In una delle mie surfate online notturne ad un certo punto si inquadra sul monitor la copertina di un libro che ritrae un ragazzo di schiena nell'atto di saltare e tuffarsi : sembra mio figlio, se stesse in piedi. E la gioia che trasmette questa foto è irradiante!Subito dopo focalizzo un particolare della foto e cioè il pallone da calcio nell'angolo in basso a sinistra e poi i colori dei caratteri che formano il titolo: l'INTER!
Automatico che quel libro doveva essere mio e, dopo averlo letto, ho molto pensato.
Quindi mi sono messa alla ricerca dell'autrice (che vedete nella foto) che è una mia collega e cioè una mamma caregiver e il Giò del titolo era suo figlio.
Inutile dirvi che dovete leggere in massa questo libro che non è l'ennesima storia biografica tipica del genere ma è qualcosa di ben più prezioso, soprattutto è qualcosa di molto autentico, non costruito a tavolino, non affinato da addestrati professionisti o gosth writer che antepongono il bello e omologato stile, magari drammatizzato per confezionare un prodotto che venda.
No. 'E una storia, una vita, tanta roba.
Viviana Locatelli lo dice lei stessa che, su suggerimento di una persona a lei vicina, ha iniziato a scrivere per trasmettere alle persone non solo una storia ma anche l'emozione che accompagna questa storia, che si riassume nella persona di Giorgio: la gioia personificata.
So bene cosa significhi il sorriso di cui parla Viviana nel suo libro: è quello che vedo ogni giorno sul volto di mio figlio, la beata pura gioia con la quale sorridono questi nostri figli noi normo non la possediamo. E come la gioia ti pervada all'improvviso, quando vedi questi sorrisi, è qualcosa che si deve provare!
Non mi dilungo oltre e lascio la parola a Viviana.
Ciao Viviana, allora che cosa ci dici del tuo libro uscito da qualche mese? Che feedback hai avuto?
Scrivere questa storia e pubblicarla non è stato semplice emotivamente e la felicità di essere riuscita a portarlo a termine è già molto per me. Sicuramente non mi aspettavo di ricevere cosi tanti giudizi positivi e sentire cosi tanta vicinanza da parte dei lettori, ma sono molto contenta che sia successo perché ' mi è stato di grande aiuto.
Ci racconti come ti è venuta l'idea di scriverlo?
Quando Gio se n'è andato (uso questa frase appositamente come se si fosse solo allontanato) mi sono sentita mancare la terra sotto i piedi. Credevo di non reggere ad un dolore cosi grande, anche se come ho scritto, forse ero già preparata a quel momento. Mi mancava la sua voce, il suo sguardo e il suo odore. Una sensazione animalesca con la quale non riuscivo a fare i conti. Un medico mi consigliò di scrivere tutto quello che mi veniva in mente e passavo le notti sveglia nella sua stanza. Di notte, non so il perché, mi venivano in mente un sacco di immagini e nel silenzio assoluto riuscivo a sentire la sua voce. Un giorno in auto ascoltando la musica ho pensato che scrivere la sua storia sarebbe potuto essere importane per molte ragioni. Cosi una notte gli feci una promessa. "Gio' non sarai mai dimenticato e se anche spesso sei stato invisibile saremo ancora insieme per fare la differenza" (a lui piaceva questa frase perché le attribuiva una connotazione sportiva.
Il tuo libro ha anche una colonna sonora: ogni capitolo è introdotto dalle parole di una canzone. Doctor and the Medics, The beatles, The Way Not, Bob Mc Ferrin, Sinead O'Connor, Francesco de Gregori, Whitney Houston, Eric Clapton.
Sembra quasi di avere la musica di sottofondo mentre si legge. A Gio piaceva molto la musica o è qualcosa di solo tuo? Giorgio aveva una canzone preferita?
A Giorgio piaceva molto la musica anche senza avere una canzone preferita. Il motivo per cui all'inizio di ogni capitolo ho inserito frasi tratte da canzoni è che molto del tempo che ho vissuto con Gio l'ho passato in auto ascoltando la musica in sottofondo. Spesso non sapevamo nemmeno dove andare, ma il solo fatto di uscire per ascoltare la musica in macchina lo rendeva felice. In casa non l'ascoltava....l'autismo è cosi.
A leggere dell'esperienza di Los Angeles si rimane a bocca aperta, se facciamo i debiti paragoni con la nostra realtà italiana. C'è una frase, una delle tante che mi ha colpito scritte da te: "In America mi avevano inculcato il sacrosanto diritto a stare bene, perchè dal mio benessere transitava anche quello di Giorgio". Hai mai pensato di avviare un qualcosa che aiutasse i genitori come noi, qui in italia?
Quando siamo rientrati in Italia ho sempre cercato di vedere i lati positivi del nostro paese ma soprattutto all'inizio ho fatto molta fatica ad adattarmi alla nostra burocrazia. L'esperienza Californiana però mi ha aiutata a ricordare che il benessere di Gio partiva dal mio e sono sempre stata molto "tosta" nel fare rispettare questo diritto laddove non veniva ricordato.
Si, mi piacerebbe aiutare le persone che non hanno voce, ma non ho le basi per farlo. Sono sempre andata d'istinto seguendo il buon senso, ma non conosco le leggi. Sono comunque fortemente convinta che i genitori debbano essere aiutati e sostenuti. E' molto complicato metabolizzare l'idea di avere un figlio "non perfetto" in questa società, ma la strada per le famiglie coinvolte è molto lunga e tortuosa e bisogna facilitare il loro percorso soprattutto per il bene dei ragazzi.
L'Inter - anche io sono interista e pure mio figlio e le altre due figlie e pure mio marito ovviamente. Ho visto sul tuo profilo FB che hai fatto un video in cui inviti la società e i tifosi a leggere il libro perchè, giustamente, questo libro deve essere letto da tutti non solo da chi è familiare o da chi ha a che fare con la disabilità o nella fattispecie con l'autismo. Si è fatto sentire qualcuno?
"E' solo con l'Inter che Gio' ha vissuto le emozioni più simili a quelle che si possono provare verso un'altra persona".
Nel libro scrivo che Gio' ad un certo punto ha smesso di andare allo stadio perché la frustrazione di eventuali sconfitte della sua amata squadra lo limitavano al punto di avere troppa paura di fare danni. E qui c'è il punto cruciale sul quale ho voluto focalizzare e finalizzare la scelta di sostenere un progetto Autismo che ha come obbiettivo l'amicizia. I ragazzi autistici sono tutti diversi tra loro ma tutti hanno una cosa in comune : non hanno amici quando diventano grandi
Se Gio avesse avuto un amico sono sicura che forse l'avrebbe convinto a tornare allo stadio perché l'unione fa la forza. Allora, PERCHE NO, perché un ragazzo "normodotato" (ancor meglio con la maglia neroazzurra) non può essere educato a diventare amico di un ragazzo come Gio'? Leggendo il libro "PER SEMPRE GIO" tutti i lettori sono diventati suoi amici e da qui è nata la mia metafora "diventare amico di Gio significa diventare amico di un ragazzo come lui". Se anche io e Gio fossimo riusciti ad invogliare uno solo di questi ragazzi, avremmo vinto una prima battaglia, metaforicamente parlando. A Gio' piaceva vincere e sicuramente mi aiuterà. Purtroppo per il momento non sono stata ancora contattata da nessuno della squadra nero azzurra ma ci spero tantissimo.
Un qualcosa che contraddistingue i "genitori tosti" è quell'approccio per cui i propri figli devono avere una vita il più possibile "normale" e quindi piena, per quanto sia difficilissimo proprio perchè magari non riescono ad avere amici coetanei nè del resto l'ambiente è configurato per includerli - vedi la barriere, non solo architettoniche. Però c'è molto sport nella vita di Giorgio: è stato faticoso trovare società ect oppure no?
L'agenda dei nostri ragazzi è quasi sempre molto piena. La loro vita è scandita da routine sempre molto rigide ed è assolutamente normale che noi genitori facciamo il possibile per fare in modo che la loro agenda rispetti sempre le loro necessità. Quando un ragazzo autistico si annoia si amplificano quasi sempre i famosi "comportamenti problema" e una semplice sbavatura può essere l'inizio di un ciclo comportamentale difficile. Con loro bisogna sempre tenere alta l'attenzione e mostrarsi sul pezzo al 100%. Gio era un ragazzo molto sportivo che amava tutti gli sport di squadra. Come ho scritto, ho sempre fatto molta fatica per inserirlo in squadre sportive di ragazzi "normodotati". Nessuna squadra ha voglia di rallentare per inserire un ragazzo come Gio. Manca ancora la mentalità necessaria ad abituare i ragazzi di domani a capire che la vita può essere fatta di tanti ingredienti. "Un'ora a settimana di cultura all'inserimento come fosse una materia di studio" potrebbe essere un buon inizio.
Molto bella la gallery delle testimonianze delle persone che sono state importanti nella vita di Giorgio, non pensi di organizzare una grande festa, magari il prossimo 17 ottobre per ricordarlo?
L'idea della Gallery è stato un altro pensiero che ho avuto per ridare a Gio ciò che gli era stato tolto anche durante la morte. Il suo funerale e' stato "pietoso e impersonale".
Oltre alla rabbia, che ancora mi accompagna, ho provata anche l'amarezza nel vedere che un personaggio come il mio Gio' dovesse lasciare questa terra senza il saluto delle persone che gli hanno voluto bene. Cosi volendo fare un po' gli Americani, ho pensato di fare scrivere delle lettere dai suoi amici più stretti che potessero essere lette come ultimo saluto. Non potrò riunirli tutti ma li ho ritrovati. La vita va avanti ma Gio ha lasciato la sua traccia e sarà per sempre.
Per sempre Gio - di Viviana Locatelli . Autopubblicazione disponibile su Amazon