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sabato 26 maggio 2012

Quando anche i fumetti aiutano l'integrazione


Vi giro questo bell'articolo che ritempra un po' le energie e gli umori a testimonianza che le belle storie esistono e sono possibili :)
Complimenti alla mamma protagonista e anche al papà, boss del colosso dei fumetti americano, che ha risposto.  
Mi domando se da noi magari alla Bonelli possa accadere qualcosa di simile, sarebbe un fantastico modo di comunicare la disabilità.
Ho scelto Silver Surfer come icona di questo micro post perchè è un personaggio che mi ha sempre tanto affascinato.
Colgo l'occasione anche per segnalarvi questo bellissimo post. Da caricare sul surf insieme a Silver.
Buon week end.

lunedì 4 luglio 2011

Non smettere mai di sorridere


di Mresciani:
Noi genitori di ragazzi disabili, per aiutarli, spesso finiamo sulla stampa, perchè non vengono rispettati i loro diritti, sono sempre pagine di dolore quelle che si scrivono e che vengono riportate  dai media.
E' bello invece poter scrivere anche dei post dove raccontiamo dei ragazzi  che riescono a trasmettere delle storie positive per esempio  in campo sportivo e in campo sociale.
Noi cerchiamo di darne notizia il più possibile.
E' bello poter raccontare quando questi ragazzi riescono ad esprimersi e riescono a tradurre nella pagina scritta i loro sentimenti e le loro impressioni sui problemi sia di salute che di inserimento nella società. Società che vive la vita convulsamente e con ritmi frenetici che  mettono questi ragazzi, talvolta, in imbarazzo tanto  da bloccarli e  far sorgere dei dubbi sugli ALTRI, che pensano che i nostri ragazzi non siano in grado di poter fare niente. Dubbi che vengono agli altri ma non a noi genitori che, conoscendoli, sappiamo: hanno dei tempi che gli altri non riescono a rispettare.
Hanno una sensibilità fortissima ed hanno bisogno di essere circondati da persone che riescano, STIMANDOLI, a trasmettere i loro sentimenti, i loro pensieri e talvolta anche la rabbia per ciò che li circonda o che li coinvolge  negativamente e positivamente.
E' bello che qualcuno riesca come è successo a  Laura che, giovane ragazza nel suo libro: "Non smettere mai di sorridere".
Apre a tutti il suo mondo di ragazza che si trova a fronteggiare le difficoltà della vita già da quando nasce prematuramente.
Un libro da leggere tutto d'un fiato come ho fatto io, e non aggiungo altro.
Quando qualcuno dei nostri ragazzi raggiunge un traguardo positivo, è un incentivo per tutti noi genitori in modo che anche i nostri ragazzi siano sempre spronati, ognuno a dare quel che può.
Dietro ogni loro successo c'è un grande lavoro della famiglia.
Brava Laura e brava la sua mamma.

martedì 16 dicembre 2008

16 ANNI

“Per gli handicappati il tema più urgente è quello di decidere fra un destino di appiattimento sull’assistenza o di sviluppo dell’integrazione sociale. L’opinione pubblica e molti handicappati sembrano accettare la prima soluzione, che significherebbe rinuncia alla partecipazione, passività e marginalità.
C’è un altro pericolo ed è quello di essere convinti che i problemi dei disabili dipendono dai buon sentimenti, dalla politica dei buoni sentimenti. È invece un’esigenza di giustizia in senso giuridico e in senso etico.
Nella condizione umana di una persona handicappata c’è qualcosa di ineliminabile (la menomazione, la diversità, la dipendenza fisica o psicologica dagli altri), ma vi sono difficoltà che possono essere completamente risolte: l’indifferenza sociale, la fatica di farsi strada, la repressione della sessualità, la solitudine, la negazione dell’identità personale, il peso di una cultura fondata sull’apparenza e sulla prestazione.”

Scrive così, nel 2001, a epilogo di un capitolo, nel libro “Legislazione ed handicappati”, Gianni Selleri.
Libro capitatomi casualmente tra le mani, ieri.
Vi siete mai chiesti perché la legge quadro dell’handicap, che regola tutti gli ambiti della disabilità, sia stata fatta SOLO 16 anni fa?
Me lo chiedevo da un po’ e putacaso ho trovato alcune risposte anche grazie al lavoro di Floriana Antonucci (*).
C’è voluta la solita ondata politico-culturale di provenienza statunitense, passata dalla Francia, perché le cose cambiassero, in Italia. Siamo nel 1968. Da lì hanno cominciato a legiferare in Italia, cioè da un movimento di “rottura” d'importazione.
Ancora nel 1971, comunque, un alunno come mio figlio non avrebbe potuto iscriversi ad una scuola comune, bisognerà arrivare al 1977 perché “ciechi, sordi e tetraplegici” abbiano il permesso di studiare, grazie ad una legge.
Ritornando a ciò che scrive Selleri, negli anni ’80, se da una parte c’è il perfezionamento del processo legislativo, di pari passo c’è l’attenuazione dell’integrazione sociale (non trovate che sia paradossale?): è un decennio di crisi (persino nella musica i critici dicono che è stata prodotta la roba peggiore… mah!): crisi finanziaria che ha impattato sull’organizzazione del welfare state, causando disaggregazione dei servizi sanitari da quelli sociali, riproposizione del modello assistenzialistico, privatizzazione dei bisogni, trasformazione dei problemi degli handicappati ad una dimensione tecnica in mano agli specialisti, limitazione dei diritti acquisiti come l’esclusione dal lavoro. Ehm, la storia ritorna?
Un decennio così e poi paff: la legge 104.
Il disabile è finalmente (sancito nero su bianco) una persona, casomai non se ne fosse accorto nessuno. Ma, allora, gli anni '80 a qualcosa sono serviti.
Gli anni ’90 passano insieme all’exploit del volontariato e del terzo settore, succedono ovviamente altre cose: quello che mi premeva capire era cos’è successo dopo, fino al quasi moriente 2008 e soprattutto PERCHE’ dopo 16 anni ancora c’è gente che non sa assolutamente che esiste la legge 104, soprattutto i genitori: credo che se uno si prendesse la briga di leggerla, forse non direbbe più quello che continuo a sentire, le aberrazioni che continuo a verificare, le discriminazioni perpetrate ai danni di chi difendersi non può.
Le informazioni non sono patrimonio protetto e occulto, non si può, NON SI DEVE, ancora oggi, nell’era di internet che hai il mondo a portata di click, nascondersi dietro il dito “Non me l’ha detto nessuno”.
A confronto i genitori dei decenni passati, quando internet era un trastullo dei tecnici alla NASA, i telefoni erano a muro e la gente scriveva lettere di carta, assumono un contorno mitologico! Che se poi internet non ce l’hai, esistono i libri (li vendono nei negozi o sono consultabili nelle biblioteche)!
Se si vuole tutto si può, specie se in ballo c'è il benessere dei nostri figli,il benessere sociale.
E regagliamoglielo il motorino, a questa sedicenne:), perbacco!

(*) lavoro Individuale – Istituto Comprensivo di Giuliano (Roma); fonti: Salvatore Nocera, Sergio Neri, anno non segnalato.