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martedì 21 febbraio 2012

21 febbraio 2012: intervista a Maria Clarice Bracci


Oggi è la giornata nazionale dedicata al Braille.
Abbiamo scelto di festeggiarla intervistando una persona che, con passione e davvero molta sensibilità, usa il braille per il suo lavoro e poi, ad un certo punto, ha avuto un'idea strepitosa che va sotto il capitolo "inclusione".
Ringrazio Itala Sceresini che mi ha fatto scoprire la persona oggetto dell'intervista.
MariaClarice, si presenti
Mi chiamoBracci Maria Clarice,sono un Educatore e Mediatore Interculturale specializzato nell'integrazione sociale e scolastica di persone diversamente abili. Sono nata a Roma, dove vivo e lavoro, collaborando con Enti pubblici e privati in qualità di Operatore Tiflologico.
Come quando e perché le è venuto di scrivere “scrivo e leggo con i puntini”?
Da qualche anno  la mia occupazione principale consiste  nell'offrire un'assistenza specialistica tiflodidattica nelle scuole della provincia di Roma svolgendo attività tiflopedagogica e didattica con bambini e ragazzi con disabilità visiva e pluriminorazioni. La mia professione nasce per  favorire l'integrazione dell'alunno attuando una serie di interventi che vanno dalla preparazione del materiale specifico (immagini tattili ed altri sussidi), alla trascrizione dei testi in Braille o a caratteri "in nero" ingranditi per gli ipovedenti, nonchè la realizzazione di progetti che coinvolgono tutti i compagni di classe, gli insegnanti e  le varie figure che operano nel contesto.
"Scrivo e leggo con i puntini" è stato ideato proprio  qui, tra i banchi di scuola, perchè raccoglie sottoforma di quaderno operativo gran parte del materiale proposto nei progetti di alfabetizzazione Braille.  Pallino, il protagonista/ insegnante creato dai bambini, accompagna il lettore nel percorso dell'apprendimento guidandolo con spensieratezza e svelando, (uso le loro parole),  "il segreto nascosto tra quei puntini" così affascinanti   ... perchè "si toccano" e perchè "compaiono magicamente dal foglio inserito in quella bella macchina da scrivere  rumorosa e colorata" (la dattilobraille). Il mio libro nasce dalla curiosità degli alunni e degli adulti che per vari motivi hanno a che fare con il mondo dei non vedenti, non riporta argomentazioni di tipo scientifico, ma vuole semplicemente divulgare i fondamenti della segnografia, attraverso immagini e schede da completare e colorare, affichè il Braille diventi un linguaggio condiviso di amicizia, cultura e solidarietà. Nella sua essenzialità è un testo molto versatile: può essere la base di un progetto curriculare a scuola, uno strumento di aiuto per i familiari di un non vedente o un libro per il tempo libero. Per favorire la massima diffusione ho deciso di proporre un prezzo di copertina equivalente alle sole spese di pubblicazione per dare a chiunque l'opportunità di fare questa esperienza. A breve, considerate le numerose richieste, uscirà anche una versione ebook ed il secondo livello.
Il libro è stato diffuso da ottobre 2011: che feedback ha avuto finora?
Da quanto risulta dai documenti  della casa editrice, nonostante sia ancora nella prima fase di distribuzione,  con mia grande sorpresa, sembra che il libro stia riscuotendo un enorme successo. Personalmente ricevo diverse e-mail da parte di chi ha apprezzato questa mia iniziativa. Tra questi ci sono per citarne alcuni: associazioni e strutture territoriali nazionali che si occupano di riabilitazione ed educazione, istituti scolastici, biblioteche, insegnanti, genitori, colleghi e parrocchie.  Iniziano ad arrivare feedback positivi anche da critici dell'editoria per ragazzi e docenti di alcuni atenei.
Le risultano adulti magari estranei al mondo della disabilità sensoriale che abbiano voluto imparare il braille?
Attualmente la maggior parte degli interessati proviene da un pubblico già sensibile a questa tematica, ma sono felice di sapere che Pallino è entrato in molte famiglie, per mano di bambini  che lo hanno "incontrato" tra gli scaffali di alcune librerie e un po' per gioco e un po' per curiosità anche le mamme si sono date da fare... L'entusiasmo dei piccoli è contagioso, quindi sono fiduciosa...
Mi diceva che entro breve sarà disponibile la versione digitale del suo libro......
Si, ormai è questione di giorni. Proprio per dare massima diffusione ed accessibilità al testo si è pensato di realizzare la versione in ebook, che potrà essere utilizzata con i più comuni e-reader e con il pc; sarà direttamentente scaricabile con un semplice click dal sito della casa editrice e da tutti i siti che vendono ebook.

Diamo tutti i riferimenti a chi fosse interessato a procurarsi "Scrivo e leggo con i puntini".
Titolo: Scrivo e leggo con i puntini
Autore: Maria Clarice Bracci
Collana: Miscellanea - Edizioni Youcanprint
Data di uscita: Ottobre 2011
Pagine: 72
ISBN: 9788866183631
http://www.youcanprint.it/youcanprint-libreria/miscellanea/scrivo-leggo-puntini-bracci.html
Si può ordinare contattando la casa editrice:
Tel. 0833.772652
e-mail: info@youcanprint.it
e tramite librerie presenti in tutte le regioni che effettuano la prenotazione di libri.
Ricordo infine la mia e-mail: scrivoeleggoconipuntini@gmail.com per chiunque voglia contattarmi personalmente.

martedì 13 dicembre 2011

il piacere di leggere, per tutti


Oggi per alcuni bambini italiani (*) è Santa Lucia, cioè ricevono regali e dolci se sono stati buoni, carbone se sono stati cattivi.
Santa Lucia è la patrona dei ciechi.
Buona Santa Lucia a tutti.
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(*) nonostante la santa sia d'origini siciliane, si festeggia a Verona, Mantova, Cremona e forse Palermo. L'anno scorso scrivevo così, il magone perdura.....

mercoledì 24 marzo 2010

Lo sviluppo è un gioco... e viceversa


Riporto questo scritto, trovato con motore di ricerca, della psicologa Barbara Celani sul gioco e sui bimbi ciechi, credo che possa essere utile:


[Abstract] Così come nei bambini normovedenti, il gioco riveste una funzione di estrema importanza nello sviluppo cognitivo e motorio dei bambini disabili della vista. [fine abstract]

Premessa

La funzione del gioco nei bambini è da molti anni argomento di trattazione da parte di psicologi e pedagogisti: la letteratura evidenzia le molteplici funzioni delle attività di gioco nell'età evolutiva.
Il gioco rappresenta infatti uno dei modi privilegiati per esplorare il mondo esterno e quello delle relazioni interpersonali, per sviluppare abilità motorie e cognitive, per sperimentare ruoli, per agire la propria creatività.
È evidente come le attività ludiche ricoprano nei bambini disabili le medesime funzioni: il gioco rappresenta infatti un'attività spontanea cui tutti i bambini hanno diritto, è quindi fuorviante considerare il gioco con i bambini disabili unicamente in un'ottica terapeutica
Giocare, come comunicare, risponde ad un bisogno intrinseco dei piccoli, non può divenire un mero atto riabilitativo in cui non vengano prese in considerazione le dimensioni della spontaneità e del genuino divertimento. Ma non si può neanche sottovalutare la correlazione esistente tra le attività ludiche e alcuni aspetti dello sviluppo, in particolare di quello cognitivo, ma anche di quello del linguaggio e di quello motorio. E allora il gioco può essere considerato sotto due aspetti (o funzioni) fondamentali:

Come attività spontanea dalla quale trarre piacere e attraverso cui sviluppare la socialità e la creatività.
Come mezzo per favorire lo sviluppo.

Tale dicotomia non deve essere comunque considerata in maniera assoluta: la contrapposizione di tali aspetti del gioco è da considerarsi sfumata e non netta, poiché le dimensioni del piacere e del divertimento, spesso si sovrappongono a quella “didattica” e/o “terapeutica”. In questo caso il gioco diventa contemporaneamente momento di apprendimento e occasione di sviluppo. Probabilmente nel caso dei bambini questa combinazione è particolarmente produttiva, per mantenere alti la motivazione, la curiosità e l’interesse del bambino, cosa non sempre facile. Un esempio che si può fare a tal proposito è l’ingegnosa trovata di due insegnanti romane che hanno creato un vero proprio gioco per imparare il codice Braille, con tanto di tappeto, tabellone e gli alunni che fanno da “pedine” (Ciranda, 2005). Si tratta di un sussidio didattico coinvolgente ed educativo, utile per favorire l'integrazione all'interno della classe e per niente costoso da realizzare.
La considerazione del gioco come mezzo di apprendimento vale per i bambini disabili sicuramente, ma anche per i normodotati.

Gioco e divertimento

Per quanto riguarda questo primo aspetto, va comunque sottolineato come, in presenza di deficit sensoriali, cognitivi o motori possa essere molto complesso per i bambini giocare nel medesimo modo dei coetanei.
Questo ordine di problemi può essere parzialmente o del tutto risolto strutturando il setting di gioco in modo da aggirare gli ostacoli specifici posti dalle situazioni di handicap e offrire così ai bambini un maggiore grado di autonomia ed una più ampia libertà nel gioco. Le strategie facilitanti possono riguardare diversi aspetti del contesto di gioco come ad esempio:

Lo spazio del gioco (luogo chiuso o all'aperto, eventuale piano di lavoro, posizionamento del materiale, etc.).
La postura del bambino.
Il ruolo del bambino e quello di altri eventuali partecipanti (bambini o adulti) che possono svolgere una funzione complementare eseguendo attività che il bambino non riesce a fare autonomamente.
La scelta dell'attività di gioco (ad es. giochi causa-effetto, costruzione, disegno, manipolazione, ecc.).
La scelta del materiale e/o dei giocattoli.

Nell'ambito della scelta dei giocattoli è possibile distinguere alcune categorie:

Giocattoli e altri materiali comunemente reperibili sul mercato che per le loro caratteristiche si prestano ad essere utilizzati facilmente anche da chi presenti un determinato tipo di disabilità motoria, cognitiva o sensoriale.
Giocattoli comuni adattati per venire incontro a specifiche difficoltà (come ad esempio un puzzle cui vengano applicati dei piccoli magneti che ne facilitino il posizionamento).
Giocattoli e giochi costruiti per venire incontro dal punto di vista ergonomico e funzionale alle esigenze di quanti più utilizzatori possibile (è il caso di alcune attrezzature ludiche per parchi e giardini reperibili sul mercato come altalene, scivoli e dondoli).
Giocattoli e giochi ‘speciali' progettati appositamente per soddisfare esigenze specifiche (ad esempio carte da gioco in Braille, ecc.).

In generale quando si sceglie un giocattolo sarà necessario tenere conto :

Dell'età cronologica.
Dello stadio evolutivo raggiunto dal bambino.
Le sue preferenze, gli interessi e le caratteristiche globali di personalità.
Il grado di autonomia che un giocattolo o un gioco offre.

Con il bambino non vedente occorre innanzitutto ricorrere a stimoli di tipo tattile ed acustico, avendo cura di proporre gradualmente i giochi e i giocattoli e di spiegare costantemente quanto viene fatto per non causare reazioni di spavento e ansia.
La scelta dei giochi per i più piccoli dovrà essere fatta in base al grado di stimolazione multisensoriale che offrono; la scelta potrà così essere effettuata tra i molti giocattoli per la prima infanzia esistenti che, ad esempio, producono suoni, vibrano, hanno forme accattivanti, ecc.
Tutti i giocattoli che forniscono feedback acustici (macchine, bambole, strumenti musicali, mini-registratori di cassa, radioline, ecc.) sono particolarmente adeguati ai bisogni dei bambini non vedenti. Esistono anche piccoli metal detector che possono essere utilizzati come giochi educativi per favorire l'esplorazione dell'ambiente.
Vi sono poi delle palle speciali che vengono normalmente utilizzate da atleti non vedenti ma si prestano molto bene ad essere adoperate da bambini anche piccoli con deficit della vista. Il gioco è reso possibile dal momento che la posizione e il movimento della palla vengono rilevate grazie ad una segnalazione acustica emessa dalla palla stessa.
Libri tattili, piccoli animali di peluche e tutti i giocattoli che presentano texture di tipo diverso forniscono al bambino un'adeguata stimolazione sensoriale.
Per facilitare le attività di disegno si può ricorrere a diversi metodi.
Si possono far colorare dei disegni tracciati con la colla o con altri materiali che producano un rilievo. La coloritura tramite matite e pennarelli può essere sostituita dall'applicazione di un sottile strato di sabbia colorata su di una superficie sulla quale sia stato precedentemente spalmato un sottile strato colloso.
Un altro materiale povero che può essere usato per creare delle composizioni artistiche di tipo tattile sono i semi: cereali e legumi possono essere usati sia per tracciare delle linee che per riempire dei campi.
Di grande utilità per le loro caratteristiche tattili possono risultare i magneti di varie forme (lettere dell'alfabeto, piccoli animali, ecc.) ed i timbri.
Con giocattoli difficili da esplorare attraverso una modalità tattile (giochi da tavolo, carte, ecc.) è consigliabile apporre delle targhette ottenute attraverso una stampante Braille o un'etichettatrice in Braille.
Ricordiamo inoltre che molti giochi da tavolo sono prodotti anche in una versione Braille.
Non bisogna dimenticare poi il contributo offerto dalle nuove tecnologie dell'informazione le quali forniscono possibilità sempre nuove: ad esempio il prestigioso M.I.T. (Massachussets Institute of Technology) ha costruito “Bricket”, un prototipo di costruzioni intelligenti corredate di microchip che possono essere programmati per emettere suoni diversi o eseguire delle azioni particolari. Questo sistema innovativo consente di costruire macchine, piccoli robot e case intelligenti in miniatura ed è stato applicato anche alle celebri costruzioni della Lego.
Per bambini in età scolare e ragazzi sono possibili molti altri tipi di attività eseguibili con un personal computer: giochi di ruolo, di ambientazione fantastica o d'avventura, cruciverba, scacchi, vari giochi di carte (poker, black jack), battaglia navale e persino il flipper (in cui un feedback acustico avverte dei movimenti della pallina).
Alcuni giochi di questo tipo danno la possibilità di disputare una partita con un altro giocatore collegato simultaneamente al PC.
I software di gioco accessibili possono per lo più essere scaricati direttamente da Internet, in alcuni casi gratuitamente; per alcuni di essi è necessario utilizzare uno screen reader, ovvero un programma che legge attraverso una sintesi vocale quanto è scritto sul monitor, come ad esempio Jaws; altri giochi hanno invece una sintesi vocale incorporata che fornisce tutte le istruzioni necessarie per giocare.


Gioco e sviluppo

Le varie modalità di gioco emergono nello sviluppo infantile in epoche diverse, dando informazioni sul livello di sviluppo raggiunto, che va valutato non solo nell’aspetto quantitativo, ma soprattutto in quello qualitativo. Si deve tener conto dell’età in cui emergono le singole modalità ludiche e quanto il bambino riesce a variarle. I bambini non vedenti mostrano ritardi nello sviluppo della capacità di differenziare le varie modalità di gioco, a causa del più difficile accesso al mondo materiale e spaziale rispetto ai vedenti. Si osserva spesso come i piccoli non vedenti rimangano a lungo con giochi che si riferiscono al proprio corpo o con una manipolazione ed esplorazione indifferenziata degli oggetti. Le attività ludiche sono spesso ripetitive, ma si può facilitare il bambino per esempio proponendogli i suoi giochi in uno spazio delimitato oppure facendo un bordo rialzato del piano di gioco, per evitare che gli oggetti cadano, uscendo dalla portata del bambino.
È importante che gli oggetti forniti al bambino cieco siano ricchi di dettagli che stimolino l’esplorazione tattile e/o che emettano rumori e suoni, al fine di aumentare la motivazione e la curiosità.
Le difficoltà manuali, di orientamento e di coordinamento, provocano ritardi anche nella fruizione di giochi funzionali e di costruzione, come ad esempio manipolazione di oggetti che vengono messi in relazione tra loro. Per ovviare a ciò è utile usare oggetti di semplice strutturazione e poche richieste di orientamento.
Per quanto riguarda il gioco simbolico, esso risulta importante in vari ambiti di sviluppo, spesso tra loro fortemente interrelati. Il bambino privo della visione è obbligato a costruire l’immagine del corpo a partire dai vari aspetti dell’esperienza non visiva che ha a disposizione, nessuno dei quali può dare origine a una rappresentazione unitaria oggettivata e simultanea del corpo. Probabilmente, uno dei presupposti necessari perché nel linguaggio del bambino non vedente possa comparire stabilmente anche il pronome di prima persona, è il momento in cui egli sarà in grado di rappresentare se stesso nel gioco simbolico come oggetto in un mondo di altri oggetti.
Secondo Brambring (2004), è ragionevole aspettarsi un certo ritardo anche in questo: gli oggetti tradizionali per il gioco simbolico come bambole, macchinine, peluches, sono spesso di scarsa motivazione per il bambino non vedente. Egli probabilmente fa fatica a riconoscere la bambola o la macchinina come miniature di persone ed oggetti reali, poiché le similitudini esistono soprattutto sul piano visivo, mentre miniatura e oggetto reale non si assomigliano dal punto di vista tattile, né uditivo.
Sembra che i giochi simbolici emergano nel bambino cieco verso la fine dell’età prescolare e che si tratti non tanto di giochi simbolici con oggetti in miniatura, quanto di giochi di ruolo, dove viene usato l’aspetto verbale in particolare. Si potrebbe forse favorire il gioco simbolico se si avessero a disposizione oggetti che assomigliano a quello reale dal punto di vista tattile, uditivo e olfattivo. Può darsi che il bambino non vedente riesca più facilmente a raggiungere la simbolizzazione attraverso una similitudine di movimento invece di una similitudine dell’oggetto stesso.
Il gioco è importante anche nello sviluppo della motricità relativa a posture ed equilibrio. Ad esempio, per far sì che il bimbo sperimenti più posture e movimenti possibili, si può utilizzare un cuneo che lo sostenga lasciando liberi gli arti, oppure proporre giochi che favoriscono le stimolazioni vestibolari e propriocettive (“trotta-cavallino”, dondolii, giochi di “lotta”).
È fondamentale stimolare il più possibile il bambino a muoversi (ad esempio per afferrare un oggetto interessante) evitando le attività che favoriscono la rigidità corporea e la stereotipia, atteggiamenti facilmente riscontrabili nei ciechi. Per favorire l’equilibrio ad esempio, i genitori potrebbero portare i bambini su sentieri ruvidi e leggermente accidentati, farli saltare su superfici elastiche, ballare tenendo il bimbo sui propri piedi, nuotare. Tutto questo creando un’atmosfera rilassata priva di ansia e di paura.
Possiamo concludere dicendo quindi che il gioco può essere utilizzato con successo per favorire alcuni aspetti dello sviluppo, senza per questo perdere la sua dimensione per eccellenza, quella del divertimento. Questo vale per tutti i bambini e si può sfruttare anche e soprattutto per i non vedenti (e i disabili in generale) con qualche accorgimento che comunque permette di mantenere (e di amplificare) il piacere e il gusto del gioco, “diritto-dovere” di tutti i bambini e anche dei genitori.



Bibliografia

Ardito, B. (2004). Giochi di segni e parole. Un manuale per leggere e scrivere con bambini sordi e udenti dai 3 ai 7 anni. Milano: Franco Angeli.
Beyer, J., Gammeltoft, L. (2001). Autismo e gioco. Roma: Phoenix.
Brambring, M. (2004). Lo sviluppo nei bambini non vedenti. Osservazione e intervento precoce. Milano: Franco Angeli.
Caprino, F. (2004). Idee di gioco per bambini in condizione di disabilità. Online sul sito “Leonardo ausili” (http://www.leonardoausili.com/archivio64.htm).
Ciranda, C. (2005). Così il Braille diventa un gioco. Online sul sito “Superabile.it” (http://www.superabile.it/Superabile/Ausili/Il+Braille+diventa+un+gioco.htm).
Chade, J.J., Temporini, A. (2000). 110 giochi per ridurre l'handicap. Trento: Erikson.
Roma Lear, R. (2003). Un gioco speciale: Giocattoli e attività per bambini con esigenze particolari. Molfetta (BA): Edizioni la Meridiana.
Sigrid Loos, S., Ute Hoinikis, U. (2001). Handicap? Anche noi giochiamo. Torino: EGA.
Pozzi, L.D. Il gioco e l'handicap - Ludoteche e giocattoli speciali. (Tesi di Laurea in Scienze dell'Educazione, Università degli Studi di Bologna).
M. Zanandrea, M. (1998). Play, social interaction and motor development: pratical activities for preschoolers with visual impairments. Journal of Visual Impairments and Blindness, 92 (3), 176-188.


Barbara Celani
dott.ssa in Psicologia Clinica e di Comunità
Foto: quadro di Giuseppe Magni "Bambini che giocano a mosca cieca) preso da qui