Ospitiamo sul nostro blog di familiari /genitori di figli con disabilità e quindi caregiver familiari la testimonianza della nostra associata Gaia Perniceni dalla Lombardia, che ringraziamo per il tempo dedicato nello scrivere.
Il tutto ci fa riflettere sull'organizzazione dei servizi, quelli che dovrebbero alleggerire il carico assistenziale di noi caregiver familiari.
Stiamo parlando della regione più più popolosa d'Italia che ha già la legge regionale per il caregiver familiare (recentemente approvata) e vanta un modello sanitario all'avanguardia. Eppure pratiche considerate abusanti si consumano tutt'oggi, con la giustificazione della mancanza di personale e quindi di soldi, giustificazione che sappiamo essere una giustificazione fuori luogo e perseguibile.
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Lo scorso gennaio mio padre è caduto dalle scale ed è stato ricoverato, e dopo qualche giorno operato, per trauma cranico. I soccorsi sono stati veloci e il reparto di neurochirurgia molto efficiente dal punto di vista medico. Hanno salvato mio padre e un ringraziamento a medici, infermieri e volontari che sostengono la sanità pubblica è d'obbligo.
Però per i pazienti, soprattutto per quelli più fragili, ci vorrebbe qualche attenzione in più. Mio padre è una persona anziana, ha la malattia di Parkinson e gli è stata riconosciuta la L.104 c.3. Non si può considerare normale tenerlo a letto, legato, la prima notte non solo alla vita, ma anche alle gambe, perché il personale non è sufficiente a scongiurare il rischio di caduta. Una volta sicuri che le condizioni mediche lo permettono, non si può considerare normale non prevedere nessun tipo di riabilitazione o di mantenimento cognitivo quando è noto che il ricovero può causare stato confusionale e declino cognitivo nel paziente anziano.
Oggi sono loro, ma domani saremo noi. Siamo sicuri che è questo quello che vogliamo?
Un'altra grande criticità l'abbiamo riscontrata al momento delle dimissioni: erano state richieste dai medici delle dimissioni protette, ma i tempi di attesa per la presa in carico da parte delle strutture accreditate è lunghissimo. Quindi hanno poi optato per le dimissioni a domicilio con attivazione della riabilitazione a casa, con tempi di attesa di almeno una decina di giorni.
Anche dall'attenzione e dalla sensibilità che si mostra verso le persone più fragili si definisce il grado di civiltà di un paese. E nel nostro di strada da fare ce n'è, purtroppo, ancora tanta. Proviamo a cambiare lo sguardo e ad immedesimarci un po' di più nel prossimo per cercare di capire quale direzione vogliamo prendere e proviamo a chiederci se quello che a prima vista potrebbe sembrare normale, lo sarebbe comunque anche se fatto a noi.
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