giovedì 8 dicembre 2011

Una forza incomparabile


Sono tante le cose che vorrei scrivere, in questi giorni così densi di avvenimenti e novità, vissuti a 180/h. Però, su tutto, continua a girarmi in testa una lettera, che ho letto qualche giorno fa, pubblicata su un quotidiano, il Gazzettino. Ve la copincollo perchè ha una forza e una tostezza incomparabili. Dedicato a tutti i nostri figli.
Cara prof,
ieri ho preso il primo quattro della mia vita, in matematica addirittura;deve sapere che non sono arrabbiata, sono solo molto triste.
Quando l’ho scritto nel libretto ho pensato che nonostante io studi, mi impegni al massimo e faccia sempre i compiti a casa, non riuscirò mai a capire quei maledetti testi dei problemi:quei numeri messi lì in mezzo a tutte quelle parole ingannevoli e subdole.
Dopo quasi tre mesi che Lei è la mia nuova prof e volevo dirle che per me la lingua italiana è come l’Everest e io sono appena partita per la scalata.
Volevo dirle che sono nata sorda, già non come il nonno che è diventato sordo e porta l’apparecchio acustico, io non ho mai sentito una parola e quelle che conosco le ho imparate a memoria, con enorme fatica.
Volevo dirle che per me i numeri sono magia, quelle espressioni che da una riga si riducono ad un numero per me non hanno misteri. La matematica traduce perfino in simboli le parole e io anche per questo sono sempre andata d’accordo con questa materia.
Ora penso, il quattro a cosa serve? A dirmi che se non mi traducono in segni (LIS) o con grafici e disegni i problemi non so come risolverli? Lo sapevo già!
A dirmi che non so l’italiano? Ma dai…
A dirmi che non sono intelligente? Non ci credo…
Penso che il quattro non servisse a me, ma a Lei; voleva darmelo per dimostrare la sua teoria che io non ce la farò mai a superare questo handicap della lingua italiana e forse è vero.
Di una cosa fondamentale però non si è resa conto: se io non riuscirò sarà anche a causa sua che non sente ragioni su come si fa scuola ad un sordo.
Questa lettera non l’ho scritta io, come Lei ben sa, non ne sarei in grado; l’ha fatto mia madre che ha trascritto le mie emozioni, quelle che ieri ho condiviso con lei attraverso quella lingua che si parla con le mani (molto disdicevole, vero?) e che Lei dice non sia in grado di comunicare qualsiasi cosa.
Questa è la dimostrazione che forse Lei ha torto e la tristezza che mi ha provocato con quel quattro mi fa capire che sono diversa, diversa dagli altri e soprattutto diversa da li.
Giulia C. - Fiume Veneto (Pn)

2 commenti:

mresciani ha detto...

Questo mi dimostra che c'è ancora tanto lavoro da fare....fare certi lavori richiede una sensibilità particolare.....

Laura Raffaeli ha detto...

basterebbe riconoscere la lis, basterebbe che in qeusta nazione non si pensasse alla disabilità solo su una carrozzina, basterebbe sapere che siamo più di 5 milioni disabili sensoriali (stimati tra ciechi sordi e ipovedenti, ma chissà quanti altri sono sordi, visto che a differenza della vista la sordità si riesce a diagnosticare solo qualndo il paziente si rende conto che sta in una bolla, e spesso è troppo tardi).
basterebbe poco per capire che le disabilità più gravi sono quelle sensoriali, sordità e cecità, eppure io come presidente di categoria, quando segnalo l'assenza di sottotitoli mi danno retta, pur senza i milioni di euro che l'ens prende ogni anno...
basterebbe poi che le associazioni categoria non litigassero tra loro, forse per spartirsi questo tesoretto: c'è chi vuole il riconoscimento della lis, c'è chi dice che bisogna obbligare un figlio sordo a diventare oralista, cioè a "parlare" (io sono per la prima, eventualmente entrambe ma solo la seconda è impossibile).
basterebbe poco, proprio poco, eppure di ragazzi come questa che scrive sono troppi in italia, compresi i ciechi senza libri di testo e senza pc in classe