martedì 3 luglio 2012

Il nostro NO!


di Giovanni Barin (*)
In quest’ultimo periodo stiamo assistendo, più o meno consapevolmente, ad una delle pagine più tetre dal dopoguerra ad oggi. Quella che è stata una significativa conquista di diritti vitali per le persone con disabilità, rischia di subire, a breve, un terribile colpo di ghigliottina: dalle risorse economiche al sostegno scolastico, dagli strumenti di supporto per le famiglie alle stesse persone con disabilità, le misure varate o in nuce concepite in nome della crisi economica, di fatto limiteranno la libertà nella vita di molte persone.
Senza addentrarci oltremisura in un’analisi critica dell’attuale crisi, sul perché ci siamo arrivati e come la si sta affrontando, arriviamo al punto: il nostro NO a qualsiasi forma di appoggio, accondiscendenza o mediazione sia verso chi è in procinto di togliere risorse alla disabilità sia al dialogo per ottenere le briciole che di esse rimarranno, in particolare per l’integrazione e il sostegno a scuola.
Parliamo del futuro di persone in situazione di disabilità con bisogni complessi, per le quali la continuità nella gestione del vivere quotidiano rappresenta non solo un bisogno primario a garanzia dell’integrazione nella società, ma spesso il senso stesso della vita. Da tempo e in più riprese abbiamo affermato che leggi e regolamenti sul sostegno delle persone con disabilità non mancano e sono, a parte alcuni aspetti, ben congegnate. Tuttavia, pur possedendo una normativa tra le più avanzate al mondo, il nostro Paese è relegato nell’arretratezza anche in questo ambito. I motivi possono essere cercati nella mancata, incompleta e saltuaria applicazione della normativa o nell’interpretazione erronea e soggettiva; senza contare le acrobazie del governante di turno per limitarne la portata, quasi che la disabilità sia il centro di un sadico gioco al bersaglio, come, ad esempio, l’ultimo decreto sulla riconversione sul sostegno dei docenti sovrannumerari, giocando e beffandosi della sorte dei nostri figli.
Non ci stancheremo mai di chiedere che la legislazione vigente sia applicata senza perder altro tempo e, conseguentemente, soldi; applicata senza cercare di svincolare da doveri precisi ed essenziali per un Paese che vorrebbe esser degno di confrontarsi con l’Europa.
Facciano attenzione governanti e legislatori a non guardare solo il loro orticello: lo sdegno che gli Stati esteri provano nei nostri confronti deriva anche dal mancato rispetto dei diritti delle persone più deboli. Evidentemente ai governanti, ai politici, agli amministratori del bene pubblico manca la coscienza sul come vive una famiglia con figli con disabilità; ma siamo generosi e rinnoviamo loro la disponibilità ad accompagnarli in un’interessante full-immersion nelle realtà locali e poi all’estero, dove potranno cogliere lo stesso sdegnato stupore che vediamo noi quando, costretti dalla nostra sanità a emigrare causa liste d'attesa lunghissime o assenza del trattamento necessario, raccontiamo le vicissitudini dei nostri figli.
Notare che si parla di Stati che dopo aver affinato la gestione della disabilità ancorché con scuole speciali, vogliono passare al nostro modello.
Chi vuole, si accomodi. Poi ne riparleremo.
Anziché colpire i nostri figli e, in generale, le persone con disabilità, ci sono molti altri ambiti dove fare cassa che, all’oggi, non sono stati minimamente considerati (o, peggio, forse lo sono stati). Non è ancora stata toccata quella numericamente limitata parte di popolazione che detiene la parte più cospicua delle ricchezze nazionali, così come non lo sono state le lobbies di molti settori economici, strategici per pochi, non certo per noi. Ma piuttosto di rischiare di pestare amichevoli calli, prima si cerca di togliere ai deboli, che, si pensa, non protesteranno. E se proteste ci saranno, forse contano di accontentare il rompiscatole di turno restituendo le briciole. Si sbagliano di grosso. Prima che ai disabili, i governanti si tolgano e tolgano alle cricche che li spalleggiano lo stipendio, i capitali, la casa, la possibilità di fare due passi per strada, il rispetto e la fiducia in sè stessi.
Chiediamo che sia dato alle persone con disabilità tutto quanto è previsto dalla legge.
Niente di meno.
Semmai di più, giacché le famiglie ci mettono del loro, sia in termini economici che di qualità della vita, tutti i giorni. Altro che togliere e tagliare. Dato che da oltre 20 anni dalla promulgazione della legge base ciò non è mai stato fatto, che sia dato quanto spetta! Poi ne riparleremo.
La proposta avanzata da recenti “studi” circa l’eliminazione dell’insegnamento di sostegno, passando dalla prossima assegnazione di docenti non specializzati agli alunni e studenti con disabilità fino all’affidamento dell’insegnamento solo agli insegnanti di classe, equivale secondo noi ad annullare o limitare le possibilità di crescita dei nostri figli, con la conseguenza di futuri maggiori costi proprio a carico dello Stato. Ben altre prassi possono essere adottate nel solco di quanto permesso dalle norme vigenti, senza tarpare l’attuale didattica, i progetti e le proposte di un settore che non ha bisogno di essere demonizzato ma, in generale, motivato e sostenuto quale preziosa risorsa per il futuro di tutta la collettività.
Affidare l’insegnamento degli alunni e studenti con disabilità solo agli insegnanti di classe sarebbe come far gestire le problematiche mediche dei nostri figli con bisogni complessi esclusivamente ai pediatri... Vorremo esserci mentre un medico di base estrae un dente del giudizio o esegue altre operazioni più difficoltose al Ministro della Salute. Oppure per vedere come si comporta la classe di una scuola secondaria dei figli del Ministro dell’Istruzione gestita da un’insegnante della scuola infanzia (o viceversa, a scelta). Ci provino, poi ne riparleremo.
E’ quindi necessario allargare l’orizzonte e considerare che la gestione didattica degli alunni e studenti con disabilità passa per la trama, costruita negli anni, tra insegnanti, Uffici Scolastici territoriali, amministrazioni comunali, terapisti e famiglie.
Dalle norme che sono dietro l’angolo basterà la soppressione di un fattore per innescare un inevitabile blocco delle buone prassi ed esperienze che si sono sin qui succedute.
Dimensionamento, revisione degli organi collegiali, sostegno: con queste premesse dovremo ricostruire pressoché tutto. Le famiglie, i bambini , i ragazzi stanno già pagando carissimo i danni della recente riforma della scuola dei precedenti Governi.
Chiediamo che non si sommino errori ad errori.
Legiferare per mettere una barriera ai sacrosanti diritti dei disabili rappresenta un’eversione ideologica e uno sperpero di denaro pubblico, sia per il tempo che si sta buttando (sono ormai anni che ci lavorano e provano), sia perché se mai il Governo riuscirà a legiferare in tal senso, che si trovi o meno l’unità nel mondo della disabilità i costi che tutto il Paese sopporterà per tornare allo stato attuale saranno assai ingenti. Perché ci torneremo, siatene certi.
Non permetteremo mai a nessuno con queste idee di distruggere nel silenzio il lavoro faticosamente realizzato in anni di storia, anche con il contributo dei padri degli attuali governanti; un lavoro, una memoria che in questi giorni si sta vilmente azzerando.
In una società dove in nome del denaro tutto si può, la povertà è il male più efferato che si può pensare di causare alle persone. Diventa un crimine nei confronti di chi ha una disabilità. Tutto e solo in nome del dio denaro.
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(*) rappresentante GT per la Lombardia

6 commenti:

mresciani ha detto...

Il maledetto dio denaro, che però i nostri politici sanno dirottare sempre e solo da una parte: la loro!

Anonimo ha detto...

giovanni hai racchiuso egregiamente il pensiero di tutti noi! Ti ringrazio e se me lo permetti con orgoglio giro a tutti i miei contatti!!!!
Stefania Santinelli

Giovanni ha detto...

Stefania, certo che puoi.

orsatosta ha detto...

larticolo di Giovanni è stato ripreso da Superando:
http://www.superando.it/2012/07/04/no-a-questo-gioco-al-bersaglio-sulla-disabilita/
e sta circolando in rete... invitiamo tutti a farlo girare il più possibile, nell'interesse generale dei nostri figli :)

Unknown ha detto...

Ciao Giovanni, sono un'insegnante di sostegno di scuola superiore e condivido la tua preoccupazione, tranne una cosa... la proposta del governo di creare l'area unica di sostegno alle superiori e la creazione di una classe di concorso di sostegno a parte non tuteleranno affatto gli studenti disabili: non si può dire che un insegnante di sostegno delle superiori può essere in grado di seguire un alunno in tutte le materie, perchè non è vero, ci vogliono competenze specifiche.

Rispetto agli studi che citi sull'eliminazione del docente di sostegno, non credo vada letta così, quanto piuttosto come un diverso modo di "nominare" le persone e "usare" le risorse.
Non sono d'accordo quando dici che gli insegnanti di classe non possono occuparsi dei ragazzi disabili e ci vuole una persona che faccia solo quello, per i bisogni educativi complessi che l'alunno ha... a continuare a pensarla così, non ci sarà la vera integrazione del ragazzo disabile, ma ci sarà "la classe" e "un'appendice": il disabile e il suo insegnante di sostegno, spesso non preparato su tutte le cose che gli si chiede di fare.

Io, da docente di sostegno, ti dico: SI alla COMPRESENZA di due docenti in classe in presenza di disabilità, NO alla marginalizzazione dei docenti di sostegno facendo finta che "la specializzazione" fornisca tutto. Gli alunni disabili hanno bisogno di essere integrati in un contesto che li riconosca, e sono se se ne occupano tutti i docenti curricolari e non c'è marginalizzazione si potrà ottenere lo scopo.
Capisco bene la preoccupazione di un genitore che un figlio riceva tutta l'assistenza di cui ha bisogno, ma noi che viviamo la scuola possiamo dirti che spesso questa è solo "assistenza", mentre noi abbiamo bisogno di "integrazione", che è un'altra cosa...
Ti invito a "ripensare" in modo diverso la questione dell'eliminazione degli insegnanti di sostegno, in una prospettiva che coinvolga davvero tutto il corpo docente nell'integrazione.

Spero anche che voi genitori ci sosteniate nel lottare contro l'area unica e contro la classe di concorso, che non sono strumenti utili a tutelare nessuna professionalità

grazie, ciao
Giulia Giani

Anja Hendel ha detto...

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