"Come sapete mi occupo della
difesa dei diritti delle persone con disabilità. Come associazione
abbiamo attivato, ormai da 5 anni, un progetto che si chiama
“Barriere mai più” per dare il nostro contributo in materia di
accessibilità.
Uno
dei diritti delle persone con disabilità è la mobilità:
indipendentemente dal tipo e dal grado di disabilità, ogni persona
ha diritto a muoversi e a fruire degli spazi del luogo in cui vive.
Invece
le città sono concepite e realizzate per i soli cosiddetti
“normodotati” cioè deambulanti autonomamente e in posizione
verticale, vedenti, udenti, in possesso delle facoltà psichiche e
cognitive integre.
Ma
siamo tutti potenzialmente disabili:
1)
per età, quando sopravviene quella terza;
2)
per eventi traumatici (incidenti automobilistici/sul lavoro/in casa
anche un semplice tuffo in piscina, a volte…);
3)
per patologie ad insorgenza tardiva (per es. SLA);
4)
per condizione di temporanea disabilità (fratture/patologie
oncologiche).
A
partire dal 1986 nel nostro Paese la legislazione italiana ha
iniziato ad occuparsi di accessibilità con i PEBA cioè con i PIANI
DI ELIMINAZIONE DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE, abbiamo norme che
obbligano gli amministratori dei Comuni (ma anche le ASL e qualsiasi
tipo di PA) a rendere accessibili edifici e spazi pubblici e privati.
Quando
siamo in presenza di edifici storici poi, c’è sempre l’alibi del
vincolo della soprintendenza – mentre invece ci sono addirittura
corsi universitari che insegnano come si rendono accessibili gli
edifici storici.
Prendiamo
l’esempio di Verona: fino al 2017 nessuno si è mai occupato a
livello amministrativo di applicare la legge sui PEBA. Con
l’insediamento dell’attuale amministrazione nel luglio 2017 è
stata addirittura creata una delega ad hoc “Programmazione
interventi per abbattimento barriere architettoniche”
(programmazione!),
conferita all’assessore
che a Verona si occupa di Pianificazione
urbanistica, Edilizia privata, Edilizia economica e popolare,
Ambiente.
Fortuna
ha voluto che proprio in quei tempi fosse finanziato il fondo statale
che poi è stato suddiviso tra le Regioni,
a disposizione dei Comuni
che ne avessero fatto richiesta.
Con
i 14mila euro ottenuti, il Comune di Verona
ha assunto un architetto
che ha mappato il solo centro storico della
città.
Mappare significa passare
a
setaccio
ogni via e in base a criteri predefiniti stilare una scheda
per ciascuna barriera individuata, con foto.
Tutte
le schede sono state caricate sul sito web del Comune di Verona.
Il
lavoro dell’architetto
è stato presentato il 25 aprile 2018.
Da
allora ad oggi le barriere
abbattute a Verona
sono quelle che vedete in questa bellissima vignetta di Gianni
Falcone- su oltre 2300 barriere individuate, in 20 mesi ne sono state abbattute 6.
Non
è dato sapere poiché in nessun provvedimento, documento e
quant’altro della nostra amministrazione se e quando è prevista la
mappatura del resto della città.
E
stiamo parlando di una città che, pur accogliendo centinaia
di migliaia di turisti ogni anno ha, per esempio, un monumento come
l’Arena
senza una pedana/scivolo a norma per accedere. Quella che c’è
serve solo per i macchinisti di Fondazione Arena
e per chi abbia da trasportare strumentazione etc per gli eventi in
genere. ‘E
molto scivolosa e diventa addirittura pericolosa se piove – testata
personalmente. Inoltre, le due cause legali per
discriminazione
pendenti contro la Fondazione
che
gestisce il monumento, sono
la testimonianza di
quanto sia accessibile, per una persona con disabilità, andare lì,
ad un concerto. Noi come associazione stiamo sostenendo
una delle due ricorrenti e abbiamo
lanciato una campagna per ottenere concerti ed eventi accessibili in
tutt’Italia.
Non
è dato sapere poi, come è andato a finire (casomai sia mai
partito), il progetto che l’assessore ha copiato da Reggio Emilia,
per rendere accessibili i negozi.
Si possono avere i negozi del
centro con i gradini? E non solo: anche il personale all’interno va
formato per accogliere. E si può non abbuonare, come
amministrazioni, anche venete, hanno fatto, la tassa di occupazione
di suolo pubblico per quegli esercenti che a loro spese mettono lo
scivolo all’ingresso? Lo
si è chiesto a più voci. Sarebbe
un bell’incentivo per diffondere l’accessibilità.
Pensiamo
poi ai luoghi di divertimento (teatri/cinema/discoteche/ locali in
genere), pensiamo alle piscine o ai parchi, ai musei, alle
palestre, agli ospedali o agli ambulatori
dei medici e
ai mezzi di trasporto – non solo gli autobus ma anche i taxi, agli
edifici scolastici ed universitari e alle biblioteche
.
Come
pensate si sentano le persone con disabilità e loro familiari in una
città che proprio non contempla il loro diritto a spostarsi, fare la
spesa o lo shopping, divertirsi, studiare?
E
una città non accessibile è moderna, smart, ecosostenibile,
inclusiva?
------------------------Questo è l'intervento effettuato dalla presidente Alessandra Corradi all'assemblea provinciale di Verona de Il Veneto che Vogliamo, tenutasi il 9 giugno 2020 online.
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