martedì 30 marzo 2021

Due chiacchiere con : Laura Boerci

Un pomeriggio, scrollando la mia bacheca facebook, incappo in un post di qualcuno che condivide un post di Laura Boerci che offre i suoi deliziosi lavori decorati come idee regalo per l'imminente Natale. Oltre a ricondividere subito il post, chiedo l'amicizia a Laura e così scopro una persona meravigliosa la cui storia deve essere conosciuta il più possibile. Come sapete questa rubrica del blog è dedicata ai libri e ai suoi autori. Laura ha scritto 21 commedie e  anche illustrato una favola scritta da lei. 

Allora partiamo dalla tua laurea: perchè hai scelto proprio scienze politiche se poi un anno dopo la laurea hai iniziato a scrivere per il teatro, fondando addirittura una compagnia teatrale?Scienze politiche non è stata una vera scelta. Inizialmente volevo fare psicologia, ma trent'anni fa la facoltà era a Padova. Ho quindi optato per giurisprudenza, ma l'amico con cui avrei dovuto frequentare le lezioni ha subito un grave incidente ed è morto appena prima dell'esame di maturità. A quel punto sono rimasta spiazzata e non avendo altri obiettivi precisi ho deciso di fare Scienze politiche, come una mia compagna di scuola. Il teatro è arrivato come un gioco. L'università era finita e avevo voglia di fare qualcosa di fresco, di coinvolgente, così ho iniziato a scrivere. La compagnia teatrale Legamani si è formata subito dopo e da 25 anni mi permette di mettere in scena le mie opere, regalando molti sorrisi e qualche speranza (visto che tutti gli incassi vengono devoluti in beneficenza). In sostanza la facoltà scelta non ha nulla a che vedere con il proposito di fare teatro, ma sono felice di ciò che sono riuscita a realizzare e degli obiettivi che ho raggiunto anche grazie agli studi umanistici.

La tua vita finora ha  una connotazione molto artistica e culturale: dipingi a olio, scrivi libri, sei autrice di piece teatrali e regista, fai laboratori di scrittura a bocca, decori in maniera sopraffina un sacco di oggetti: come si inserisce in tutto questo la tua esperienza politica come assessore? Sei riuscita a rendere più inclusivo il tuo Comune?

Come assessore avevo le deleghe al tempo libero, agli affari generali, alla biblioteca e anche all'accessibilità, quindi potevo lavorare per la comunità utilizzando tutta la mia esperienza creativa e di persona disabile. Prevalentemente organizzavo manifestazioni ed eventi culturali e devo dire che la mia disabilità non è mai stata un ostacolo. Ho spesso lavorato in squadra e questo ha azzerato le eventuali paure altrui, perché mi sono sempre mostrata collaborativa, piena di idee e senza problemi a relazionarmi con il prossimo. Per questi motivi e per ciò che è stato realizzato con e per altre persone disabili, posso dire con fierezza che il mio Comune è diventato sicuramente più inclusivo e grazie alla creazione della delega all'accessibilità è stato anche un esempio per le realtà limitrofe.

Quindi: hai anche aperto un locale di riferimento per la scena jazz lombarda e poi un caffè, racconta un po!
Nel 2012 ho aperto un circolo culturale con due amici, dando spazio a numerosi musicisti provenienti da tutta la Lombardia, ma il grande sogno si è realizzato quando, da sola, ho dato vita all'Happiness Cafè: un locale fatto di musica, di teatro, di letteratura, di pittura, ma anche di buon cibo. 
In qualità di amministratore unico, ho gestito ogni aspetto in assoluta autonomia: organizzazione di eventi, pubblicità, rapporti con i clienti, con i fornitori, con i commercialisti, con i dipendenti. È stata una grande sfida, che ho vinto ogni giorno con immensa soddisfazione, perché non è facile non muovere nemmeno un dito e gestire un'impresa.
Purtroppo il sogno si è interrotto a causa di una polmonite che mi ha rovinato la vita. Sono stata tracheostomizzata, non parlo quasi più, mangio tramite peg e ho sempre la tosse. Ho dovuto vendere il mio bel Cafè, ma il ricordo degli anni trascorsi a gestirlo rimarrà per sempre nel mio cuore e mi fa essere tanto orgogliosa di ciò che ho creato.

Adesso che cosa fai? Oppure cosa vorresti fare? Mi pare tu mi abbia accennato a qualcosa....
Adesso, come dicevo, i problemi di salute sono molti e non mi permettono più di fare tutto ciò che facevo, ma non voglio darmi per vinta. Scrivo commedie, per quando sarà possibile fare teatro, leggo, continuo a decorare oggetti di ogni tipo e non smetto dipingere. Recentemente mi è stata assegnata una borsa di studio per la pittura e questo mi consentirà di aprire i miei orizzonti artistici, regalando nuovi colori alla mia vita. 

Leggendo un articolo che ti riguarda dici che tu per prima non credevi di poter avere una storia d'amore che invece stai vivendo (scusa l'articolo risale al 5 luglio 2015  Zibido, la favola di Laura: «Sì, l’amore vince tutto anche la disabilità» - Il Giorno ): perchè è così difficile avere una vita sentimentale se si è una persona con disabilità? E' perchè siamo in Italia?
Da quando sono nata l'atrofia muscolare spinale mi impedisce di camminare e di muovere le mani. Questo, naturalmente, mi rende una donna molto complicata, quindi ho sempre avuto difficoltà a pensare che un uomo potesse scegliermi per vivere una storia d'amore (e non perché siamo in Italia, ma perché stare con me significa fare tante rinunce). Alle difficoltà fisiche bisogna anche aggiungere il pregiudizio: della società e, spesso, delle famiglie perché una relazione tra una persona disabile e una normodotata dà adito a pensieri tipo: "non è un rapporto normale, lui/lei sarà sempre una sorta di badante". Per molti anni ho pensato che la mia vera malattia non fosse l'atrofia muscolare spinale, ma l'impossibilità di essere amata. Ho avuto qualche storia, sì, ma niente di impegnativo perché dopo l'entusiasmo iniziale gli uomini prendevano coscienza della realtà e scappavano e per me questa era diventata la normalità. 
La vita però mi ha fatto un grande regalo: a 43 anni mi ha fatto ritrovare Umberto (e dico ritrovare perché da piccola ero innamorata di lui). Mi ha donato una storia vera, fatta di quotidianità, di sentimento e di passione. E l'amore continua anche adesso che sono diventata ancora più complicata, adesso che la sorte ha portato via la mia bella libertà. 
Umberto infatti ha accettato tutto di me, andando oltre le apparenze e i tanti problemi che contraddistinguono le mie giornate e mi dà la serenità di cui ho bisogno per affrontare le mie sfide.

Leggendo la tua bio sul sito (Laura Boerci – My Personal Website ) quello che colpisce è la straripante vitalità e "mobilità" che  si contrappone, in maniera decisa, alla tua condizione. Colpisce questa frase:"ho un carattere forte e una mente attiva, che mi consente di ottenere i risultati che desidero". Hai mai pensato di fare la motivazionista per le donne normodotate? Credo che molte di loro ne avrebbero bisogno :)
Sinceramente ci ho pensato. Girando l'Italia per presentare i miei libri ho incontrato moltissime persone attratte dalla mia vitalità e dalla mia capacità di trasformare i sogni in realtà. Spesso mi sono sentita dire che avrei potuto aiutare donne e uomini a ritrovare la gioia di vivere, ma non ho risposto all'appello e ho perso quel treno. Ora che non parlo più sono molto limitata e non posso fare più i bei discorsi che facevo. 
La parola era un mio grande punto di forza, anche se ancora oggi in molti leggono i miei post e mi dicono che sono un esempio. Forse dovrei usare di più internet e provare ad essere d'aiuto per chi vive nello sconforto. Sarebbe un modo importante anche per me per sentirmi ancora utile e per dare un senso ai miei giorni diventati un po' più vuoti.

Come ha impattato il Covid nella tua vita?
Il covid ha limitato completamente la mia libertà: non vedo nessuno da mesi e neppure esco. Il tempo passa grazie alle mie passioni e, fortunatamente, vivo con i miei, ma mi mancano moltissimo il mio compagno e gli amici. So comunque di essere fortunata perché sto bene e questo mi spinge a guardare al domani e a pensare che qualcosa di bello arriverà. Ci vuole pazienza e io ne ho da vendere. 

Chiudi come vuoi (e grazie per il tempo dedicatomi) : 
Per cinquant'anni la mia vita, nonostante la disabilità, è stata meravigliosa: ho visto mezzo mondo, viaggiando con ogni tipo di mezzo di trasporto, ho studiato, ho lavorato, ho creato e ho amato. Da tutti sono sempre stata definita un vulcano. 
Da due anni a questa parte è tutto più difficile, ma non voglio darmi per vinta. Non voglio vivere solo di ricordi.
Ho ancora una mente attiva e farò tutto il possibile per vivere e non sopravvive. Ce la posso fare. "I can do it" come si leggeva su una maglietta che ho decorato nel 2018 e con la quale ho fatto una campagna di raccolta fondi con Striscia la notizia.
Troverò un modo per dar voce al mio cuore, anche se la voce non ce l'ho più. 

1 commento:

Tiziana ha detto...

Donna straordinaria... Non solo pera gestione della disabilità ma per la capacità motivazionale verso il prossimo. Grazie Laura ��