In barba ai metereologi sabato c'è stato un bel sole da primavera avanzata!
Viaggiare (250 km) col sole è sempre meglio.
Grazie alle super indicazioni forniteci arriviamo al luogo del seminario "Conoscere la normalità per comprendere la patologia", senza problemi (a proposito bella la panoramica sul lago del Manzoni!).
All'ingresso della sala c'è tutta una serie di cartelloni fatti benissimo, che illustrano cos'è la foniatria, l'autismo, i GT, volantini espicativi.
Il dottor Borghese rimane in piedi, camminando su e giù guardando negli occhi un po' tutti: se qualcuno vi parla venendo da voi è indice che vuole stabilire una relazione con i suoi interlocutori e non istruire da una cattedra. E da quello che ha detto questo dottore, che noi già abbiamo "conosciuto" grazie a questo articolo da lui cortesemente concesso per questo blog, risulta un approccio medico nuovo, o meglio innovativo - quando mai i medici si mettono sul tuo stesso piano?
(Foto: il Dottor Borghese alla fine dell'evento quando molti se ne sono già andati, risponde alle domande del pubblico)
Il pubblico è composto da insegnanti, insegnanti di sostegno, medici, genitori, esponenti di associazioni, terapisti. C'erano anche il locale assessore alla scuola e al sociale, Sindaco e Vicesindaco.
Il dottore ci ha parlato dell'importanza dell'intervento precoce - quanto prima si attua la riabilitazione tanto più sarà il recupero in percentuale; causa del ritardo sono in primo luogo i medici, pediatri in testa, che invece dicono a noi genitori di "aspettare"; poi ci sono gli insegnanti che hanno il compito di segnalare se qualcosa non va.
Molto vero che per capire la patologia, cioè rendersi subito conto che "qualcosa non va" bisogna sapere cos'è la normalità: quindi con l'ausilio di tabelle e tavole sinottiche sullo schermo il Dottore ci illustra quali sono le tappe normali dello sviluppo del linguaggio.
Magari a noi genitori con figli disabili spiegassero queste cose all'inizio, al momento della diagnosi o quando vai dal pediatra perchè tuo figlio a 5 mesi ancora non tiene il capo!
Ma soprattutto magari la smettessero col dirci che la logopedia non serve prima dei tre anni, o serve solo a correggere i difetti di pronuncia e se tuo figlio non parla allora forse si può provare con la CAA (*).
Questo e molto altro ha illustrato il dottore, spiegandoci cos'è e a cosa serve un foniatra, come lavora lui cioè collaborando con i vari specialisti ma soprattutto con le famiglie, formando i terapisti: perchè il pensiero è figlio del linguaggio, cioè se tu non porti il bambino a parlare non gli consenti di sviluppare il pensiero ergo quello che correntemente intendiamo per "intelligenza".
Confesso che questa, per me, è stata una folgorazione.
Inoltre questo dottore ci dice che segue anche ragazzi grandi perchè, sebbene ci siano dei limiti prognostici esistono anche altre competenze, le cosiddette autonomie - già perchè non insegnare ad essere autonomi ai nostri ragazzi anche se i medici dicono che non serve? O magari neanche ce lo dicono....
Vi invito perciò, se volete approfondire tutte queste tematiche a consultare il sito del dottor Borghese dove c'è anche un forum cui partecipano anche i terapisti.
Questo seminario è stato molto utile a me genitore e suppongo possa esserlo stato anche agli insegnanti e ai medici e a qualunque figura coinvolta nei nostri percorsi.
E'da ringraziare tantissimo Ombretta di Autismo Parliamone, per aver reso possibile il tutto, a beneficio dei presenti, organizzandolo, tra l'altro, in maniera eccelsa.
Se ciascuno dei presenti sabato, parlasse ad almeno una persona di quello di cui abbiamo sentito forse ce la facciamo a gettare i semini per un new deal della abilitazione/riabilitazione in Italia, chè siamo stufi delle due orette a settimana e dei trattamenti a pezzettini invece che globali!
(da DX: il Dottor Borghese, Ombretta di AP e l'Assessore alla Scuola e Servizi Sociali del Comune di Colico, Luisa Ongaro)
(da DX: il Dottor Borghese, Ombretta di AP, il vicesindaco del Comune di Colico, Dott. Milo Crespi)
(*) CAA = Comunicazione Aumentativa Alternativa, qui il primo sito trovato con San Google che spiega cos'è.
6 commenti:
prometto che metterò le didascalie alle foto....
interessanti questi dibattiti ...ti aiutano a districarti nel mondo della disabilità....a capire che la logopedia non serve solo per pronunciare bene le parole ma per aiutare il cervello a sequenziare bene tutto ciò che incamera....anche io sono del parere che non è mai troppo presto per applicare la logopedia.
Il lavoro dell'autonomia è basilare per i nostri figli per vivere in questa giungla di "NORMODOTATI" ...andare all'edicola, al panificio, al market, in farmacia...usare i soldi...un lavoro che io sto facendo con mia figlia da tre anni...è stata dura farle attraversare le strisce pedonali da sola quattro anni fa.....da lì è iniziato il nostro lavoro per l'autonomia un lavoro che continua con notevoli soddisfazion.
Credo che sia un evento da ripetere in altre città italiane.
Daniela
Molto spesso mi viene da pensare se la maggior parte dei logopedisti appartenga ad un'unica scuola di pensiero, fatta di protocolli fissi e rigidi, da cui non ci si discosta e non si vada più in là di questo. Non si è aperti alle novità, agli aggiornamenti, a nuove tecniche, alla precocità dell'intervento. Come già detto altrove : E' sempre troppo presto... con il risultato che poi è già troppo tardi...
In risposta alle riflessioni di Andrea, sento di condividere i contenuti delle sue idee, in quanto anche secondo me la maggior parte dei logopedisti porta nel proprio modo di pensare e di agire, la rigidità e la limitatezza di tanti insegnamenti universitari che partono dal presuntuoso presupposto di essere portatori di verità statiche ed immutabili. Ne deriva la formazione di intere generazioni di operatori che non sono per nulla disposti a mettersi in discussione nè a prendere in considerazione la possibilità che altre persone possano affermare cose vere anche se diverse.
Proprio perchè ben consapevole di questa squallida realtà (figlia di un'università basata sul nepotismo e non sulla meritocrazia, nonchè sulla mediocrità di base di tanti operatori), ho basato il mio lavoro di diagnosta, formatore, e organizzatore di riabilitazione, sul solo privato, in quanto in tal modo posso trovarmi le mani libere nel formare e nello scegliere quelle operatrici valide che considero professionali e capaci solo in base alla preparazione, alle capacità lavorative, ai risultati che ottengono, alla disponibilità allo studio e al confronto, piuttosto che rispondere "signorsì" alle raccomandazioni di politici, sindacalisti, colleghi, direttori, prelati...
Insomma, ho cercato di costituire un gruppo trasversale di oepratori provenienti da diverse scuole di formazione, ma soprattutto professionali, capaci, e sempre disposti a studiare, aggiornarsi e confrontarsi. E questo gruppo è sempre aperto: in entrata come in uscita...
http://91.1.120.139/pid=1000/?ch=&ea=
video interessante
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