martedì 13 dicembre 2022

Che cosa abbiamo chiesto, noi GT, al Parlamento Europeo


Di seguito il testo (*) della petizione che abbiamo inviato al Parlamento Europeo a settembre 2021 che è stata accolta a fine marzo 2022.

L'effetto principale è stato quello dell'avvio di un'indagine per verificare che il nostro Governo avesse applicato ogni legge/direttiva e quant'altro in merito.

Vale davvero la pena rileggerne il testo, in un periodo in cui si parla di giustizia nel lavoro, di reddito minimo, di diritti dei lavoratori, di dignità delle persone, di pari opportunità,di politiche a favore delle donne e delle famiglie, di Europa.

Cogliamo anche l'occasione di augurare a tutti un sereno Natale.

---------------------------------------------------------------------------

In Italia la Costituzione dice che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro (art. 1).

La Costituzione, in Italia, dice anche che:

-Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali (art.3)

- La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. (art.35)

- Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.

- La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.

- Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali

retribuite, e non può rinunziarvi.

- La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. (art.37)


Inoltre ricordiamo che la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani - OHCHR recita:

1. Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.

2. Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.

3. Ogni individuo che lavora ha diritto ad una rimunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.

4. Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi. (art.23)


- Ogni individuo ha diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite. (art.24)


- 1. Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in altro caso di perdita di mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.

- 2. La maternità e l'infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini, nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale. (art.25).


In Italia esistono almeno un milione di persone che hanno rinunciato al proprio lavoro e quindi non hanno reddito, per prestare assistenza continuativa h24 ad un proprio familiare coabitante.

L'ordinamento giuridico italiano ha definito queste persone caregiver familiari in base a quanto scritto nel comma 255 della Legge Finanziaria del 2018.

Il 90% di queste persone sono di sesso femminile.

Nel caso di donne/mamme di persona non autosufficiente dalla nascita, accade che l'assistenza dura anche 40 e più anni. Queste donne non percepiscono nessuno stipendio per il loro lavoro di cura e non hanno nessun tipo di riconoscimento per cui i servizi sociali territoriali o centrali predispongano interventi di tutela, sostegno, affiancamento, formazione e nel caso di malattia, sostituzione con personale adeguatamente formato. Spesso rinunciano a curarsi perché non sanno a chi affidare il proprio caro così come non si riposano mai, nemmeno la domenica, nemmeno di notte.

Nel caso di morte del caregiver e nel caso in cui il caregiver sia tutto il nucleo parentale esistente, l'assistito finisce chissà dove, in quale struttura e assistito chissà come.

Lo Stato Italiano non è in grado di fornire strutture, servizi e personale per sostituire l'encomiabile lavoro svolto dai caregiver familiari al proprio domicilio, che non si limita solo all'accudienza, ma si occupa di qualsiasi settore della vita compresa l'istruzione se il proprio caro è in età scolare.


L'associazione Genitori Tosti In Tutti I Posti


chiede


che il Governo italiano riconosca i caregiver familiari italiani che hanno rinunciato al lavoro per assistere il proprio caro come lavoratori e quindi li doti di ogni tutela connessa a questo status che significa stipendio, malattia, ferie e pensione.


Al Senato è tuttora giacente la legge che dovrebbe dare questo riconoscimento ma lo Stato italiano attraverso i suoi organismi non intende riconoscere il lavoro di queste persone, dichiara che non ci sono soldi per una simile operazione e che il massimo che si può fare è un bonus mensile fino a 500 euro, ovviamente con il meccanismo della richiesta ad esaurimento del fondo stanziabile che, in base alla legge finanziaria 2021 è di 30 milioni all'anno per il triennio 2021-22-23.

Però a livello regionale e comunale ci sono già assegni mensili, che non risolvono assolutamente il problema posto dall'assistenza e dal tipo di lavoro svolto dai caregiver familiari.

La legge italiana invece dovrebbe normare la categoria, dare la dignità di lavoratore a queste persone smettendo di discriminarle ed impedendo loro di avere un reddito dignitoso; inoltre la legge dovrebbe gestire le risorse e coordinare gli interventi sul territorio attraverso le leggi regionali - che mancano nel 70% del Paese.


L'associazione Genitori Tosti In Tutti I Posti chiede al Parlamento Europeo attraverso la commissione dedicata, ed in base alla Direttiva (UE) 2019/1158 relativa all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza recentemente approvata, di sollecitare al Governo italiano il riconoscimento dei caregiver familiari (intesi come persone che si occupano di un parente, con il quale coabitano e per il quale hanno rinunciato a lavorare, alla propria vita e a tutto per fare in modo che il proprio caro avesse un tenore dignitoso e il più possibile inclusivo) come lavoratori, in modo che queste persone abbiano un reddito come chiunque che svolge un lavoro e che sia loro riconosciuto il valore sociale del lavoro che svolgono.

Lo scorso anno una sentenza della corte costituzionale ha imposto al Governo italiano di aumentare la pensione delle persone con disabilità maggiorenni in stato di gravità (art.3 comma 3 legge 104/92) al minimo considerato dignitoso per vivere nel nostro paese e quindi oltre il doppio di quello che invece sarebbe la pensione mensile (287 euro).

Si parla, a livello europeo, di approvare il salario minimo, cioè un reddito da lavoro sotto al quale non si può scendere.

Noi crediamo che sia possibile trovare un reddito mensile dignitoso per i caregiver italiani e che sia sostenibile dalle casse statali del nostro Paese.

(*) questo testo è contenuto nel saggio "L'esercito silenzioso- i caregiver familiari italiani" di A. Corradi e G. Barin, disponibile qui


mercoledì 7 dicembre 2022

Esiste una strategia della cura, in Europa, ma il nostro (nuovo) Governo non lo sa.

Per fare un po' di corretta informazione, riportiamo questo esauriente articolo, uscito lo scorso 3 novembre in seno all'organismo europeo che si occupa di vita indipendente.

Da un anno ormai, al parlamento Europeo, stanno lavorando sul tema della cura, quindi del ruolo dei caregiver familiari e  dei destinatari della cura siano essi minori, con disabilità, anziani. 

Tutto ciò che esiste come normativa, direttive, linee guida e quant'altro, a livello europeo, e che ogni Stato membro deve adottare, spesso è ignorato dal nostro Paese.

Non per niente ancora in Italia non abbiamo una legge per i caregiver né tutta quella serie di interventi e servizi di sollievo per questa figura. La legge sulla non autosufficienza si prospetta difficoltosa. (Ne abbiamo parlato qui). Consideriamo, anche, che la direttiva sulla conciliazione tempo di lavoro/tempo di cura è stata adottata solo a marzo di questo anno, con molto ritardo rispetto all'uscita (2019). Va specificato, però, che l'Europa non considera per nulla i caregiver che non lavorano cioè non hanno un lavoro stipendiato perché hanno dovuto rinunciarvi  a causa del carico imposto dall'assistenza al proprio caro che, nei casi più gravi, necessita una presenza h24. Ricordiamo che in Italia questa tipologia di caregiver è di circa un milione di persone. Questa "mancanza" europea è dovuta al fatto che all'estero, diversamente da noi, esistono servizi ed interventi per cui una persona può continuare a conservare il posto di lavoro anche con un carico di cura h24. 

Nell'attesa di sapere come e se  si muoverà il nostro Governo, leggiamoci con attenzione quanto segue, le parti evidenziate in giallo sono nostre:

La strategia europea della cura si occupa di disabilità?

di Florian Sanden (*)

Il 7 settembre la Commissione Europea ha pubblicato la tanto attesa European Care Strategy, che cerca di affrontare i bisogni di sostegno di vari gruppi come gli anziani ei disabili. La strategia è stata annunciata come un passo nella giusta direzione dalle organizzazioni non governative e dall'Unione europea dei servizi pubblici .

Sfortunatamente, la maggior parte degli elogi, così come la strategia stessa, hanno ignorato gli sviluppi chiave nei diritti dei disabili negli ultimi anni, a partire dall'adozione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (UNCRPD) nel 2006. Tutti gli Stati membri dell'Unione Europea hanno firmato la convenzione, così come l'UE collettivamente nel 2007. La strategia europea per l'assistenza ha segnalato l'intenzione di rispettare la convenzione, ma i paragrafi successivi, e in particolare la bozza di una raccomandazione del Consiglio dell'UE sull'assistenza a lungo termine, non sono stati all'altezza sfida.

Modello medico

Prima di tutto, trattare la disabilità come un sotto tema della cura difficilmente rispetta l'UNCRPD. Mettere qualcuno sotto tutela implica inevitabilmente che non ci sia più speranza per la sua piena partecipazione alla società. La lettera e lo spirito della convenzione confermano invece il diritto inalienabile delle persone disabili a partecipare a tutti gli ambiti della vita su base di uguaglianza con gli altri. Ciò significa che le persone disabili hanno lo stesso diritto al lavoro, all'istruzione, al tempo libero e alla famiglia eba tutte le altre cose che le persone fanno. Le persone disabili hanno quindi diritto a una vita indipendente . Alcuni richiedono supporto per raggiungere questo obiettivo, a cui hanno diritto. Il sostegno che riceve una persona disabile deve comunque avere sempre l'obiettivo di consentire una piena partecipazione sociale. Mettere qualcuno in cura implica metterlo sotto l'autorità di un medico. Questa è un'incarnazione del modello medico della disabilità , che è categoricamente respinto dall'UNCRPD.

Il progetto di raccomandazione del consiglio, uno dei due atti legislativi proposti dalla strategia, fa riferimento a "strutture residenziali tradizionali" e approcci "incentrati sulla persona" al sostegno della disabilità. Offrire queste scelte come opzioni uguali è inaccettabile dal punto di vista della convenzione.

L'organismo delle Nazioni Unite che sostiene la sua attuazione, il Comitato sui diritti delle persone con disabilità (CRPD), ha pubblicato una serie di documenti sull'interpretazione dei vari articoli. Il suo commento generale (numero 5) sulla vita indipendente afferma chiaramente che l'articolo 19 della convenzione obbliga gli Stati parte a chiudere tutti i tipi di strutture residenziali per disabili. Ai sensi dell'UNCRPD, le strutture residenziali, chiamate anche istituzioni, non sono un'opzione per il sostegno alla disabilità.

Istituzioni più piccole

Sfortunatamente, nessuno Stato parte sta attuando questa parte della convenzione in modo serio, il che si riflette nelle stime del numero di persone disabili che vivono in istituti negli Stati membri dell'UE, che sono rimaste invariate tra il 2007 e il 2019 . Dal punto di vista del movimento per la vita indipendente, molti Stati membri stanno piuttosto costruendo istituzioni più piccole , spesso indicate in termini eufemistici.

Parlando di "contesti di assistenza innovativi, come alloggi condivisi in cui le persone con esigenze di assistenza a lungo termine condividono il sostegno domestico ei servizi di assistenza", la strategia europea per l'assistenza sostiene questo sviluppo. Per chiarire equivoci nell'interpretazione della convenzione, il 9 settembre la CRPD ha pubblicato le nuove linee guida sulla deistituzionalizzazione, che elencano la condivisione obbligatoria dell'assistenza con altri come criterio numero uno per identificare un'istituzione.

L'UNCRPD impegna inoltre gli Stati parti a coinvolgere le persone con disabilità e le loro organizzazioni rappresentative nel processo decisionale relativo a tutte le iniziative politiche pertinenti. Significativamente, il progetto di raccomandazione del consiglio non elenca le organizzazioni di persone con disabilità tra le parti interessate consultate. Né la disabilità è elencata come un argomento che è stato discusso. Questo capovolge il principio centrale del movimento di autodifesa dei disabili: niente su di noi senza di noi.

Non è solo il diritto internazionale a imporre la fine delle istituzioni. Il 27 settembre attivisti disabili hanno marciato a Bruxelles, affermando di essere stufi di essere traghettati in strutture sotto l'autorità di fornitori di servizi, separati dalla comunità.

Impegno chiaro

Per capovolgere la Strategia Europea per l'Assistenza, la raccomandazione del Consiglio sull'assistenza a lungo termine necessita prima di tutto di riconoscere il sostegno alla disabilità come un tema distinto dall'assistenza. In secondo luogo, occorre un chiaro impegno per la deistituzionalizzazione. L'UE non deve spendere altre risorse per mantenere le istituzioni, comprese le micro-istituzioni come le case famiglia.

Le uniche scelte consentite di sostegno alla disabilità sono servizi come l'assistenza personale o il sostegno tra pari. Un assistente personale è una persona che fornisce supporto individuale a una persona disabile in tutte le aree della vita, secondo necessità, per tutto il tempo al giorno necessario. I servizi di assistenza domiciliare sono consentiti come forma di sostegno alla disabilità se seguono un modello di datore di lavoro diretto in cui la persona disabile sceglie e/o assume i propri assistenti.

La strategia di assistenza non è contestualizzata dalla Strategia europea sui diritti delle persone con disabilità, il quadro politico dell'UE in questo campo. Deve essere codificato nella raccomandazione sull'assistenza a lungo termine che, in caso di conflitto, le politiche adottate all'interno di tale quadro abbiano la precedenza o si rischi di confusione legislativa.

Spetta ai governi degli Stati membri impostare la strategia di assistenza su un percorso verso la deistituzionalizzazione, l'assistenza personale e il sostegno tra pari. La rete europea sulla vita indipendente ha preparato emendamenti dettagliati e invita gli Stati membri ad attuare i cambiamenti necessari in sede di consiglio.

(*) coordinatore politico presso la rete europea sulla vita indipendente. Politologo di formazione, è un attivista per i diritti dei disabili, la cooperazione transnazionale e la giustizia sociale.




sabato 15 ottobre 2022

Bullismo, cyberbullismo e disabilità: i Genitori Tosti ne parlano a Nogara (VR)

Giovedì 20 ottobre a Nogara in sala Ciresa - via Sterzi 63, dalle 203.0 alle 23.00 faremo un intervento nel corso della serata intitolata "Bullismo, Cyberbullismo e pregiudizio"

Evento organizzato dall'associazione LunAmica, con la partecipazione del Dirigente dell'IC Nogara Dott. Goisuè Rosini, la consigliera comunale Giada Perini, la portavoce di Sat Pink Ilaria Ruzza, la presidente di LunAmica Paola Lorenzetti. Modera Federica Giglio.

Per info: 3472310075 - ass.lunamica@gmail.com




venerdì 30 settembre 2022

I concerti accessibili sono ancora fantascienza, nel nostro Paese. Figuriamoci quelli ecosostenibili.



Questa estate è stata una strana estate, in cui siamo tecnicamente tornati alla "normalità", post emergenza Covid, per cui sono riprese tutte quelle attività che prevedono assembramenti, come i concerti .

Nel bene e nel male questa è stata l'estate del Jova Beach Party, questo ciclopico tour che ha attraversato il nostro Paese da Nord a Sud e dal Tirreno all'Adriatico, in mezzo il disastro della Marmolada e la siccità del Po - con la risalita del mare (acqua salata in contesto dolce) per 30 km.

Sul fondale di questo teatro estivo chiamato Italia c'era la guerra in Ucraina e le vicende politiche del nostro Paese che ha visto cadere il Governo e attrezzarsi per le elezioni, con conseguente campagna elettorale estiva.

Siamo abituati che con l'estate i lavori in parlamento si affievoliscono per poi quietarsi del tutto, ad agosto. Come tutto il resto del Paese, ad agosto

Ma stavolta è stato proprio un deserto dei tartari, da luglio.

Poichè siamo genitori di figli con disabilità e non possidenti terrieri con assistenti a libro paga, abbiamo cercato di non affogare tra il caldo torrido e i rincari vari.

Ma questa cosa del Jova Beach Party ci ha molto appassionato.

Per tutta una serie di motivi, non ultimo il fatto che un evento così grosso doveva avere una corrispettivo di accessibilità elevato.

Abbiamo provato a richiedere i biglietti per la data di Viareggio.

Come è andata è scritto in questo documento messo in circolo il 21 settembre, che sta girando e sta ottenendo davvero interessanti risposte. 

Un paio di giorni dopo è uscito un articolo su Il Domani a firma Alberto Piccinini intitolato " I concerti ecosostenibili rischiao di essere solo greenwashing". Questo signore scrive anche su Rolling Stone, dove è apparso, ancora a fine agosto, un pezzo a firma Ray Banhoff, intitolato "Querelata Rap" in cui leggiamo: "Altro caso riguarda Jovanotti, per cui forse anche tutti i suoi nemici dovrebbero spezzare una lancia a favore. Jovanotti ormai è famoso per i concerti in spiaggia, sono il suo regno. All’inizio parevano fighi poi, come al solito, gli ambientalisti si sono incazzati. Ed ecco le shitstorm, gli allarmi lanciati, e alla fine un’associazione ambientalista «ha presentato l’ennesimo esposto per cui si profila la violazione dell’articolo 733 bis del codice penale, atto a punire la distruzione o il deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto, ovvero il danno ambientale» (Il Foglio). Per una cosa del genere Jovanotti rischia l’arresto preventivo in modo che non possa compiere i concerti di Viareggio. La cosa è assurda, visto che i concerti sono organizzati con il WWF, che godono di tutti i permessi possibili, che sono vagliati dalle autorità e ormai rigidamente controllati. Ma la procedura parte d’ufficio, kafkianamente, per dar seguito all’esposto. Del Ghingaro, sindaco di Viareggio, scrive su Facebook: «L’Arpat chiarisce che la spiaggia del Muraglione NON è habitat naturale e le specie vegetali NON sono specie protette. Con questa comunicazione possiamo considerare conclusa anche l’ennesima polemica estiva viareggina». E quindi? Ne abbiamo parlato ancora una volta."

La sera successiva, sabato 24 settembre è andato in onda su Rai 3 il servizio davvero eccellente di Sabrina Giannini che potete e dovere vedere, qui.

Qualche giorno dopo i legali di Lorenzo Cherubini hanno inviato una diffida alla Rai per questo servizio. Vedremo il corso degli eventi e il lavoro degli inquirenti che cosa produrrà.

Nel frattempo chi volesse può firmare la petizione e condividerla, chissà che, per fine anno, a 2500 firme ci arriviamo - il che la dice lunga su quanto le tematiche non ad personam ma di pubblica utilità, relative alla disabilità, siano snobbate alla grande, nel nostro Paese. Ma noi non ci arrendiamo e non importa se siamo in pochi: la discriminazione dei concerti non accessibili rimane e va eliminata.

La foto per questo post è una vignetta disegnata da Franco Sacchetti di cui consiglio vivamente i libri.



giovedì 21 luglio 2022

L'esercito silenzioso è approdato a Milano


Martedì 19 luglio siamo stati alla sede del parlamento europeo a Milano, ulteriore tappa del nostro tour di presentazione del saggio "l'esercito silenzioso: i caregiver familiari italiani".

A fare gli onori di casa l'europarlamentare Eleonora Evi che ha presentato ed illustrato la petizione che abbiamo depositato a Bruxelles (il cui testo trovate a pag.170  nota n.7) spiegando che proprio la presidente della commissione europea Ursula Von Der Leyen ha impostato la sua agenda sul lavoro di cura (oggetto del suo discorso annuale sullo Stato dell'Unione), perciò la nostra petizione riveste un ruolo importante nell'ambito dei lavori del Parlamento europeo. inoltre a settembre la petizione verrà discussa e quindi avremo un ulteriore step da rendicontare. Molto interessante l'intervento della parlamentare Rosa Menga che ha completato il quadro legislativo relativamente alla Camera. Infine è intervento anche Diego Schettino il responsabile nazionale per le politiche sulla disabilità di Europa Verde.

L'evento si può riascoltare e leggere (sì è sottotitolato) a questo link.

Davvero una splendida occasione in cui sono intervenute tante persone sia in presenza che online - teniamo presente che forse il 19 luglio con le temperature sballate del periodo e la rimonta dei contagi da Covid, non era proprio la data ideale.

Grazie alle associazioni intervenute, ai giornalisti ai caregiver agli amici. Siamo persino passati sul TGR Lombadia, edizione del 14.00 del 20 luglio. Menzione alla moderatrice Serena I. Volpi.

Un grazie immenso all'architetto Fabio Modenesi di Ireda che non solo ci ha aiutato sistemando uno scivolo all'ingresso del palazzo che ospita la sede del parlamento europeo a Milano, ma l'ha anche poi donato, in modo che tutti potessero beneficiarne - alla faccia di Milano accessibile: il palazzo in questione è in pieno centro e, ad ogni modo, è un luogo pubblico.

Ricordiamo, per chi fosse interessato:

1) il libro è disponibile solo su Amazon tra l'altro costa anche meno ordinarlo online e vi arriva direttamente a casa. Inoltre ogni ricavato finisce a finanziare azioni per la campagna del riconoscimento del caregiver come lavoratore. 

2) è possibile continuare a sostenere cioè sottoscrivere la petizione al parlamento europeo registrandosi e poi pigiando il tasto verde "sostieni"; la procedura sembra macchinosa ma poi è molto facile e ciascuno di voi che pigia il tasto contribuisce a dare peso alla nostra azione, grazie, clikkate QUI.

3) le prossime date del tour saranno da settembre in poi, sperando che la situazione migliori, non solo dal punto di vista metereologico. Per chi volesse ospitarci nel suo Comune scrivere a genitoritosti@yahoo.it

Se volete essere sempre informati in tempo reale e trovarvi insieme ai colleghi caregiver di tutta Italia cercate il gruppo FB "caregiver familiare =lavoratore" e iscrivetevi.

mercoledì 15 giugno 2022

SOSTENETE LA PETIZIONE di GENITORI TOSTI SUL CAREGIVER IN EUROPA!

 




Come tutti sapete, da fine marzo 2022, il Parlamento Europeo ha ricevuto la nostra petizione (depositata a settembre 2021).

C’è la possibilità di sostenerla cioè di “votarla” e fare così sapere quante persone dall’Italia ritengono importante questa petizione.


Per sostenere la petizione è necessario:


1) registrarsi sul sito del Parlamento Europeo, clikkando su questo link:

https://www.europarl.europa.eu/petitions/it/home



2) attendete la e-mail di conferma;


3) procedete cliccando qui  e poi sul tasto "sostieni petizione":

https://www.europarl.europa.eu/petitions/it/petition/content/0981%252F2021/html/Petizione-n.-0981%252F2021%252C-presentata-da-Giovanni-Barin%252C-cittadino-italiano%252C-a-nome-dell%2527associazione-%2522Genitori-Tosti-in-Tutti-i-Posti%2522-%2528APS%2529%252C-sul-riconoscimento-dei-prestatori-di-assistenza-come-lavoratori-in-Italia?fbclid=IwAR3b--eXfwJTMYRALjUEnY4yIAoQvE1wuXvgeIpQ7cmEiOP7R6sKnA02OJI


E molto più macchinoso a descrivere che a farsi.

Vi chiediamo due minuti di tempo per fare un gesto davvero molto importante.

Grazie a tutti!


Vi ricordo che a settembre l’Europa darà la direttiva sul lavoro di cura e la nostra associazione contribuisce ai lavori a rappresentanza del nostro paese.


Forza perciò: date peso alla petizione sottoscrivendola!



venerdì 10 giugno 2022

Se alle urne possiamo votare gli attivisti per i diritti delle persone con disabilità


In prossimità delle elezioni che vanno a rinnovare le amministrazioni di moltissimi comuni in Italia intervistiamo l'attivista Valeria Valleri che si presenta a Padova a sostegno del sindaco uscente Sergio Giordani.

Cogliamo l'occasione per augurare a tutte le persone con disabilità che si sono presentate come candidati un bel successo soprattutto perché più persone con disabilità possono partecipare alla vita pubblica più speranze abbiamo di accelerare il processo inclusivo della società.


Ciao Valeria, allora innanzi tutto presentati 

Ciao, innanzitutto voglio ringraziarti per avermi proposto questo scambio, questa intervista. Il mio nome è Valeria Valleri, ho ventotto anni, sono nata in provincia di Verona, ho vissuto con la mia famiglia in Alto Vicentino e da quasi dieci anni vivo a Padova. Dopo il liceo scientifico, in contemporanea all'Accademia Musicale di Schio, ho conseguito la triennale in scienze politiche e attualmente sto completando la magistrale in Scienze del Governo. Da quando mi sono stabilita a Padova, ma anche prima, ho sempre fatto attivismo all’interno dell’ambito universitario e del sociale, oltre che prestato volontariato all’estero e in Italia attraverso associazioni che si occupano di tematiche come: l’immigrazione, le pari opportunità, i diritti civili economici, sociali e culturali. Parità di genere, lotta all’omofobia e all’abilismo, riduzione delle diseguaglianze sociali ed economiche e la promozione dei diritti umani sono i temi di cui mi occupo da sempre nei vari ambiti sociali, esperienze lavorative nonché di studio 

Ci racconti come mai e quando hi deciso di candidarti alle comunali di Padova? 

La politica non è mai stata una cosa nuova per me, ma Coalizione Civica mi ha proposto di fare la precisa scelta di partecipare, candidandomi, alle amministrative di Padova; assieme a tutti gli altri candidati della lista. I motivi per cui ho scelto di candidarmi sono molteplici: innanzitutto voglio mettermi a disposizione per la città. Padova mi ha accolto, mi ha "incluso" in questa società e io so che con la mia esperienza di vita e con le mie capacità posso dare senz’altro il mio contributo in quanto cittadina. Ci sono poi i valori che porto con me o che mi hanno trasmesso come: il senso di giustizia, la solidarietà tra le persone, l’aiuto incondizionato reciproco, il senso della democrazia e del rispetto ma anche la difesa di chi è più vulnerabile, la libertà e la non discriminazione nel senso più ampio possibile, che mi hanno portato alla grandissima consapevolezza di ammettere che io ho la possibilità, attraverso la politica, di poter portare quel cambiamento positivo che molte persone inascoltate o ignorate chiedono da molto tempo. Per portare un esempio concreto: molti disabili non hanno nemmeno la forza fisica di andare a manifestare per i loro diritti, anche perché spesso non hanno ne i mezzi e o ausilii per farlo ne la salute per affrontare lo stress psicofisico di andare a difendere i loro diritti. Io ho la fortuna, anche se sono disabile grave, lesbica, donna e indigente, di poter ancora far sentire la mia voce e di aver ancora la forza di lottare per difendere i miei diritti; in qualche modo mi sento in una posizione di privilegio rispetto a molte persone che fanno parte di queste “categorie discriminate” ma che non hanno i miei stessi mezzi o forza di agire per difendere i propri diritti. Quando vedo delle ingiustizie, diseguaglianze o discriminazioni di vario tipo, il mio senso di giustizia mi porta a non potermi rassegnare di fronte a queste cose e nasce in me una sorta di responsabilità morale nel provare a portare quel cambiamento necessario ad una città affinché diventi sempre più inclusiva, meno discriminatoria, più accessibile e con sempre meno diseguaglianze al suo interno; proprio perché io ho la possibilità di poterlo fare, di provare a portare più diritti, soluzioni attraverso le voci degli altri; faccio da megafono per chi non ha voce, per chi non ha le forze per urlare e andare in piazza o partecipare alla vita politica-sociale. 

Come è Padova come città vissuta da una persona disabile? Cioè: è accessibile, inclusiva, ci sono associazioni etc 

Rispetto a molte altre città posso dire, in via generale, che Padova ha raggiunto dei buoni risultati a livello di accessibilità, inclusione e sensibilità delle persone. Se invece usiamo la lente osservativa del “come dovrebbe essere” (senza cioè guardare al meno peggio),allora posso dire che c’è parecchio lavoro da fare. Le difficoltà nell’agire con politiche pubbliche volte a migliorare la vita di una persona con disabilità sono sempre le stesse: la competenza di chi fa cosa, che spesso non è prettamente comunale e qualora invece lo fosse c'è il problema dei fondi e delle risorse economiche irrisorie da poter utilizzare per soddisfare le varie esigenze. La soluzione è agire in modo sinergico tra istituzioni, enti, associazioni e nei vari livelli di governo per creare nuovi modi di agire rispetto a quelli già esistenti, creare soluzioni nuove e mai pensate che coinvolgano un po' tutti i livelli di partecipazione dei cittadini all’interno della città. PADOVA CITTÀ A ZERO GARE è un esempio di nuovo modo di agire, un esempio di AMMINISTRAZIONE CONDIVISA: ovvero Avviare e rendere permanente l'attività di co-programmazione e co-progettazione in tutti i settori di interesse generale, per rendere concreto il principio di sussidiarietà sancito dall'art. 118 della nostra Costituzione. In questo modo possiamo favorire sempre di più l'integrazione tra i diversi servizi per affrontare le sfide emergenti nella nostra città e costruire soluzioni efficaci, flessibili e innovative. Condividere obiettivi, mettere in comune risorse, incentivare la cultura della collaborazione, riconoscere gli sguardi differenti e valorizzare le energie e le competenze diffuse di cittadinə e realtà sociali, sono le linee guida intorno alle quali crediamo sia possibile progettare interventi che producano cambiamenti significativi, per continuare a migliorare la qualità della vita e il benessere nella nostra città, nel segno della co-responsabilità, della trasparenza e della collaborazione. Con l’amministrazione condivisa una moltitudine di servizi e progetti rivolti a soddisfare le esigenze delle persone con disabilità, avrebbero una notevole possibilità di successo e di essere portati a termine e soprattutto di soddisfarne i bisogni e le esigenze varie. Questo è uno dei tanti modi per combattere le diseguaglianze anche nell’ambito della disabilità. Per quanto riguarda le associazioni patavine posso sicuramente affermare che esiste un grande patrimonio associativo in tutti gli ambiti sociali e anche nel nostro ambito di interesse quello della disabilità, a mio avviso però, spesso e purtroppo, molte di queste associazioni fanno fatica a lavorare in rete e ciò comporta come conseguenza che non riescono a soddisfare i bisogni concreti e immediati delle persone con disabilità. Per esempio in Italia ci sono moltissime associazioni per la vita indipendente, l’autonomia etc ma poi di fatto si è sempre dipendenti dai fondi statali, sia l’associazione che il disabile. 

Tu hai due lauree. Hai fatto l'università qui? E come è stato? La consiglieresti a chi è in carrozzina? E a chi è cieco/sordo? 

Attualmente sto completando la magistrale in Scienze del Governo, ho fatto entrambe le lauree all’università di Padova. Fare l’università qui sicuramente mi ha agevolato perché l’università di Padova si è dotata di un ufficio inclusione che si occupa proprio di includere gli studenti con disabilità e rendere inclusiva sempre di più l’università stessa utilizzando i fondi dell’università, del MIUR ed europei, oltre ai finanziamenti vari di altri enti occasionali privati. L’università, con le ovvie criticità di caso per caso, è sempre più accessibile sia a livello di barriere architettoniche che di efficienza dei servizi offerti dall’ufficio inclusione. Da qualche anno l’università ha istituito un corso trasversale intitolato “general course - diritti umani e inclusione”, si inserisce sulla scia di quanto già realizzato nelle migliori università internazionali. E' un corso aperto agli studenti di tutti i corsi di laurea triennali e magistrali dell’Ateneo volto a trasmettere una cultura dell’inclusione in grado di dare dignità culturale, sociale e giuridica all’applicazione dei principi e dei valori dei diritti umani nei riguardi di tutti, e anche di coloro che hanno delle disabilità, che sperimentano vulnerabilità, che sono soggetti a discriminazioni. In generale mi sento di dire che è un’università a misura di studente con disabilità, pur tenendo in considerazione che come in tutte le università ci sono grandi criticità e che si può e si deve fare ancora meglio. 

Dicci che cosa farai se verrai eletta! Conosci altri candidati disabili che si sono presentati per queste elezioni qui a Padova? 

A queste elezioni ci sono altri candidati disabili, questo è un buon segno per la città di Padova perché vuol dire che in qualche modo l’inclusione a cui tutti aspiriamo si sta realizzando. Lentamente, troppo lentamente ma sempre più disabili riescono a partecipare alla vita politica e fino a qualche anno fa era quasi un’utopia. Quello che sto facendo già è portare una visione diversa, nuova e più reale.. nella politica e nelle decisioni. Uno dei pilastri e motti che porto con me e che non smetterò mai di trasmettere è una consapevolezza importantissima: tutti possiamo diventare disabili, in qualsiasi momento e in modi diversi, reversibili o irreversibili. La città deve essere a misura di persone non solo normotipiche perché è una questione che riguarderà tutti prima o poi; dal vecchietto col bastone, alla donna incinta o al disabile temporaneo. Io insisterò su questo e farò in modo che in tutti gli ambiti in cui andrà ad agire si crei un sistema per cui si terrà conto anche degli aspetti dell’inclusione in tutti i sensi in cui questa può essere immaginata. Questa è solo una delle cose che ho in mente di fare, molte altre sono scritte nel programma di coalizione civica per Padova, soprattutto in ambito del sociale. Esiste per esempio un movimento per la vita indipendente? Purtroppo no, a Padova purtroppo manca un movimento su questo tema, è mia intenzione infatti affrontare anche questo nel caso venissi eletta. 

Secondo te dovrebbe esistere un partito o un movimento politico fatto solo da persone disabili e loro caregiver? 

A mio parere non ce ne bisogno, tra i tanti motivi c'è quello della coerenza, una città non dovrebbe creare partiti e movimenti troppo categorizzanti, altrimenti non diventerebbe inclusiva. Ogni persona/partito deve pensare all’inclusione e tenere conto che le persone sono eterogenee quando prendono le decisioni, non relegare questo compito ad un solo partito specifico; sarebbe un po' ipocrita.. d’altronde è quello che sta succedendo al governo con il ministero per la disabilità, tra l’altro senza portafoglio. 

E per il lavoro, come stiamo messi a Padova? Tu lavori? 

Per quanto riguarda il lavoro nel settore disabilità, tenendo conto che usciamo da un periodo di crisi difficilissimo, siamo sullo stesso livello rispetto alle altre città d’Italia. Sicuramente però il mercato del lavoro è il migliore della Provincia perché Padova è un capoluogo florido e attivo in tutti gli ambiti lavorativi, oltretutto c'è la buona notizia che nei prossimi anni arriveranno milioni di euro con il PNRR e questo sicuramente comporterà uno sviluppo della città che però va attentamente seguito e monitorato perché possa essere generativo e per diminuire disuguaglianze. Padova ha sicuramente una marcia in più anche in ambito lavorativo per la presenza dell’università di Padova e di grandi istituzioni, come il comune, che ogni anno offrono possibilità di concorsi con quote riservate, aumentando così l’offerta lavorativa per i disabili nella città e provincia. 

Concludi esprimendo un desiderio 

Desidero vedere la città che sento mia e che diventerà la mia casa puntare alla libertà sociale, intesa nel senso più ampio del termine, ovvero una libertà come condizione di base in cui ogni persona può sentirsi libera di vivere la propria vita nel rispetto degli altri e non essere discriminata e allo stesso tempo sentire sempre meno il peso della propria condizione di vulnerabilità, che sia fisica, economica, sociale o culturale.


mercoledì 25 maggio 2022

All'Europa abbiamo spiegato perchè è importante la figura scolastica dell'ASACOM


Lo scorso 12 maggio si è tenuta una sessione di lavoro nell'ambito di COFACE FAMILIES EUROPE cioè il network di associazioni di ogni Stato dell'EU di familiari assistenti cui noi Genitori Tosti aderiamo.

Ci hanno chiamato a dare un contributo su un tema e noi abbiamo scelto proprio il diritto alla comunicazione degli studenti italiani con disabilità.

Di seguito il testo dell'intervento e solo il file MP3 con la versione in inglese.

Comunichiamo infine che abbiamo scritto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per chiedere l'istituzione di una giornata nazionale dedicata all'ASACOM - in copia anche ai MI e MUR perchè l'ASACOM dovrebbe esserci anche all'università e spesso manca. In attesa che esca una legge che tuteli questa figura, almeno per una giornata potremo davvero fare informazione e cultura e iniziative su questa figura che ancora, in troppo pochi, non conoscono e molti disprezzano o maltrattano.

La foto ritrae uno dei momenti della manifestazione di protesta degli ASACOM di Roma fatta a fine aprile 2022 - Il Comune di Roma ha approvato un regolamento su di loro che non rispetta la categoria ed è l'ennesima dimostrazione di come la figura delicata che ricoprono non sia assolutamente riconosciuta. L'ASACOM va statalizzato perchè è una figura scolsatica e non un optional e finchè non si capirà questo l'Italia continuerà a discriminare gli studenti con disabilità.

"Salve a tutti, mi chiamo Alessandra Corradi e sono la presidente dell'associazione Genitori Tosti, dall'Italia.

Sono qui a parlarvi del diritto alla comunicazione degli studenti con disabilità che frequentano la scuola dell'obbligo in Italia.
Noi abbiamo una popolazione studentesca totale di quasi 10 milioni, di questi il 3,6% (oltre 300.000 studenti (dato anno scolastico 2020/21) sono studenti con la certificazione, cioè studenti con disabilità.
Nel nostro Paese non esistono classi o scuole speciali, tutti vanno a scuola insieme grazie ad una legge del 1977: lo Stato assegna docenti e figure professionali dedicate per realizzare la cosiddetta inclusione agli studenti con certificazione.
Purtroppo anche se sulla carta abbiamo un sistema legale bellissimo da tutti definito all'avanguardia e una presunta organizzazione, nella realtà le leggi non vengono applicate e le discriminazioni e gli abusi che si compiono ai danni degli alunni con disabilità sono tantissimi. 
La nostra legge nazionale più importante, che regola tutti i diritti delle persone con disabilità è del 1992 cioè bene trenta anni fa. La convenzione ONU invece non è applicata.
Gli abusi e gli illeciti sono:
1.assegnare agli alunni docenti di sostegno non specializzati ma pescati dalle categorie più basse; 
2.assegnare poche ore di sostegno anche ai casi più gravi oppure assegnare gli operatori per pochissime ore settimanali; 
3.impedire l'accesso alla palestra o alla mensa o ai laboratori a causa delle barriere architettoniche non eliminate; 
4.cercare di far frequentare poche ore a settimana l'alunno; 
5.sempre scegliere un programma minimo anche nei casi in cui si potrebbe affrontare un percorso che porti al diploma; 
6.non dotare gli alunni di ausili sia fisici che informatici; 
7. non mettere gli alunni in condizione di comunicare e quindi di imparare a leggere, scrivere, far di conto che è lo scopo principale della scuola;
8. isolare tutti gli alunni certificati in un aula apposita.
 
In base alle nostre leggi in Italia abbiamo questa figura professionale prevista per la comunicazione cioè una persona che compie un percorso di studi e si specializza per affiancare gli studenti con disabilità e permettere loro di istruirsi e quindi imparare a leggere e scrivere e a relazionarsi con gli altri.
Questa figura si chiama operatore scolastico per la autonomia e la comunicazione.
'E una figura importantissima tanto quando il docente di sostegno.
Inizialmente era pensato per gli studenti con disabilità sensoriale cioè ciechi/ipovedenti e sordi/ipoacusici ma poi in alcune regioni le competenze sono state allargate anche ai disturbi di linguaggio per cui queste figure affiancano anche gli studenti autistici e gli studenti con cerebrolesioni.
Non esiste una legge che regoli e tuteli la figura per cui non c'è nemmeno 
la formazione stabilita per tutti in un percorso omogeneo e può accadere appunto che ci siano ancora operatori non laureati o con un monte ore di formazione molto basso. 
Inoltre l'inquadramento lavorativo è davvero pessimo in quanto questi operatori vengono assunti da cooperative che vincono gli appalti indetti dal Ministero dell'istruzione : vince chi presenta il progetto a costo più basso. Per tenere bassi i costi le cooperative risparmiano sui dipendenti cioè sugli operatori.
Abbiamo quindi una situazione equiparabile allo sfruttamento lavorativo per cui un operatore viene pagato anche 4 o 5 euro all'ora, ha dei contratti davvero sfavorevoli e non assolutamente riconosciuto nel team scolastico. Se leggi regolamenti e buone prassi fossero davvero applicate nella scuola italiana, questa figura professionale avrebbe il suo posto nel team che crea il PEI - Progetto Educativo Individualizzato cioè un documento in cui in base al profoilo e alle esigenze dell'alunno si costruisce l'obiettivo didattico, specificando i modi e i tempi le risdporse per raggiungerlo

In Italia esistono circa 70mila operatori a fronte di non sappiamo quanti studenti, sul totale della popolazione certificata perchè ancora in Italia nessuno ha mai pensato di raccogliere i dati disaggregati.
Un aspetto molto importante poi è il rapporto numerico operatori/alunni: rispetto a una media italiana di 4,6 alunni disabili per assistente, nel mezzogiorno il rapporto sale a 5,4. Dati migliori nell'Italia centrale (4,1) e settentrionale (4,3).
In Campania quasi 16 alunni per ogni assistente all’autonomia,un qualcosa di allucinante, a fronte invece della media nazionale. La regione migliore è il Molise con 2,9 alunni per ciascun operatore (fonte Openpolis)
La figura è strettamente connessa al diritto alla comunicazione degli studenti con disabilità a scuola: queste persone sono formate per dare tutti gli strumenti (didattici, metodologici  e operativi come gli ausili) utili a includere nella classe e nella vita della scuola questi allievi.
Non mettere in condizione di comunicare e quindi di parificare ai compagni questi studenti oltre che costituire un illecito è anche la maniera per impedire una vita dignitosa a queste persone in un periodo così cruciale come quello della crescita in cui ti formi e fai le prime esperienze interpersonali: se un ragazzino o una ragazzina non posso parlare, fosse anche per mezzo della sintesi vocale, della LIS o della CAA, come possono farsi degli amici e uscirci e andare in tutti quei luoghi dove vanno i ragazzini/giovani?
C'è una compromissione/limitazione della socialità anche!
E che dire poi dell'opportunità di proseguire negli studi, iscrivendosi all'università?
La maggior parte dei ragazzi e delle ragazze che riescono ad arrivare alle superiori e magari grazie alle battaglie delle famiglie che si oppongono al programma per obiettivi minimi in Italia sono molto pochi (l'abbandono scolastico è piuttosto alto e non considerato dal nostro Ministero) e la scuola o l'università sono gli unici ambienti che tengono i ragazzi lontano da casa altrimenti qui o si sta in casa o si va ai centri diurni che sono per noi GT come ghetti perché sono luoghi in cui ci sono solo le persone con disabilità affiancate da educatori e per quanto possano fare attività simpatiche, sempre di ghetto si tratta, separato dalla vita e dalla società.

Noi come associazione dal 2015 cerchiamo di sostenere la battaglia per il riconoscimento di questa figura professionale cioè che venga assunta dallo Stato in seno al Ministero per l'istruzione e quindi che esista una legge nazionale che renda omogenea sia la formazione che l'inquadramento che il trattamento economico.
Non esiste però un'associazione o un organismo, anche informale, a livello nazionale, che riunisca tutte queste persone per rivendicare i loro diritti, esistono iniziative sparse sul territorio e magari anche in contrapposizione tra loro. Il gruppo informale più numeroso e agguerrito è a Roma e proprio a fine aprile ha fatto una imponente manifestazione ma solo per gli operatori di quella città. Purtroppo in Italia non abbiamo la cultura del "gioco di squadra" e quindi dell'associazionismo, per cui è molto difficile e lungo vincere nelle cause civili ma, dati i risultati che stiamo avendo per quanto riguarda il riconoscimento del caregiver familiare, siamo fiduciosi.".
  
--------------------
FONTI:
1) legge 104/92 n. 104

CREDITI:
- Dott.ssa Paola di Michele, psicologa clinica, formatrice, docente specializzata sul sostegno.
- Dott. Giovanni Barin, vice presidente GT, responsabile del progetto "Scuola4all".   


mercoledì 11 maggio 2022

Finalmente presentiamo "l'esercito silenzioso" dal vivo!

 


Ed ecco la prima di una serie di presentazioni del nostro saggio l'esercito silenzioso - se volete che veniamo da voi a farne una contattateci :

L’ESERCITO SILENZIOSO

I caregiver italiani
uscito il 23 gennaio 2022

 

Presentazione sabato 14 maggio 2022, ore 18

Sala civica - Via Quinzano, 24 (Verona)

 

Un libro scritto “sul campo” mette a fuoco un settore professionale fondamentale, eppure ancora nell’ombra, nonostante coinvolga circa nove milioni di persone in Italia

 

 

Sabato 14 maggio 2022 la sala civica di via Quinzano (Verona) ospiterà la presentazione del libro “L’esercito silenzioso. I caregiver italiani”; interverranno i due autori, Alessandra Corradi e Giovanni Barin, insieme alla senatrice Simona Nocerinoprima firmataria del DDL 1461 "Disposizioni per il riconoscimento ed il sostegno del caregiver familiare", attualmente in corso di esame in Parlamento.

Introduce l’incontro la presidente della II circoscrizione, Elisa dalle Pezze; modera la giornalista Alessandra Moro.

L’attività - L’associazione veronese onlus “Genitori Tosti” segue dal 2013 l’iter legislativo legato alla questione del caregiving familiare in Italia.

L’informazione ancora latita, la figura del caregiver è generalmente identificata in maniera sfocata, talvolta anche dai diretti interessati, poco consapevoli di avere dei diritti come persone, come categoria professionale.

Per questo “Genitori Tosti” ha avviato una estesa campagna di mobilitazione, che mira a raggiungere il maggior numero di caregiver (9 milioni di persone) e portarle all’attenzione di chi sta lavorando alla legge che le riguarda.

 Il libro - Le attività, gli studi, l’impegno sociale che “Genitori Tosti” hanno profuso sono diventati materia per un libro, che si propone come una sorta di saggio tecnico sul tema, ovvero non tanto un racconto di esperienze, quanto un resoconto di azioni pratiche, con un pizzico di manualistica, per chi deve affrontare l’argomento, anzi, di più: viverlo quotidianamente. Ma anche per chi non ha coinvolgimenti diretti, tuttavia desidera comprendere la realtà ed entrare a far parte di un circuito di sostegno ed abbracciare un pensiero aperto allinclusione a tutto tondo, in parole e fatti.

 A corredo del testo, il report del censimento  svolto tramite questionario su un campione di oltre 3000 caregiver italiani, e le interviste al dott. Franco Pesaresi, uno dei massimi esperti di non autosufficienza in Italia, e ad Antonio Pinna, unico giornalista che si sia occupato dell'argomento in Italia e ne abbia ricavato un libro-reportage, in relazione al Covid.

A fine marzo 2022 il Parlamento Europeo ha accolto la petizione ( il cui testo è pubblicato nel saggio) depositata dall'associazione Genitori Tosti per cui è stata avviata un'indagine e dato incarico alla commissione per l'occupazione e gli affari sociali di studiare la questione.

 ALESSANDRA CORRADI, GIOVANNI BARIN

“L’esercito silenzioso. I caregiver familiari italiani”

Prefazione della senatrice Simona Nocerino.

Disponibile su Amazon store

Tutti i ricavati vengono devoluti all'associazione Genitori Tosti per finanziare la campagna sul riconoscimento del caregiver familiare in Italia.


mercoledì 27 aprile 2022

Il gioco su Gerald




Una delle nostre associate segue da anni la vicenda di Gerald Marshall, 40 anni esatti a luglio, detenuto nel braccio della morte di un carcere texano.

Appassionatami alla vicenda ho provato ad aiutare questa nostra associata nella campagna di sensibilizzazione qui in Italia, per fare in modo che Gerald riesca a trovare un avvocato che possa rappresentarlo - Gerald è stato accusato di omicidio senza aver commesso nulla, anzi non era nemmeno presente sul luogo del crimine.

Per quanto la cosa possa sembrarvi strana in America  - e non solo in America, c'è una percentuale altissima di persone ingiustamente accusate di crimini che non hanno commesso.

In Italia per esempio abbiamo l'associazione Errori Giudiziari fondata da due combattivi giornalisti che si occupa della tematica: leggiamo, sul loro dettagliatissimo sito, che "dal 1991 al 31 dicembre 2021 i casi sono stati 30231: in media, poco più di 975 l’anno. Il tutto per una spesa complessiva dello Stato gigantesca, tra indennizzi e risarcimenti veri e propri: 895.308.275 euro e spiccioli, per una media appena superiore ai 28 milioni e 880 mila euro l’anno.". 

La prima cosa che faccio è chiedere alla testata per cui, all'epoca, in maniera volontaria e assolutamente gratuita, aggiornavo un blog; scrivo alla direttrice per sapere se il prossino pezzo posso farlo su Gerald e lei mi replica "Mandami il materiale, anche se ti anticipo che non puoi scriverlo tu perché tu ti occupi solo di lotta all'abilismo, lo faccio scrivere da qualcun altro". "Bene" mi dico e aspetto fiduciosa.

Quindi, non sentendo, nulla sollecito e mi viene detto che non c'è nessuno, in tutta la testata giornalistica (circa 90 blogger di cui molti molto famosi e attivi), che si occupa della tematica, per cui non si può pubblicare nulla.

Scrivo allora ad un giornalista televisivo il quale è proprio entusiasta ma mi avverte che al momento c'è una situazione molto precaria per il cambio di nomine ai vertici e quindi bisogna aspettare.

Inizio allora a cercare sul web e trovo questa sconosciuta testata che si occupa di diritti civili, diritti delle minoranze etc. il tutto molto appassionato.

Scrivo una e-mail.

Dopo un paio di giorni mi arriva un wp, da cui si sviluppa tutta una lunga conversazione protrattasi per giorni, che termina con la richiesta dell'invio del materiale. Mi viene assicurato che nel giro di pochi giorni sarà tutto pubblicato.

Nonostante due o tre e-mail e un wp da me inviati, questa persona scompare e non risponde più.

Mi rimetto a cercare online e mi si accende una lampadina: e se provassi a chiamare la redazione di questo importante magazine, che tratta solo argomenti internazionali?

Nonostante chi mi risponde sia molto gentile e trovi interessante l'argomento, pare che avere una articolo sia proprio impossibile, però non devo abbattermi: mi chiede di mandare cmq il materiale, che verrà esaminato e mi verrà data una risposta in ogni caso.

Mai più sentito nulla.

Ho fatto altre tre-quattro e-mail e anche wp a giornalist* il cui cell ho in memoria, perchè sono stata da loro chiamata per la mia attività di associazione.

Le spunte risultano tutte blu ma nessuno risponde.

Quindi, dopo qualche mese passato infruttuosamente a codesta maniera - e stiamo parlando di una persona condannata a morte in un carcere texano, mi sono decisa a fare questo post. 

Sicuramente avrò massimo duecento lettori solamente, e 200 grazie magari alle condivisioni di amici che mi leggono e sanno cosa c'è dietro ogni mio post.

Sicuramente non inciderò sulla sorte di Gerald, ma non per mancanza di iniziativa da parte mia.

Faccio anche una riflessione: interroghiamoci perché, per esempio, per Patrick Zaky c'è stata una campagna mondiale per il suo caso. Addirittura un artista ha fatto tutta una campagna incredibile con le sue sagome disegnate e trasformate anche in gigantografie, che sono state posizionate ovunque in Italia.

Per Gerald invece, ragazzo dato in adozione/affidamento, afroamericano, della periferia povera degli USA etc, che non poteva permettersi l'iscrizione a nessuna università, non esiste, in Italia, manco un oscuro sito web di attivisti sfigati che ritenga degna di divulgazione la sua storia.

Ed è strano, perché cercando nel web, si scopre che esistono tante associazioni che si occupano della stessa tematica della nostra "Errori giudiziari", che hanno dato spazio alla storia di Gerald.

Penso che questo uomo, detenuto dal 2004 da quando aveva 22 anni  abbia una storia pazzesca: dall'età di tre anni viene tolto ai genitori (entrambi tossico dipendenti) e dato in affido svariate volte, alcune volte viene anche abusato.

Ora non so se siete al corrente di come sia, come funzioni il sistema degli affidi in USA, Tante persone si rendono disponibili perché lo Stato corrisponde un assegno e i criteri per stabilire l'affidabilità di questi adulti affidatari non sono troppo rigidi. 

Immaginatevi perciò un bambino già traumatizzato per la storia familiare, non amato, non allevato etc. che rappresenta solo un assegno mensile per qualche disgraziato di turno. Gerald però sopravvive a tutto questo, diventa maggiorenne e quindi inizia a provvedere per sé, finché nel 2004 viene accusato di omicidio.

Ingiustamente accusato sulla base di false testimonianze.

Quello che Gerald chiede è la revisione del processo e che, quindi, un avvocato competente lo possa difendere.

Io che scrivo questo articolo, se scrivessi per il Corriere della Sera o per l'Espresso o ne parlassi in una trasmissione Tv di quelle che trattano temi caldi e che fanno audience etc aiuterei un sacco Gerald e la sua importante causa di giustizia.

Invece scrivo per un blog di un'associazione di genitori con figli disabili che, dopo 14 anni di esistenza e pubblicazioni, totalizza ancora tra le 200 e le 2000 visualizzazioni. 

Una sola volta abbiamo avuto tipo quasi 7000 letture. 

Magari - spes ultima dea, tra i rari lettori nostri c'è qualcuno che può dare una mano.

Potete quindi scrivere direttamente a lui: 

Gerald Marshall

# 999489

Polunsky Unit D/R

3872 F.M. 350 South

Livingston, TX 77351

USA

Le due foto a corredo di questo blog mi arrivano dalla mia associata che, come ho detto, sono anni che è in contatto con Gerald.