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martedì 13 dicembre 2011

il piacere di leggere, per tutti


Oggi per alcuni bambini italiani (*) è Santa Lucia, cioè ricevono regali e dolci se sono stati buoni, carbone se sono stati cattivi.
Santa Lucia è la patrona dei ciechi.
Buona Santa Lucia a tutti.
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(*) nonostante la santa sia d'origini siciliane, si festeggia a Verona, Mantova, Cremona e forse Palermo. L'anno scorso scrivevo così, il magone perdura.....

lunedì 8 agosto 2011

Bambini disabili (poco) liberi di giocare


di mresciani:
Mamma, Mary, potete mettermi nei giochi?
Subito, ho risposto prontamente a Luca.
Luca (nome di fantasia) è il figlio della mia amica, ha 6 anni e sta in carrozzina perché non può camminare.
Eravamo al parco e tutti i bimbi correvano sulle altalene, scivoli ecc, lui, stellina, voleva andare su quegli animaletti di legno, tipo cavallino a dondolo, quelli che sono fissati con una molla di ferro al suolo.
Io e la mamma l'abbiamo preso in braccio e tenendolo in due l'abbiamo fatto dondolare sul gioco, era strafelice Luca e rideva urlando a squarciagola, rovesciando il capo all'indietro. Basta poco, mi sono detta, per farli felici.
 Mi sono guardata intorno per vedere su quali altri giochi avrebbe potuto stare Luca. Caspita, su nessuno, le altalene pur avendo una barra sul davanti tipo  ringhiera, non avevano comunque lo schienale per poggiarsi. Questi animaletti, con un accorgimento da parte delle ditte costruttrici potevano andare bene, bastava creargli due piccole pareti  di fianco e, una sulla schiena per proteggerlo ed avvolgerlo.
In questi giorni andando per i vari parchi mi sono resa conto che nessun ha strutture per i piccoli disabili motori. I bimbi si possono mettere sulle altalene a cestino, ma poi tutto finisce lì.
Allora ho cercato su internet, scoprendo che, solo ora  a Milano è partita una gara d'appalto per fornire  giochi per disabili dentro un parco già esistente. I bimbi dovranno arrivare con un montascale ad una rampa d'accesso, in modo da stare insieme agli altri bambini  in una struttura con sedute doppie dove possono alloggiare loro,  accompagnatori e altri bimbi. Ci saranno anche attrezzature per non vedenti e vari oggetti per stimolare l'udito ed il tatto.
Sarebbe bello che un progetto simile si sviluppasse anche sul nostro territorio. Io lancio la pietra, sperando che chi può, possa dare la possibilità anche ai nostri piccoli disabili motori di giocare come tutti i bimbi, in una struttura pubblica.
Mi sono già interessata per altri tipi di giochi, per esempio, per bambini che non vedono. L’anno scorso, per il compleanno di Jacopo, che non vede, ho cercato dei libri tattili. I prezzi sono proibitivi ed allora, abbiamo aguzzato l’ingegno con la mamma del bimbo. Stavamo costruendo un libro leggendo la storia di un puledro e, devo dire che il lavoro stava venendo bene, ma ci vuole un sacco di tempo ed attrezzatura per far capire al bimbo attraverso il tatto i vari argomenti.
Comunque il libro del puledrò Nicolò spero che nasca presto. Sarebbe una soddisfazione tutta mia e di Alessandra, la mamma del bimbo.
(Questo articolo è apparso qui a pagina 7).

sabato 17 luglio 2010

Elimina, elimina, elimina!

di mresciani:
Oggi è una giornata molto calda ed insolitamente mia figlia non è voluta andare al mare. Per tenerla occupata le ho proposto di mettere a posto i libri ed i giocattoli.
Solitamente questo lavoro lo faccio da sola, così ne approfitto per eliminare e regalare tante cose ed invece, mi ha sorpreso lei.
Sembrava un disco incantato...le mostravo i giocattoli e lei diceva: elimina ... elimina... elimina....
Non le ho detto niente ma ho capito benissimo perchè non li voleva. Erano regali che le avevano fatto, ma lei non ci ha mai giocato e mai avrebbe potuto giocarci, per ovvi motivi.
Come si può regalare ad una bimba con problemi delle mini bamboline con tutto il guardaroba ed il mini appartamentino da arredare? Come poteva fare lei a vestire e spogliare le bamboline se non riusciva ad afferrare gli oggetti perchè troppo piccoli?
Per non parlare delle collanine da confezionare con perline piccolissime!!! Ma daiiiii... Accipicchia, un pò accortezza, basta osservarla e dopo un pò una persona si accorge che certe cose non fanno per lei!
Perchè fare dei regali così inutili? Perchè non pensare a chi fai i regali?
Assurdo. Inutile. Crudele.
Che dire di tanti libri che le hanno regalato? Spicca "Harry Potter e il prigioniero di Azkaban" regalatole quando aveva 8/9 anni: un mattone di quasi 400 pagine regalato ad una bimba che ha problemi cognitivi!

Per leggere non ci sono problemi ma lei ha problemi poi a rielaborare ciò che ha letto. Con lei stiamo lavorando ancora su storie brevissime di due massimo tre paginette per riuscire poi a raccontarle.
Quel regalo fatto poi da una persona del parentado la dice lunga sul fatto che chi non ha figli disabili non capisce un accidenti di disabilità. Ancora qualcuno non ha capito che la disabilità non deve per forza associarsi all'aspetto fisico. Ma ormai so che la gente è molto lontana da certe realtà.
Mia figlia mi diceva stasera: elimina ...elimina ... regala...
Sembrava che liberarsi di quei giochi nei bidoni dei giocattoli fosse per lei una liberazione.....finalmente eliminava ciò che a lei ha sempre dato fastidio....... ed anche io con la sua approvazione mi stavo liberando di ciò che mi ha sempre fatto male. Ogni volta che mia figlia riceveva quel genere di regalo sentivo uno schiaffo in pieno viso.
Sì, ogni volta sentivo un fortissimo fastidio........un fastidio e per giunta dovevo anche ringraziare. Ringraziare per cortesia ed educazione.....ma era fortissima la tentazione di dire:
"Ma non capisci che non potrà mai giocarci perchè non riesce a gestire certi giocattoli? Perchè non le hai regalato un libro adatto alle sue capacità? Lo sai che per i bimbi speciali i libri non devono andare di pari passo con l'età?".

Perciò, quando dovete fare un regalo e soprattutto se il destinatario è un bambino speciale, pensateci bene: il diritto al gioco è sacrosanto per ogni bambino, perchè negarlo proprio ai bambini disabili?

NdO: sullo stesso argomento si può leggere questo e questo.

mercoledì 24 marzo 2010

Lo sviluppo è un gioco... e viceversa


Riporto questo scritto, trovato con motore di ricerca, della psicologa Barbara Celani sul gioco e sui bimbi ciechi, credo che possa essere utile:


[Abstract] Così come nei bambini normovedenti, il gioco riveste una funzione di estrema importanza nello sviluppo cognitivo e motorio dei bambini disabili della vista. [fine abstract]

Premessa

La funzione del gioco nei bambini è da molti anni argomento di trattazione da parte di psicologi e pedagogisti: la letteratura evidenzia le molteplici funzioni delle attività di gioco nell'età evolutiva.
Il gioco rappresenta infatti uno dei modi privilegiati per esplorare il mondo esterno e quello delle relazioni interpersonali, per sviluppare abilità motorie e cognitive, per sperimentare ruoli, per agire la propria creatività.
È evidente come le attività ludiche ricoprano nei bambini disabili le medesime funzioni: il gioco rappresenta infatti un'attività spontanea cui tutti i bambini hanno diritto, è quindi fuorviante considerare il gioco con i bambini disabili unicamente in un'ottica terapeutica
Giocare, come comunicare, risponde ad un bisogno intrinseco dei piccoli, non può divenire un mero atto riabilitativo in cui non vengano prese in considerazione le dimensioni della spontaneità e del genuino divertimento. Ma non si può neanche sottovalutare la correlazione esistente tra le attività ludiche e alcuni aspetti dello sviluppo, in particolare di quello cognitivo, ma anche di quello del linguaggio e di quello motorio. E allora il gioco può essere considerato sotto due aspetti (o funzioni) fondamentali:

Come attività spontanea dalla quale trarre piacere e attraverso cui sviluppare la socialità e la creatività.
Come mezzo per favorire lo sviluppo.

Tale dicotomia non deve essere comunque considerata in maniera assoluta: la contrapposizione di tali aspetti del gioco è da considerarsi sfumata e non netta, poiché le dimensioni del piacere e del divertimento, spesso si sovrappongono a quella “didattica” e/o “terapeutica”. In questo caso il gioco diventa contemporaneamente momento di apprendimento e occasione di sviluppo. Probabilmente nel caso dei bambini questa combinazione è particolarmente produttiva, per mantenere alti la motivazione, la curiosità e l’interesse del bambino, cosa non sempre facile. Un esempio che si può fare a tal proposito è l’ingegnosa trovata di due insegnanti romane che hanno creato un vero proprio gioco per imparare il codice Braille, con tanto di tappeto, tabellone e gli alunni che fanno da “pedine” (Ciranda, 2005). Si tratta di un sussidio didattico coinvolgente ed educativo, utile per favorire l'integrazione all'interno della classe e per niente costoso da realizzare.
La considerazione del gioco come mezzo di apprendimento vale per i bambini disabili sicuramente, ma anche per i normodotati.

Gioco e divertimento

Per quanto riguarda questo primo aspetto, va comunque sottolineato come, in presenza di deficit sensoriali, cognitivi o motori possa essere molto complesso per i bambini giocare nel medesimo modo dei coetanei.
Questo ordine di problemi può essere parzialmente o del tutto risolto strutturando il setting di gioco in modo da aggirare gli ostacoli specifici posti dalle situazioni di handicap e offrire così ai bambini un maggiore grado di autonomia ed una più ampia libertà nel gioco. Le strategie facilitanti possono riguardare diversi aspetti del contesto di gioco come ad esempio:

Lo spazio del gioco (luogo chiuso o all'aperto, eventuale piano di lavoro, posizionamento del materiale, etc.).
La postura del bambino.
Il ruolo del bambino e quello di altri eventuali partecipanti (bambini o adulti) che possono svolgere una funzione complementare eseguendo attività che il bambino non riesce a fare autonomamente.
La scelta dell'attività di gioco (ad es. giochi causa-effetto, costruzione, disegno, manipolazione, ecc.).
La scelta del materiale e/o dei giocattoli.

Nell'ambito della scelta dei giocattoli è possibile distinguere alcune categorie:

Giocattoli e altri materiali comunemente reperibili sul mercato che per le loro caratteristiche si prestano ad essere utilizzati facilmente anche da chi presenti un determinato tipo di disabilità motoria, cognitiva o sensoriale.
Giocattoli comuni adattati per venire incontro a specifiche difficoltà (come ad esempio un puzzle cui vengano applicati dei piccoli magneti che ne facilitino il posizionamento).
Giocattoli e giochi costruiti per venire incontro dal punto di vista ergonomico e funzionale alle esigenze di quanti più utilizzatori possibile (è il caso di alcune attrezzature ludiche per parchi e giardini reperibili sul mercato come altalene, scivoli e dondoli).
Giocattoli e giochi ‘speciali' progettati appositamente per soddisfare esigenze specifiche (ad esempio carte da gioco in Braille, ecc.).

In generale quando si sceglie un giocattolo sarà necessario tenere conto :

Dell'età cronologica.
Dello stadio evolutivo raggiunto dal bambino.
Le sue preferenze, gli interessi e le caratteristiche globali di personalità.
Il grado di autonomia che un giocattolo o un gioco offre.

Con il bambino non vedente occorre innanzitutto ricorrere a stimoli di tipo tattile ed acustico, avendo cura di proporre gradualmente i giochi e i giocattoli e di spiegare costantemente quanto viene fatto per non causare reazioni di spavento e ansia.
La scelta dei giochi per i più piccoli dovrà essere fatta in base al grado di stimolazione multisensoriale che offrono; la scelta potrà così essere effettuata tra i molti giocattoli per la prima infanzia esistenti che, ad esempio, producono suoni, vibrano, hanno forme accattivanti, ecc.
Tutti i giocattoli che forniscono feedback acustici (macchine, bambole, strumenti musicali, mini-registratori di cassa, radioline, ecc.) sono particolarmente adeguati ai bisogni dei bambini non vedenti. Esistono anche piccoli metal detector che possono essere utilizzati come giochi educativi per favorire l'esplorazione dell'ambiente.
Vi sono poi delle palle speciali che vengono normalmente utilizzate da atleti non vedenti ma si prestano molto bene ad essere adoperate da bambini anche piccoli con deficit della vista. Il gioco è reso possibile dal momento che la posizione e il movimento della palla vengono rilevate grazie ad una segnalazione acustica emessa dalla palla stessa.
Libri tattili, piccoli animali di peluche e tutti i giocattoli che presentano texture di tipo diverso forniscono al bambino un'adeguata stimolazione sensoriale.
Per facilitare le attività di disegno si può ricorrere a diversi metodi.
Si possono far colorare dei disegni tracciati con la colla o con altri materiali che producano un rilievo. La coloritura tramite matite e pennarelli può essere sostituita dall'applicazione di un sottile strato di sabbia colorata su di una superficie sulla quale sia stato precedentemente spalmato un sottile strato colloso.
Un altro materiale povero che può essere usato per creare delle composizioni artistiche di tipo tattile sono i semi: cereali e legumi possono essere usati sia per tracciare delle linee che per riempire dei campi.
Di grande utilità per le loro caratteristiche tattili possono risultare i magneti di varie forme (lettere dell'alfabeto, piccoli animali, ecc.) ed i timbri.
Con giocattoli difficili da esplorare attraverso una modalità tattile (giochi da tavolo, carte, ecc.) è consigliabile apporre delle targhette ottenute attraverso una stampante Braille o un'etichettatrice in Braille.
Ricordiamo inoltre che molti giochi da tavolo sono prodotti anche in una versione Braille.
Non bisogna dimenticare poi il contributo offerto dalle nuove tecnologie dell'informazione le quali forniscono possibilità sempre nuove: ad esempio il prestigioso M.I.T. (Massachussets Institute of Technology) ha costruito “Bricket”, un prototipo di costruzioni intelligenti corredate di microchip che possono essere programmati per emettere suoni diversi o eseguire delle azioni particolari. Questo sistema innovativo consente di costruire macchine, piccoli robot e case intelligenti in miniatura ed è stato applicato anche alle celebri costruzioni della Lego.
Per bambini in età scolare e ragazzi sono possibili molti altri tipi di attività eseguibili con un personal computer: giochi di ruolo, di ambientazione fantastica o d'avventura, cruciverba, scacchi, vari giochi di carte (poker, black jack), battaglia navale e persino il flipper (in cui un feedback acustico avverte dei movimenti della pallina).
Alcuni giochi di questo tipo danno la possibilità di disputare una partita con un altro giocatore collegato simultaneamente al PC.
I software di gioco accessibili possono per lo più essere scaricati direttamente da Internet, in alcuni casi gratuitamente; per alcuni di essi è necessario utilizzare uno screen reader, ovvero un programma che legge attraverso una sintesi vocale quanto è scritto sul monitor, come ad esempio Jaws; altri giochi hanno invece una sintesi vocale incorporata che fornisce tutte le istruzioni necessarie per giocare.


Gioco e sviluppo

Le varie modalità di gioco emergono nello sviluppo infantile in epoche diverse, dando informazioni sul livello di sviluppo raggiunto, che va valutato non solo nell’aspetto quantitativo, ma soprattutto in quello qualitativo. Si deve tener conto dell’età in cui emergono le singole modalità ludiche e quanto il bambino riesce a variarle. I bambini non vedenti mostrano ritardi nello sviluppo della capacità di differenziare le varie modalità di gioco, a causa del più difficile accesso al mondo materiale e spaziale rispetto ai vedenti. Si osserva spesso come i piccoli non vedenti rimangano a lungo con giochi che si riferiscono al proprio corpo o con una manipolazione ed esplorazione indifferenziata degli oggetti. Le attività ludiche sono spesso ripetitive, ma si può facilitare il bambino per esempio proponendogli i suoi giochi in uno spazio delimitato oppure facendo un bordo rialzato del piano di gioco, per evitare che gli oggetti cadano, uscendo dalla portata del bambino.
È importante che gli oggetti forniti al bambino cieco siano ricchi di dettagli che stimolino l’esplorazione tattile e/o che emettano rumori e suoni, al fine di aumentare la motivazione e la curiosità.
Le difficoltà manuali, di orientamento e di coordinamento, provocano ritardi anche nella fruizione di giochi funzionali e di costruzione, come ad esempio manipolazione di oggetti che vengono messi in relazione tra loro. Per ovviare a ciò è utile usare oggetti di semplice strutturazione e poche richieste di orientamento.
Per quanto riguarda il gioco simbolico, esso risulta importante in vari ambiti di sviluppo, spesso tra loro fortemente interrelati. Il bambino privo della visione è obbligato a costruire l’immagine del corpo a partire dai vari aspetti dell’esperienza non visiva che ha a disposizione, nessuno dei quali può dare origine a una rappresentazione unitaria oggettivata e simultanea del corpo. Probabilmente, uno dei presupposti necessari perché nel linguaggio del bambino non vedente possa comparire stabilmente anche il pronome di prima persona, è il momento in cui egli sarà in grado di rappresentare se stesso nel gioco simbolico come oggetto in un mondo di altri oggetti.
Secondo Brambring (2004), è ragionevole aspettarsi un certo ritardo anche in questo: gli oggetti tradizionali per il gioco simbolico come bambole, macchinine, peluches, sono spesso di scarsa motivazione per il bambino non vedente. Egli probabilmente fa fatica a riconoscere la bambola o la macchinina come miniature di persone ed oggetti reali, poiché le similitudini esistono soprattutto sul piano visivo, mentre miniatura e oggetto reale non si assomigliano dal punto di vista tattile, né uditivo.
Sembra che i giochi simbolici emergano nel bambino cieco verso la fine dell’età prescolare e che si tratti non tanto di giochi simbolici con oggetti in miniatura, quanto di giochi di ruolo, dove viene usato l’aspetto verbale in particolare. Si potrebbe forse favorire il gioco simbolico se si avessero a disposizione oggetti che assomigliano a quello reale dal punto di vista tattile, uditivo e olfattivo. Può darsi che il bambino non vedente riesca più facilmente a raggiungere la simbolizzazione attraverso una similitudine di movimento invece di una similitudine dell’oggetto stesso.
Il gioco è importante anche nello sviluppo della motricità relativa a posture ed equilibrio. Ad esempio, per far sì che il bimbo sperimenti più posture e movimenti possibili, si può utilizzare un cuneo che lo sostenga lasciando liberi gli arti, oppure proporre giochi che favoriscono le stimolazioni vestibolari e propriocettive (“trotta-cavallino”, dondolii, giochi di “lotta”).
È fondamentale stimolare il più possibile il bambino a muoversi (ad esempio per afferrare un oggetto interessante) evitando le attività che favoriscono la rigidità corporea e la stereotipia, atteggiamenti facilmente riscontrabili nei ciechi. Per favorire l’equilibrio ad esempio, i genitori potrebbero portare i bambini su sentieri ruvidi e leggermente accidentati, farli saltare su superfici elastiche, ballare tenendo il bimbo sui propri piedi, nuotare. Tutto questo creando un’atmosfera rilassata priva di ansia e di paura.
Possiamo concludere dicendo quindi che il gioco può essere utilizzato con successo per favorire alcuni aspetti dello sviluppo, senza per questo perdere la sua dimensione per eccellenza, quella del divertimento. Questo vale per tutti i bambini e si può sfruttare anche e soprattutto per i non vedenti (e i disabili in generale) con qualche accorgimento che comunque permette di mantenere (e di amplificare) il piacere e il gusto del gioco, “diritto-dovere” di tutti i bambini e anche dei genitori.



Bibliografia

Ardito, B. (2004). Giochi di segni e parole. Un manuale per leggere e scrivere con bambini sordi e udenti dai 3 ai 7 anni. Milano: Franco Angeli.
Beyer, J., Gammeltoft, L. (2001). Autismo e gioco. Roma: Phoenix.
Brambring, M. (2004). Lo sviluppo nei bambini non vedenti. Osservazione e intervento precoce. Milano: Franco Angeli.
Caprino, F. (2004). Idee di gioco per bambini in condizione di disabilità. Online sul sito “Leonardo ausili” (http://www.leonardoausili.com/archivio64.htm).
Ciranda, C. (2005). Così il Braille diventa un gioco. Online sul sito “Superabile.it” (http://www.superabile.it/Superabile/Ausili/Il+Braille+diventa+un+gioco.htm).
Chade, J.J., Temporini, A. (2000). 110 giochi per ridurre l'handicap. Trento: Erikson.
Roma Lear, R. (2003). Un gioco speciale: Giocattoli e attività per bambini con esigenze particolari. Molfetta (BA): Edizioni la Meridiana.
Sigrid Loos, S., Ute Hoinikis, U. (2001). Handicap? Anche noi giochiamo. Torino: EGA.
Pozzi, L.D. Il gioco e l'handicap - Ludoteche e giocattoli speciali. (Tesi di Laurea in Scienze dell'Educazione, Università degli Studi di Bologna).
M. Zanandrea, M. (1998). Play, social interaction and motor development: pratical activities for preschoolers with visual impairments. Journal of Visual Impairments and Blindness, 92 (3), 176-188.


Barbara Celani
dott.ssa in Psicologia Clinica e di Comunità
Foto: quadro di Giuseppe Magni "Bambini che giocano a mosca cieca) preso da qui

mercoledì 22 ottobre 2008

GIOCHIAMO?


Un aspetto fondamentale per lo sviluppo di un bambino è il gioco, che, all’inizio, è un forma di apprendimento e, con il passare degli anni, diventa un modo per socializzare, passare il tempo, divertirsi, sfogare le energie in eccesso.
Tutti i bambini giocano. Tranne i bambini disabili.
Esagerata!, esclamerete.

Eh, magari!
Un bambino disabile fa riabilitazione (fisioterapia), i suoi migliori amici sono i fornitori di tutori, bustini, sistemi di postura e tutto ciò che serve a tenerlo fermo, nella posizione corretta.
Nessun diritto di gioco. Tant’è vero che avete mai visto, voi, un negozio di giocattoli per bambini disabili? Oh certo, esistono dei giocattoli da catalogo, un unico importatore, forse due (vi prego smentitemi se fossi mal informata!) e ovviamente i prezzi sono esorbitanti e i giochi limitati.
Possibile che a nessuno, almeno uno, possidente di una fabbrica (anche a conduzione familiare) di GIOCATTOLI, non gli sia venuto da investire un po’ nel settore – dicono che vengono premiate le idee innovative che conquistano nuove nicchie di mercato. Tutte fandonie?
A meno che tu genitore non abbia il pallino del bricolage e il garage riattato a falegnameria/laboratorio e ti metti di buzzo buono a modificare giocattoli preesistenti oppure aspetti che, alla prima occasione, i parenti elargiscano la mancetta al pargolo o, in mancanza di parenti, la tredicesima, e ordini uno di quei giochi costruiti in materiale atossico, che rispetta l’ambiente e stimola le facoltà intellettive.
Una via di mezzo no?

Talvolta sul forum che frequentiamo noi genitori tosti si presenta un qualche laureando ingegnere, cui il prof ha affibbiato la tesi su un “prototipo di giocattolo per bambini disabili”. Bellissimo! All’inizio sono tutti entusiasti, chiedono consigli, esternano le loro idee… e poi? Scompaiono, forse si fanno anche cambiare argomento della tesi. Peccato!

Certo la fantasia e l’inventiva di noi genitori non ha limiti e t’ingegni anche con materiali poverissimi ma: e quelli che non hanno fantasia e inventiva? E poi: cosa fa un genitore spesso? Va al negozio e compra un gioco per suo figlio..... Noi dobbiamo sempre tornare a casa con l'ultimo modello di plantari?


Se il gioco è la prima tappa dell’apprendimento, vuol dire che ai nostri bambini è precluso ulteriormente progredire.
E come cresce, un bambino senza giochi?