lunedì 3 agosto 2009

UN PAPA'

Il minore dei miei figli, Alessandro è un ragazzo che oggi ha 13 anni, ed è affetto da sindrome autistica, praticamente sin dalla nascita. Sorvolo sulle difficoltà che sotto tutti i punti di vista (psicologico, sociale e materiale) la mia famiglia ha incontrato, sia al momento della scoperta del problema che ha colpito Alessandro, sia negli anni successivi. In questo scenario, si aggiungeva poi la difficoltà delle istituzioni competenti (la sanità pubblica, la scuola, ecc.) ad offrire risposte efficaci per Alessandro e per noi genitori. Abbiamo trascorso anni di “pellegrinaggi” presso specialisti e strutture e poi di “lotte” assieme ad altri genitori con l’Azienda Sanitaria trentina per avere un minimo di terapie decenti.Ma come spesso accade nella vita, quando ormai tutto sembra precipitare, il buio dello scoraggiamento si squarcia. Dio esiste ed aiuta chi lotta con sincerità e tenacia: di questo ne porto inattaccabile testimonianza. Dio ti dà una forza che da solo non avresti. E poi, come nel mio caso, ti dà come aiuto decisivo proprio…la persona disabile stessa. Alessandro è stato ed è per me un maestro di vita. E in questa veste mi ha fatto scoprire le mie disabilità. Con la sua capacità di accorgersi di ogni cosa esteriore, ma soprattutto interiore, rappresenta un esempio per ogni essere umano. La sua purezza e il suo altruismo mi lasciano stupito e soprattutto mi fanno sentire mancante perché non riesco ad essere come lui. Alla fine ho scoperto che il vero disabile sono… io. Alessandro oggi è divenuto anche un maestro di sport: la sua passione per il calcio (da me trasmessa) lo ha spinto a voler entrare naturalmente in relazione con gli altri coetanei. E per un soggetto autistico entrare in relazione significa vincere una delle partite più importanti della vita. Infatti, per circa tre anni io e lui abbiamo giocato assieme da soli a calcio (attività sicuramente monotona, ma Alessandro si sentiva a suo agio solo così).Poi ho cercato di introdurlo in una partitella con altri suoi coetanei e gradualmente ha accettato di giocare con loro, anche se a modo suo (stando fermo in attesa che arrivasse il pallone e tirando nella direzione che voleva lui. Lascio immaginare la reazione dei coetanei, quando tirava nella direzione...opposta, facendo anche autogol!!). Sino a giungere alla stagione calcistica 2006-07 durante la quale è entrato a far parte della squadra di calcio di Mattarello, il sobborgo di Trento dove io abito. Alessandro si è inserito benissimo. Non soltanto è parte “normale” della squadra, ma è amato dai suoi compagni di squadra e dall’allenatore. Inizialmente, durante gli allenamenti voleva effettuare i giri di campo di riscaldamento da solo e lontano dal gruppo, ma poi gradualmente si è inserito con gli altri compagni di squadra sino a partecipare regolarmente alle partite di allenamento. Vederlo fare questo mi pareva un sogno rispetto a pochi anni fa quando il futuro mi sembrava nero, quando ancora tre anni fa non parlava completamente (ora il linguaggio è comparso, anche se ancora limitato ed elementare e non sempre pienamente comprensibile) e quando, a parte i suoi genitori e sua sorella, non desiderava altre relazioni significative. E un miracolo si è avverato il 14 aprile 2007, quando Alessandro è riuscito persino ad esordire in un campionato ufficiale! Che gioia, dopo anni di speranze e di amarezze, di paure per il futuro, di lacrime durante le solitarie riflessioni! Mentre lui correva dietro al pallone durante la partita, lacrime (stavolta di gratitudine) hanno bagnato il mio viso ringraziando Dio per avermi condiviso un maestro che mi ha insegnato che la vita è gioia e può, al di là degli artifizi, delle convenzioni umane e delle prove e degli ostacoli che colgono ciascuno di noi, essere sempre vittoria, quella vera, cioè quella della partita contro la propria incapacità (disabilità) di vivere e di amare. Oggi Alessandro sta progredendo sempre più e posso dire che ha gioia nella sua vita ed è una gioia per tutti noi familiari e per tutti coloro con cui riesce a venire in contatto. Ha ancora molti limiti sul piano cognitivo e dell’apprendimento, dell’autonomia relazionale e del linguaggio. Ma è meglio compiere un passo alla volta, senza pensare troppo al futuro lontano (per evitare di cadere nell’effetto panico del cosiddetto “dopo di noi”). Adesso la prossima tappa del percorso di Alessandro sarà riuscire ad avere amici, non per altrui compassione, ma perché gli altri desiderano spontaneamente godere del valore aggiunto che Alessandro, ma anche tutti gli altri disabili, riescono ad apportare alla vita di ciascuno di noi.Dall’esperienza di mio figlio è nato il desiderio di essere di aiuto, per quanto mi è possibile, tutti coloro che vivono la mia stessa esperienza affinché il diritto dei familiari a non avere una vita sempre condizionata dalle difficoltà che tutti conosciamo, e nel contempo fare avvicinare al nostro mondo più persone possibili, cosciente che chi si avvicina al nostro mondo riceverà molto di più di quanto potrà dare.
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Firmate e diffondete la petizione per il numero verde dedicato alle mamme qui

3 commenti:

mresciani ha detto...

bell'impegno .e che soddisfazioni..danno questi ragazzi......una bella iniezione di incoraggiamento a lottare ...

Anna Nina Arioli ha detto...

stupendo.. grazie a questo papà perchè le storie dei successi altrui sono come dei raggi di sole nella nostra vita. Ci aiutano sul serio a non scoraggiarci mai. Grazie davvero.

Salvo Di Grazia ha detto...

Che bello...
:)