giovedì 10 maggio 2012

L'esercizio del diritto all'educazione e all'istruzione non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti dalle disabilità connesse all'handicap.


Il lungo titolo del post è il comma 4 dell'articolo 12 della legge che dovremmo tutti, non dico saper recitare a memoria, ma quasi, soprattutto quando ci troviamo di fronte certi interlocutori.
Quello che segue è l'articolo tratto da Il Resto del Carlino di oggi e si intitola  «La storia di N., ragazza sordocieca che in classe interagisce con prof e studenti».
Non solo è una bella storia, di integrazione scolastica, ma contiene anche l'imput che si può sempre fare qualcosa per raggiungere un obbiettivo e la gravità della condizione dei nostri figli non deve essere la giustificazione del non fare nulla ma solo "accogliere" e assistere, c'è sempre il modo per interagire.
I progetti si possono e si devono fare, serve solo la disponibilità
Infine, emerge anche un'altra grande tematica, che per noi genitori è lo scoglio più grande e cioè quello che viene definito, nell'articolo "vizio informativo", a causa del quale la protagonista della storia non ha mai avuto, fino a quest'anno, l'assistente alla comunicazione a scuola.
Ecco perchè è nostro dovere tenerci informati e contribuire all'informazione in generale.
L'incipit dice tutto:
"Grazie all'ostinazione dei genitori (che ringraziano calorosamente tutti), della neuropsichiatria infantile del Usl, del sindaco di Quattro Castella e al sostegno delle onlus (Coop. Insieme per l'integrazione e il bilinguismo e Lega del Filo d'Oro), per la prima volta a una bambina nel reggiano, attraverso figure specializzate di assistenti alla comunicazione in lingua italiana dei segni tattile (List, ndr) si è permesso di possedere un'arma in più nella durissima battaglia per relazionarsi con i normodotati: la possibilità di essere capita. Il caso di N., sordocieca, piccola residente della frazione di Montecavolo, e l'enorme impegno dimostrato dalla sua classe, si spera possano squarciare l'ennesimo muro sociale e culturale erososi attorno alla sordo cecità nella nostra provincia. Secondo quanto dichiarato dai genitori: "Nostra figlia non ha avuto un intervento specializzato per anni, sia noi sia il comune non conoscevamo la figura dell'assistente alla comunicazione, per un semplice vizio informativo". L'anno curricolare (11-12, ndr) il provveditorato avallato della Regione ha appoggiato, non senza difficoltà, anche un progetto collettivo proposto dal comprensorio scolastico su impulso della maestra di sostegno. Le attuali 12 ore settimanali di assistente alla comunicazione individuale a scuola, incrementate da quando nel 2010 la ragazzina si é avvicinata alla List, sono state affiancate da questo percorso interattivo di 12 ore con gli alunni e 8 con i docenti. Il progetto "Senza Parole" nato con lo scopo di "far accompagnare" N. alla scoperta della espressione del sé attraverso gli altri, si è rivelata l'occasione pedagogica tipo per rispondere ai tanti quesiti degli altrettanti compagni di classe: "Come dobbiamo rivolgerci a lei?", "Dobbiamo presentarci?", "Ma capisce cosa voglio dirle?". Alla luce dei comprovati risultati ottenuti da N. e dai suoi compagni di classe, perché non allargare il raggio d'azione formativo? A Modena, è da anni attiva sui sordociechi una splendida collaborazione tra ente e singoli comuni. ".
Per chi volesse approfondire in fatto di sordocecità può leggersi anche quest'altra bella storia. (la foto del post è tratta dal film "Anna dei Miracoli" che si ispira al libro di Hellen Keller).

1 commento:

mresciani ha detto...

Questi progetti dovrebbero obbligatoriamente essere fatti in tutte le scuole dove esistono le realtà di queste disabilità