giovedì 29 settembre 2011

Intervista a Stefano Borgato

Stefano Borgato (nella foto insieme alla sua Lilli), padovano, classe 1958. 'E stata la prima persona, non genitore, che ho "virtualmente" conosciuto da quando sono entrata in questo matrix: mi scrisse per chiedermi se poteva riprendere questo post, che diventò " I maori e la guerra quotidiana dei genitori". Da allora ci siamo sempre tenuti in contatto, pur non essendoci mai visti dal vivo. 'E segretario di redazione del sito d'infomazione "Superando". Uomo "tosto", sensibile, scrupoloso e creativo, aggiungo. Quest'intervista nasce per capire un po' di più il rapporto tra disabiltà e giornalismo, in Italia. Di sé dice «Oggi, più che mai, lavorando nel campo della disabilità, serve "il pessimismo della ragione e l'ottimismo della volontà", per usare parole già pronunciate da persone ben più note di me».
 
Come quando e perchè è nato Superando?
Superando nasce tra la fine del 2003 e l'inizio del 2004, su iniziativa della FISH, la Federazione Italiana per il Superamento dell'Handicap, che raggruppa decine di associazioni di persone con disabilità e delle loro famiglie, sia a livello nazionale che locale. La FISH è appunto l'editore del portale, voluto per informare, creare dibattito e approfondire su tutto quanto riguarda le persone con disabilità e le loro famiglie, guardando sia in Italia che all'estero.
L'obiettivo, per altro, è sempre stato quello di informare anche "in senso lato", ovvero di trattare anche argomenti apparentemente non vicinissimi alla disabilità, ma che in realtà lo sono. Per fare un solo esempio, da anni seguiamo anche gli sviluppi e le applicazioni della Convenzione ONU sui Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza, ricordando sempre che i bambini con disabilità sono purtroppo tra le principali vittime di abusi e violenza.

Chiunque può contribuire inviando articoli?Assolutamente sì. Ogni testo, infatti, viene letto e attentamente valutato, ai fini della pubblicazione.
La notizia che non vorresti mai aver dato? Purtroppo proprio quelle che stiamo dando in queste settimane, sulle gravi conseguenze che le recenti Manovre Finanziarie potrebbero avere per le persone con disabilità e le loro famiglie. E naturalmente mai vorremmo dare - ma siamo costretti a farlo sin troppo - notizie di diritti negati alle persone con disabilità, nella scuola, nel lavoro, nella vita di tutti i giorni.
E quella che invece ti ha riempito di gioia?

Succede spesso, quando grazie anche al contributo del nostro sito, una "battaglia" condotta da una persona con disabilità o dalla sua famiglia va "a segno", ottenendo un risultato positivo e concreto.
Media e disabilità: perchè nei quotidiani non c'è molto spazio per quest'argomento? Negli ultimi due anni le cose sono un po' cambiate, nelle edizioni on line lo spazio c'è, nella forma "blog" (es. La stampa, Corriere, Repubblica) ma cmq le notizie che leggiamo spesso riguardano denunce di casi estremi o cronaca nera...
E' un processo quanto mai lento, ma bisogna sempre guardare i fatti della storia e della società in prospettiva. E' innegabile, infatti, che molti più operatori dell'informazione sappiano oggi di che cosa si parla esattamente, quando si affrontano temi come le barriere architettoniche o i diritti all'autonomia. Più indietro, invece, siamo su temi "profondi", come la sessualità e l'affettività delle persone con disabilità.
Indubbiamente ci sono ancora tanti problemi e nella maggior parte dei casi lo spazio si dà ancora al "fattaccio" oppure al "disabile eccezionale", protagonista di qualche performance impensabile, nello sport, nella cultura o altro. Ma, ripeto, questi processi sono estremamente lenti e da qualche decennio a questa parte le cose sono sicuramente migliorate, anche per l'ottima azione di tante associazioni di persone con disabilità e delle loro famiglie. Bisogna insistere con tutte le forze su questa strada, cercando quella che si potrebbe definire una "visibilità consapevole". In altre parole, non credo sia più il caso di pensare in termini di "l'importante è che se ne parli". L'obiettivo, invece, dev'essere far sì "che se ne parli nel modo giusto".

Mi risulta che ci siano stati dei corsi e/seminari dedicati proprio al giornalismo specializzato in "disabilità", anche di recente, quindi le figure qualificate dovrebbero esserci..... cosa manca?Certo, di giornalisti "coi fiocchi" specializzati nel settore della disabilità ce ne sono sempre di più. Ma il rischio sta proprio in quella stessa parola - specializzati- ovvero che si resti sempre nell'ambito del settore specifico, della "nicchia", mentre a mio parere i temi che riguardano la disabilità dovrebbero far sempre parte dell'agenda di tutti i settori, da quello politico a quello economico e sociale.
Quei bravi professionisti cresciuti in questi ultimi anni dovrebbero quindi giorno dopo giorno, parola dopo parola, cercare di "infiltrarsi" nella galassia della grande comunicazione, magari occupandosi d'altro, ma sempre ricordando "da dove provengono" e non dimenticando mai che - come è stato scritto provocatoriamente nel bel libro di Matteo Schianchi, La terza nazione del mondo - oggi solo la Cina e forse l'India superano, per numero di abitanti, la "popolazione" mondiale delle persone con disabilità.

Volevo arrivare qui: perché nell'undicesimo anno del terzo millennio non è la regola, nell'informazione, di riservare uno spazio al nostro "mondo"? O meglio di parlare parimenti di disabilità?
In parte, parlando di "processi molto lenti", l'ho già detto. E a mio parere uno dei principali rischi da evitare è proprio quello della cosiddetta "riserva indiana", sia in TV che nei giornali, anche per non far pensare, a chi si occupa di informazione, che «con quello spazio abbiamo fatto il nostro dovere»!
In questo senso credo possa senz'altro aiutare a migliorare la situazione il nuovo approccio sulla disabilità di questi ultimi anni, che ha trovato una luminosa "stella polare" con la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità. E' un approccio che guarda ai diritti umani e se di questo si parla, il discorso si allarga, non di poco, collocando le persone con disabilità in buona compagnia di tanti altri gruppi sociali discriminati.
Ripeto, però, che questi processi possono evolversi solo nel giro di qualche generazione e forse anche di più.
Lancio un "sassolone" nel lago: a nessuno è venuto in mente di fare un giornale - tipo quotidiano o perché no settimanale - online, esclusivamente dedicato alla disabilità? Toccando ogni aspetto? Come sarebbe se trovassimo articoli che ci parlino di come arredare una casa, vestirsi, fare sport, attività, lavorare.....? Penso che le firme ci siano, le persone disabili nel nostro Paese sono dieci milioni, se poi contiamo i familiari e tutti quelli che per lavoro orbitano attorno a questo mondo..... Perché per noi c'è solo l'informazione di tipo giuridico-medica? Come facciamo ad integrarci nella società se la nostra prospettiva è circoscritta a come battagliare per i diritti e quali ausili fanno al caso nostro....Le firme ci sarebbero, come dicevo. Mi sembra però un progetto un po' complicato, innanzitutto per la crisi oggettiva della stampa "di carta", che purtroppo fa registrare cali continui di vendite. Difficile quindi pensare che qualcuno - editore, associazione o federazione di associazioni che sia - possa in questo momento pensare di investire in un'iniziativa come questa.
Se poi succedesse, anche dal punto di vista della diffusione sarebbe una vera corsa a ostacoli, solo per riuscire ad arrivare in edicola.
Al di là poi degli ottimi esempi già esistenti di periodici che sanno fare buon approfondimento, soprattutto giuridico (penso in particolare a «HandyLexPress» del Servizio HandyLex.org), credo che in questo momento sia più opportuno cercare di sfruttare tutte le potenzialità esistenti in internet e su un altro versante, tentare di far filtrare sempre più la "buona" informazione sulla disabilità negli organi d'informazione generalisti. (uhm... avevo detto online. NdO)
Dovessi fare/rti un augurio per questo scampolo di 2011, così difficile per il mondo della disabilità?
Domanda molto difficile, per un periodo quanto mai cupo. Ma in fondo l'augurio è quello di sempre, cioè di poter contare per il futuro su un'Italia un po' più civile. In questo momento, forse, basterebbe semplicemente un po' più di "buona educazione" e di rispetto.

3 commenti:

TIMEOUT ha detto...

Mi ha fatto un immenso piacere leggere questa intervista; che fosse una persona splendida l'avevo intuito e l'intervista lo conferma.

Mammut ha detto...

Borgato! Finalmente vediamo il volto del mitico barbone

orsatosta ha detto...

:) Mammut, ciao e benvenuto