che le strategie sono delle modalità di agire per arrivare ad un risultato. Chiedo ad Armando di farmi un esempio in cui lui ha messo in atto delle strategie per risolvere un problema. Armando:"Ieri avevo la verifica di matematica: ho finto di essere molto stanco, sai noi con la sindrome di Down facciamo fatica a seguire tutte le lezioni: quindi ho usato una strategia e ho risolto il problema, cioè non ho fatto la verifica".
Paolo (12 anni): la mamma mi racconta che Paolo, molto goloso, ha trovato il modo di arrampicarsi fino alla cima della dispensa e mangiare tutti i cioccolatini della scatola. La mamma mi dice che il suo piano per raggiungere la scatola era stato veramente ingegnoso, con il risultato però di aver fatto man bassa di tutti i cioccolatini e tutto questo di averlo fatto notare a Paolo,  il quale le ha risposto con tutta tranquillità: "Come dice la Daniela è più importante il procedimento del risultato!".
E' faticoso lavorare con questi ragazzi, avere la loro attenzione, motivarli...alcune volte mi sento scoraggiata perchè mi sembra di essere sempre ferma ad un punto e di non riuscire a raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissata....poi acccade uno di questi aneddoti e mi riaccendo di energia, pronta a sfidare ancora quell'insegnante o altro che mi dice "...non riuscirà mai a...."

venerdì 18 novembre 2011

Intervista a Carmelo di Salvo

Navigando nel grande mare che è il web abbiamo incontrato tante persone, spesso per caso. Alcune di queste ci hanno talmente colpito che quando arriva il momento giusto e cioè quella mezz'ora/un'ora che riusciamo a strappare a tutto il resto, le intervistiamo per conoscerle meglio e condividere questa conoscenza. Carmelo l'ho "incontrato" una notte di due anni fa, arrivando al suo bellissimo blog mentre cercavo spunti, materiali, strumenti e anche conferme, per aiutare mio figlio nel suo percorso per imparare. Credo che il blog (modalità di comunicazione  ancora poco capita e sfruttata nel nostro Paese nell'ambito "disabilità") di Carmelo sia unico nel suo genere e pure un pozzo di San Patrizio :)
Ciao Carmelo, ti vuoi presentare?
Mi chiamo Carmelo Di Salvo, ho 30 anni, sono di origini siciliane (provincia di Agrigento) ma lavoro a Milano, come insegnante di sostegno nella scuola primaria. Sono un insegnante di ruolo, laureato e specializzato in modo polivalente per i soggetti diversamente abili. Mi definisco una persona anticonformista, diretta, dolce e amaro nello stesso tempo, lunatico, creativo e con dei valori umani che seguo attraverso il percorso del cuore e dell'anima.
Partiamo dal blog di cui ti occupi, "Bianco sul nero", racconta come ti è venuta l'idea di farlo, quando, perchè...
Il blog nasce subito dopo il mio primo anno d'insegnamento... creato nell'ottobre del 2008 in una intera nottata insonne ... non so cosa mi ha spinto a creare un sito per i bambini speciali, è stato come una illuminazione, un modo per far risplendere di luce propria tutti i piccoli alunni grazie alla volontà di persone adulte e volenterose come genitori, insegnanti, educatori... che magari non hanno gli strumenti per intervenire in modo adeguato. Infatti nel blog sottolineo l'obiettivo: "trasmettere agli adulti strumentalità e tecniche didattiche per abbattere le barriere della disabilità."
Fai un bilancio: cosa ti ha dato questo blog?
Il bilancio del blog? Difficile l'immaginazione di un semplice ragazzo sul futuro di un prodotto come un blog didattico. All'inizio pensavo che difficilmente potesse ricevere consensi immediati. Dopo alcuni mesi di lavoro e i primi articoli, arrivano i primi risultati statistici molto confortanti e positivi... ciò mi ha aiutato a continuare e credere sempre più in quello che era diventato ormai un progetto di vita. Attualmente grazie anche al Social Network Facebook( Profilo e gruppo) e grazie all'inserimento nei principali motori di ricerca, il blog è molto conosciuto e visitato, totalizza più di 1000 visite giornaliere e più di 2500 pagine viste in una sola giornata. Ormai ha superato 300.000 visitatori. Per me è un grande risultato inaspettato! Mi fa molto piacere perchè in questo modo riesco ad aiutare molte persone.
Cosa invece avresti voluto succedesse e non è successo?
Difficile rispondere a questa domanda, poichè non mi sono mai creato aspettative concrete... ho accettato tutto ciò è capitato con serenità, semplicità e umiltà.
Arriviamo perciò alla tua partecipazione, come blogger, a quell'evento europeo che premiava i migliori blog per ogni paese dell'UE...
Per me è stato sempre importante dare rilievo al blog e dare il buon esempio ad altre persone... anche a livello europeo ed internazionale. Sono arrivato a realizzare questo obiettivo grazie alla partecipazione a diversi concorsi online su internet. Naturalmente sottolineo che lo scopo non era quello di vincere premi di qualunque genere, ma quello di ottenere visibilità e sensibilizzare la comunità verso le persone diversamente abili e l'importanza dell'aiuto reciproco... insomma lanciare un messaggio preciso di tipo sociale.
Uno degli ultimi contest a cui ho partecipato è il WEBIT 2011 MOST INFLUENTIAL PEOPLE ONLINE, un concorso a livello Europeo che cerca di stabilire quanto una persona è influente online, grazie anche all'aiuto dei social network come facebook e simili... oltre all'aiuto dei blog o siti... Grazie a molte persone che mi hanno sostenuto tutti i giorni mi sono classificato al 17° posto (su 250 partecipanti) nella classifica italiana e al 61° posto (su 1751 partecipanti) nella classifica europea! Naturalmente continuerò su questa strada.
Bene, adesso parliamo un po' del tuo lavoro, fai l'insegnante di sostegno.....
Uno dei miei grandi sogni fin da bambino è stato quello di trovare un lavoro che mi permettesse di vivere e nello stesso tempo di aiutare chi ha bisogno. Sognavo di diventare un medico, uno psicologo, un pompiere ecc... se ci pensate sono tutti lavori nobili perchè in qualche modo si da' una mano a chi ha una necessità, una difficoltà. Per diversi casi, per diversi motivi il mio percorso di vita e formativo è stato sempre diretto verso un punto preciso... l'insegnamento. Così a soli 26 anni realizzo il mio sogno... mi laureo, e conseguo tutti i titoli necessari per essere un insegnante di sostegno!
Ormai lavoro in questo campo da più di 5 anni, è un bellissimo mestiere anche se non privo di problemi e difficoltà... dovuti soprattutto all'azione di distruzione della scuola pubblica da parte del precedente Governo: pensate a tutto ciò che è stato messo in atto come i tagli di posti di lavoro e quindi di conseguenza anche di ore ridotte assegnate ad ogni bambino. Insomma una situazione di degrado e negazione di diritti!!! Ora speriamo in questo nuovo Governo!
Amo stare a scuola con i miei alunni, darmi da fare per aiutarli, per trasmettere loro non solo competenze formative ma anche valori puri e della convivenza civile.
Ti faccio leggere questa lettera: ti è mai successo qualcosa del genere?
Allora... si è molto duro essere un insegnante di sostegno, non solo per i casi assegnati ma spesso la difficoltà maggiore è dovuta per la poca sintonia e collaborazione con le insegnanti di classe. Spesso dobbiamo gestire casi difficilissimi però con il giusto supporto e collaborazione molti problemi si possono attenuare! Si mi è capitato in passato... una brutta situazione dove non mi sono sentito accolto e considerato. Mi trovavo in una scuola a rischio dove solo l'unione fa la forza e il successo formativo e educativo! Fin dal primo giorno sono stato utilizzato per supplenze (il famoso tappa buchi), per l'uomo schiavo delle necessità o priorità di coloro che si sentono su un bel piedistallo con il cartellino N° 1 !!!! Vita dura... combattere un sistema che considera l'insegnante di sostegno come qualcosa di poco importante e poco prezioso, anche contro chi senza conoscere si crea pregiudizi assurdi e negativi! Ho combattuto con tutta la mia forza contro chi in modo prepotente dava ordini senza cognizione di causa, senza rispetto per quella persona lì presente per essere una vera risorsa per tutta la classe e per coloro che ne avevano più bisogno... non uno spauracchio!!! Vedere i loro occhi comunicare il loro disprezzo per ogni tuo gesto, per ogni iniziativa fa molto male... ad un certo punto sono arrivato a mettere in dubbio la mia professionalità... il mio essere insegnante!!!! E' stato molto traumatico, sono andato via da quella scuola molto provato, credendo che forse quel mestiere così amato, così sognato non fosse adatto a me... Per fortuna chi ha dei sentimenti puri e chi crede nei valori della vita non si arrende mai... mi considero, usando un paragone, come le onde del mare che non si stancano mai di infrangersi sugli scogli... così ho fatto! Si avanti, sempre avanti con i miei principi e valori!!!! Dopo quella esperienza molto dura... niente è stato più lo stesso, perchè da quel trauma ho imparato molto, ho capito che devo credere in me stesso, nel mio amato lavoro, nei miei dolci bambini!!! Tutt'ora lavoro da 4 anni in una scuola di Milano, dove il trattamento è completamente diverso da quello precedentemente descritto... un clima positivo di piena collaborazione ed entusiasmo, di rispetto reciproco... io con le mie colleghe siamo un vero team unito, non esistono problemi del singolo ma del gruppo docenti!!! Lavorare in condizioni positive aiuta anche a far conquistare obiettivi molto grandi ai bambini speciali!
Appunto, il nuovo Governo: sembra che il neo ministro all'istruzione abbia detto che ascolterà gli studenti. Esprimi un desiderio: che cosa gli chiederesti?
Difficile rispondere a questa domanda, spero soltanto che non si limiti ad ascoltare gli studenti e docenti... ma che poi ci sia un riscontro positivo! Gli chiederei come ha intenzione di far risollevare il prestigio (ormai dimenticato e cancellato) della scuola pubblica italiana, e cosa è previsto nel loro programma per i docenti precari e per i diritti, spesso negati, dei bambini e/o ragazzi diversamente abili.
            

giovedì 17 novembre 2011

Storia di ordinaria disintegrazione


di mresciani:
Questa storia mi è stata raccontata da un genitore, ma penso che sia la storia comune a tante famiglie e ai loro figli disabili. Ma quante verranno mai alla luce?
"Qualche giorno fa c'è stato il primo GLHOperativo.
Quest'anno affrontiamo una nuova realtà, un istituto nuovo ha preso il posto di quell'altro, lasciato senza nessunissimo rimpianto.
E' stata una liberazione per tutta la nostra famiglia, quando il ragazzo ha chiesto di non mandarlo più in quella scuola. La misura era veramente colma.
La parola "integrazione" era solo un vocabolo, a parte tre insegnanti donne, veramente in gamba sotto il profilo umano e professionale, devo dire che il resto del corpo insegnante non aveva nessun approccio con la disabilità, ma neanche si sforzavano in tal senso. Le persone più assurde erano proprio gli insegnanti di sostegno. Che controsenso! Falsa cortesia, ad ogni piè sospinto.
L'alunno disabile deve fare solo il programma differenziato, guai a permettersi  ed osare di fare il programma con obiettivi minimi.
La cosa peggiore, in tutta questa storia, è stata la pressione psicologica fatta sull'alunno, proprio da chi, invece avrebbe dovuto spronarlo ed aiutarlo.
Tanti anni di lavoro ed impegno della  famiglia e delle persone che, a vario titolo l'hanno seguito sia nello sport che nei  compiti a casa  sia per l'inserimento sociale, sono stati spazzati via da poco meno di nove mesi, un anno di scuola superiore.
Il ragazzo non riusciva a parlare, si trovava a disagio in quella scuola, i suoi mutismi erano pieni di significato per noi genitori, qualcosa lo disturbava e lui non riusciva ad aprirsi, i silenzi  e la sua estraneità in quella classe, veniva scambiata per assoluta incapacità su tutto, da chi invece doveva aiutarlo e semplificargli i compiti e le relazioni.
Quest'estate il nostro "lavoro"  è stato molto delicato, volevamo, senza aggiungere ulteriori traumi a quelli accumulati durante tutto un anno scolastico, che ci spiegasse bene cosa era successo in quella scuola.
L'ha fatto, in un diario che io gli ho prospettato come la scrittura di un libro dove lui poteva raccontare quello che voleva. Ha raccontato.  Finalmente sappiamo come un adulto può rovinare un ragazzo, per di più disabile, dicendo fesserie ed uccidendo i suoi sogni e le sue speranze. Non voglio dire altro.
Certe persone dovrebbero fare altri mestieri, l'insegnante è un lavoro delicato specialmente quello del sostegno.
Per non parlare di altri ruoli nell'ambito scolastico, non solo gli insegnanti, ma anche altre persone dovrebbero leggere regolamenti e doveri da assumere nei confronti dei disabili. E' bene ribadire, per l'ennesima volta che i disabili non sono dentro la scuola come pacchi parcheggiati, ma sono delle persone allo stesso livello degli altri studenti e dovrebbero essere seguiti in modo da sfruttare le loro potenzialità.
Nelle scuole esistono organismi che si devono interessare dei disabili, ma ho notato che sono organismi solo sulla carta e poi non svolgono nessuna funzione. I ragazzi che disturbano vengono spediti nei giardini e negli anditi, a fare le vasche...
Questo è il programma differenziato, certo molto più facile che mettersi d'impegno e preparare mappe e quant'altro per venire incontro al ragazzo.
Tutti i disabili devono essere sganciati dal programma Ministeriale facendo il differenziato. Pretenderanno questi ragazzi d'aver un titolo di studio?
Giammai, parcheggiati per anni nella scuola.....questa è l'integrazione che si è avuto con anni di lotte?
Il PEI che avevano preparato è stato definito una BUFFONATA da chi se ne intendeva, il ragazzo valutato con un differenziato doveva invece fare il programma di tutta la classe.  Che incompetenza o dovrei dire indifferenza?
La scuola che ora frequenta il ragazzo,  ha deciso, dopo averlo osservato, di  fargli fare un programma con obiettivi minimi, dandogli tutti gli strumenti che servono ad un ragazzo con problemi. Perciò c'è  un corpo insegnante che veramente ha voglia di mettersi in gioco e di aiutare il ragazzo per poter esprimere il meglio di sè.
Intanto il suo umore è al settimo cielo, visti l'accoglienza e l'ambiente che lo circonda.
Tutto ciò non può che trasformarsi in positività per il ragazzo, il fatto di sentirsi a suo agio in quella scuola, con i compagni, con gli insegnanti e con un sostegno che veramente ha a cuore il benessere dello studente.
In bocca al lupo allo studente ed a questa scuola che ha saputo accoglierlo come dovrebbero essere accolti gli studenti, sia normali che con esigenze speciali".

sabato 12 novembre 2011

IN TUTTE LE SCUOLE, SI PUO' FARE!


A fine settembre abbiamo lanciato la campagna "GLH in tutte lescuole: si può fare!" invitando quanti fossero disponibili a verificare nella propria scuola se i gruppi di lavoro per l'handicap, a livello d'Istituto e Operativi, fossero istituiti, altrimenti era sufficiente richiederne l'attivazione tramite raccomandata al dirigente scolastico.
Perchè questa campagna?
Perchè è proprio attraverso questi strumenti che si pongono le basi dell'integrazione a scuola, come prevede l'art. 15 della legge 104 del 1992.
Purtroppo in molte scuole questi gruppi di lavoro o non sono mai stati istituiti (da vent'anni a questa parte!) oppure non vengono più fatti e quindi regna il caos totale, per cui i genitori si trovano nelle situazioni estreme che sappiamo. L'unica via praticabile, per esigere i diritti dei nostri figli, è quella di ricorrere all'avvocato.
Se invece le cose fossero fatte per bene, a partire dall'ABC diciamo, il genitore non si troverebbe come una barchetta di carta in balia della tempesta:  "gruppo" di lavoro significa che tutte le persone coinvolte (tra scuola, ASL, centri convenzionati, servizi sociali, specialisti vari e famiglie) si trovano insieme, costituiscono una comunità e avviano uno scambio di relazioni e informazioni che è proprio la base per contrastare l'esclusione e la discriminazione dei nostri figli a scuola.
Trovarsi tra genitori (anche solo  virtualmente in una mailing list o su un forum) e discutere di tutto quello che riguarda la vita, l'istruzione etc. dei nostri figli a scuola, contrasta la solitudine che lamentiamo puntualmente noi famiglie, ma anche pone i presupposti per individuare tutta una serie di strategie per favorire l'inclusione e l'integrazione, pensiamo ad esempio se  in base ai bisogni segnalati relativamente ai propri figli, si attiva un progetto di classe, si adottano determinati ausili tecnologici e non, si organizzano eventi formativi/informativi a beneficio di tutti – fosse anche un'uscita didattica.
Alle riunioni cui spesso prendiamo parte noi GT, riscontriamo l'atteggiamento veramente partecipativo e volonteroso per esempio degli insegnanti curricolari che, come sappiamo, non hanno nessuna competenza sulla disabilità e tematiche affini, così come le varie figure educative che affiancano l'alunno – ricordiamoche un assistente alla persona ha un ruolo educativo quando insegna per esempio a tenere le posate durante il pranzo a mensa etc. – hanno voglia di partecipare e sapere, così come anche certi dirigenti scolastici sono molto disponibili a mettere in pratica tutto ciò che serve ai fini dell'integrazione.
Ma chi ha il compito di formare e informare tutte queste persone?
D'altrocanto riscontriamo invece una scarsa partecipazione da parte dei genitori, che magari vengono in tanti alle riunioni, ma hanno un atteggiamento del tutto passivo e continuano a ripetere che non hanno mai saputo niente.
Un caso che mi ha particolarmente colpito è stato scoprire che addirittura tra genitori dello stesso istituto non si conoscono, non sanno neanche che esistono altri, e quali, alunni certificati perchè se uno cammina con le proprie gambe e non porta segni morfologici tipici delle sindromi, diventa magicamente non riconoscibile come disabile.
Un'altra osservazione che possiamo fare è la totale assenza delle associazioni dedicate nelle scuole, così come i genitori stessi ci dicono che non sanno della loro esistenza. Invece è importante che ci siano e svolgano il loro ruolo di supporto alle istituzioni e alle famiglie, poiché hanno un grande potere di mediazione tra i due soggetti.
Quindi possiamo, tutti insieme cambiare le cose? Sì.
Servono montagne di soldi? No.
Serve un sacco di tempo? No.
Serve la voglia di fare, semplicemente spedirci un'email in cui scrivere" sì nella mia scuola che si chiama xxx e si trova a xxxx i GLH ci sono "oppure non ci sono etc.
La situazione, a circa metà novembre di questo anno com'è?
Bene dopo miriadi di articoli a livello nazionale in cui tutti denunciavano lo scandalo della mancanza degli insegnanti di sostegno, dei servizi come il trasporto etc. cui sono seguiti tanti tavoli, riunioni, manifestazioni di piazza, costituzione di comitati vari, diffusione di vademecum per la resistenza e financo un libro nero sul sostegno, oltre a tutto lo splendido lavoro fatto da Tuttiascuola in TV, stiamo, COME AL SOLITO, che sono partiti i ricorsi al TAR  e addirittura sempre Tuttiascuola, ha denunciato le istituzioni per inadempienze!
Ma nelle scuole succede che i nostri figli sono scoperti anche per interi giorni, che magari a scuola non ci possono andare per tutta una serie di motivi che, se appunto affrontati in sede di GLH, sarebbero risolti.
E succede che il prossimo week end si apre l'ottava edizione di un colossale e fastigioso convegno, in cui confluirà la crema dell'intellighenzia italiana sulla didattica speciale, l'integrazione etc.,  in un ambiente supertecnologico disseminato da LIM di ultima generazione, in cui qualcuno dirà alla platea che, ormai, il modello dell'integrazione scolastica, previsto dalla l.104/92 è obsoleto e non più applicabile perciò da archiviare in favore di un progetto più innovativo ed efficace.
Ma se quanto previstoi dalla L.104 non è stato applicato, come si può dire che è un modello obsoleto?
Intanto che tutte queste persone lavoreranno scientificamente a tutto ciò - per quanti anni?, i nostri figli a scuola?
Possiamo andare avanti, nel nostro Paese, nel perseverare a non essere preparati a PREVENIRE le emergenze che poi, non soccorse e rimediate, si trasformano in DISASTRI e la soluzione è solo misure draconiane? No.
Possiamo andare avanti in questo assurdo sdoppiamento tra reale e"scientifico", per cui qualcuno predica molto bene ma alunni, insegnanti e famiglie razzolano molto ma molto male? No.
Prendo perciò in prestito un motto: "La scuola è nostra, miglioriamola insieme". Anche i genitori fanno parte della scuola e devono diventare soggetti attivi a dispetto di quanti invece vorrebbero escluderli.
Insieme, non importa sotto quale sigla, possiamo, dovremmo migliorare. Noi la nostra proposta l'abbiamo fatta. L'e-mail è genitoritosti@yahoo.it