di mresciani:
Qualche giorno fa leggevo un articolo dove veniva evidenziato che il Garante della privacy è dovuto intervenire per interrompere una prassi alquanto”anomala”.
Un Comune Italiano e una ASL avevano pubblicato nei loro siti degli elenchi dove erano indicati nomi di persone con disabilità con tanto di codice fiscale, a volte indirizzi e dati sensibili, persino il codice della patologia. Persone che dovevano beneficiare di un non meglio precisato contributo.
Abbastanza singolare che un disguido così possa essere partorito da un Comune e una Asl perché, sono enti dove gli uffici legali sono il motore informativo e propulsivo per gli altri uffici. Sono tenuti ad informare su tutte le novità: circolari, decreti legge, leggi, che siano di interesse collettivo e coinvolgano gli utenti dell’Ente stesso.
Se queste leggi fossero…..dell’altro giorno…forse, dico forse, si potrebbe pensare a una leggerezza, ma la prima legge sulla privacy è la 675 del 1996, sostituita poi dalla L. 196 del 2003.
Le persone con o senza disabilità vogliono che la loro sfera privata sia protetta e non sbandierata ai quattro venti online.
Si chiede la stessa precisione che gli impiegati di questi uffici pretendono dagli utenti quando si presentano le pratiche. Mi chiedo: a cosa serve far firmare caterve di documenti sulla privacy?
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