Vi ricordate questa lettera?
Bene, nonostante la mamma abbia fatto qualsiasi cosa (compreso appellarsi al Consiglio di stato) questo è l'epilogo:
PONTEDERA. Non vedrà più quei corridoi “del dolore”. Ha deciso di lasciare l’indirizzo sociale intrapreso due anni fa all’istituto Montale. Walter Tumino scappa da quella scuola, che ha avuto difficoltà a relazionarsi con il suo grave handicap. Ed emigra al nord per riuscire a diplomarsi.
«Sono stato rifiutato, mi volevano riciclare su un percorso differenziato a cui mi avevano costretto, con il semplice accorgimento di non accettare ogni mia forma di comunicazione. Continuerò a studiare da un’altra parte», scrive il 19enne con la sua tastiera speciale. Non parla ma si racconta e urla rabbia e frustrazioni. Sempre con la sua tastiera speciale. Lo fa senza far mancare addirittura un po’ di ironia nel suo “Addio Montale”. Una freccia che arriva direttamente al cuore. E che riporta in superficie una ferita aperta per mamma Rossella, che da due anni sta portando avanti questa battaglia di inclusione insieme al marito, per garantire il diritto allo studio del figlio. «Il mio bimbo è affetto da tetraparesi distonica, sta in carrozzina, non parla ma studia, apprende. Purtroppo, a scuola non ha avuto modo di dimostrare ciò che imparava, perché non veniva utilizzato un adeguato sistema di verifica che si chiama comunicazione facilitata. Adesso lo avrebbero promosso in terza, prospettandogli un percorso differenziato con il quale non si potrebbe diplomare». Dalla provincia di Pisa, la storia di Walter fa il giro del web, raccontata nei dettagli dal gruppo italiano Genitori tosti, di cui anche Rossella fa parte. Finisce più volte sul tavolo della dirigente scolastica del Montale che motiva, sempre e comunque, le scelte fatte dalla scuola. Anche la Asl che segue il ragazzo dice la sua. Così l’Ufficio scolastico. Per Walter sembrano mobilitarsi tutti. Ognuno con le migliori intenzioni di inclusione e di apertura verso la comunicazione facilitata. Alla fine non è così. E lo studente sarà costretto da settembre a fare il pendolare con Torino, per seguire un percorso ad hoc, insieme all’associazione piemontese “Il grillo pensante”. Con loro prenderà il tanto desiderato diploma. «Alle medie il ragazzo utilizzava la comunicazione facilitata. Alle superiori il divieto», continua la mamma. Dal novembre 2008 le istituzioni si sono incontrate più volte per organizzare i piani educativi per Walter. L’ultimo a maggio. In quella sede la Asl si pronuncia in maniera rinnovata rispetto alla disabilità del ragazzo. La dottoressa Pupi sottopone Walter al test non verbale Leiter-R per una valutazione cognitiva. Salta fuori un punteggio del ragionamento fluido di livello medio-alto. Finalmente si mette nero su bianco quello che i genitori stanno cercando di dire da tempo. «Prima abitavamo a Crespina e mio figlio era in carico alla Asl Valdera; adesso ci siamo trasferiti a Cascina e lui è passato sotto l’area pisana. I medici hanno rifatto tutti gli esami ed è emerso il quadro reale di nostro figlio».
Francesca Suggi - il Tirreno
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A corollario questa corrobarante notizia: e poi chiamano a visita chi è esentato per la patologia..... bell'Italia!
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Fimate e diffondete la nostra petizione per il numero verde per le mamme!
1 commento:
stavo pensando quanti ragazzi e bambini hanno le capacità di Walter e per colpa dell'ottusità di chi invece dovrebbe aiutarli vengono lasciati senza mezzi nella nostra scuola.....però genitori come quelli di Walter che non si arrendono fanno emergere queste porcheria.......e che questo serva per altri voglio fortissimamente crederlo
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