In prossimità delle elezioni che vanno a rinnovare le amministrazioni di moltissimi comuni in Italia intervistiamo l'attivista Valeria Valleri che si presenta a Padova a sostegno del sindaco uscente Sergio Giordani.
Cogliamo l'occasione per augurare a tutte le persone con disabilità che si sono presentate come candidati un bel successo soprattutto perché più persone con disabilità possono partecipare alla vita pubblica più speranze abbiamo di accelerare il processo inclusivo della società.
Ciao Valeria, allora innanzi tutto presentati
Ciao, innanzitutto voglio ringraziarti per avermi proposto questo scambio, questa intervista.
Il mio nome è Valeria Valleri, ho ventotto anni, sono nata in provincia di Verona, ho vissuto con la
mia famiglia in Alto Vicentino e da quasi dieci anni vivo a Padova.
Dopo il liceo scientifico, in contemporanea all'Accademia Musicale di Schio, ho conseguito la
triennale in scienze politiche e attualmente sto completando la magistrale in Scienze del Governo.
Da quando mi sono stabilita a Padova, ma anche prima, ho sempre fatto attivismo all’interno
dell’ambito universitario e del sociale, oltre che prestato volontariato all’estero e in Italia attraverso
associazioni che si occupano di tematiche come: l’immigrazione, le pari opportunità, i diritti civili
economici, sociali e culturali.
Parità di genere, lotta all’omofobia e all’abilismo, riduzione delle diseguaglianze sociali ed
economiche e la promozione dei diritti umani sono i temi di cui mi occupo da sempre nei vari
ambiti sociali, esperienze lavorative nonché di studio
Ci racconti come mai e quando hi deciso di candidarti alle comunali di Padova?
La politica non è mai stata una cosa nuova per me, ma Coalizione Civica mi ha proposto di fare la
precisa scelta di partecipare, candidandomi, alle amministrative di Padova; assieme a tutti gli altri
candidati della lista.
I motivi per cui ho scelto di candidarmi sono molteplici: innanzitutto voglio mettermi a
disposizione per la città. Padova mi ha accolto, mi ha "incluso" in questa società e io so che con la
mia esperienza di vita e con le mie capacità posso dare senz’altro il mio contributo in quanto
cittadina. Ci sono poi i valori che porto con me o che mi hanno trasmesso come: il senso di
giustizia, la solidarietà tra le persone, l’aiuto incondizionato reciproco, il senso della democrazia e
del rispetto ma anche la difesa di chi è più vulnerabile, la libertà e la non discriminazione nel senso
più ampio possibile, che mi hanno portato alla grandissima consapevolezza di ammettere che io ho
la possibilità, attraverso la politica, di poter portare quel cambiamento positivo che molte persone
inascoltate o ignorate chiedono da molto tempo.
Per portare un esempio concreto: molti disabili non hanno nemmeno la forza fisica di andare a
manifestare per i loro diritti, anche perché spesso non hanno ne i mezzi e o ausilii per farlo ne la
salute per affrontare lo stress psicofisico di andare a difendere i loro diritti.
Io ho la fortuna, anche se sono disabile grave, lesbica, donna e indigente, di poter ancora far sentire
la mia voce e di aver ancora la forza di lottare per difendere i miei diritti; in qualche modo mi sento
in una posizione di privilegio rispetto a molte persone che fanno parte di queste “categorie
discriminate” ma che non hanno i miei stessi mezzi o forza di agire per difendere i propri diritti.
Quando vedo delle ingiustizie, diseguaglianze o discriminazioni di vario tipo, il mio senso di
giustizia mi porta a non potermi rassegnare di fronte a queste cose e nasce in me una sorta di
responsabilità morale nel provare a portare quel cambiamento necessario ad una città affinché
diventi sempre più inclusiva, meno discriminatoria, più accessibile e con sempre meno
diseguaglianze al suo interno; proprio perché io ho la possibilità di poterlo fare, di provare a portare
più diritti, soluzioni attraverso le voci degli altri; faccio da megafono per chi non ha voce, per chi
non ha le forze per urlare e andare in piazza o partecipare alla vita politica-sociale.
Come è Padova come città vissuta da una persona disabile? Cioè: è accessibile, inclusiva, ci sono
associazioni etc
Rispetto a molte altre città posso dire, in via generale, che Padova ha raggiunto dei buoni risultati a
livello di accessibilità, inclusione e sensibilità delle persone. Se invece usiamo la lente osservativa del “come dovrebbe essere” (senza cioè guardare al meno
peggio),allora posso dire che c’è parecchio lavoro da fare.
Le difficoltà nell’agire con politiche pubbliche volte a migliorare la vita di una persona con
disabilità sono sempre le stesse: la competenza di chi fa cosa, che spesso non è prettamente
comunale e qualora invece lo fosse c'è il problema dei fondi e delle risorse economiche irrisorie da
poter utilizzare per soddisfare le varie esigenze.
La soluzione è agire in modo sinergico tra istituzioni, enti, associazioni e nei vari livelli di governo
per creare nuovi modi di agire rispetto a quelli già esistenti, creare soluzioni nuove e mai pensate
che coinvolgano un po' tutti i livelli di partecipazione dei cittadini all’interno della città.
PADOVA CITTÀ A ZERO GARE è un esempio di nuovo modo di agire, un esempio di
AMMINISTRAZIONE CONDIVISA: ovvero Avviare e rendere permanente l'attività di co-programmazione e co-progettazione in tutti i settori di interesse generale, per rendere concreto il
principio di sussidiarietà sancito dall'art. 118 della nostra Costituzione.
In questo modo possiamo favorire sempre di più l'integrazione tra i diversi servizi per affrontare le
sfide emergenti nella nostra città e costruire soluzioni efficaci, flessibili e innovative.
Condividere obiettivi, mettere in comune risorse, incentivare la cultura della collaborazione,
riconoscere gli sguardi differenti e valorizzare le energie e le competenze diffuse di cittadinə e
realtà sociali, sono le linee guida intorno alle quali crediamo sia possibile progettare interventi che
producano cambiamenti significativi, per continuare a migliorare la qualità della vita e il benessere
nella nostra città, nel segno della co-responsabilità, della trasparenza e della collaborazione.
Con l’amministrazione condivisa una moltitudine di servizi e progetti rivolti a soddisfare le
esigenze delle persone con disabilità, avrebbero una notevole possibilità di successo e di essere
portati a termine e soprattutto di soddisfarne i bisogni e le esigenze varie.
Questo è uno dei tanti modi per combattere le diseguaglianze anche nell’ambito della disabilità.
Per quanto riguarda le associazioni patavine posso sicuramente affermare che esiste un grande
patrimonio associativo in tutti gli ambiti sociali e anche nel nostro ambito di interesse quello della
disabilità, a mio avviso però, spesso e purtroppo, molte di queste associazioni fanno fatica a
lavorare in rete e ciò comporta come conseguenza che non riescono a soddisfare i bisogni concreti e
immediati delle persone con disabilità.
Per esempio in Italia ci sono moltissime associazioni per la vita indipendente, l’autonomia etc ma
poi di fatto si è sempre dipendenti dai fondi statali, sia l’associazione che il disabile.
Tu hai due lauree. Hai fatto l'università qui? E come è stato? La consiglieresti a chi è in
carrozzina? E a chi è cieco/sordo?
Attualmente sto completando la magistrale in Scienze del Governo, ho fatto entrambe le lauree
all’università di Padova.
Fare l’università qui sicuramente mi ha agevolato perché l’università di Padova si è dotata di un
ufficio inclusione che si occupa proprio di includere gli studenti con disabilità e rendere inclusiva
sempre di più l’università stessa utilizzando i fondi dell’università, del MIUR ed europei, oltre ai
finanziamenti vari di altri enti occasionali privati.
L’università, con le ovvie criticità di caso per caso, è sempre più accessibile sia a livello di barriere
architettoniche che di efficienza dei servizi offerti dall’ufficio inclusione.
Da qualche anno l’università ha istituito un corso trasversale intitolato “general course - diritti
umani e inclusione”, si inserisce sulla scia di quanto già realizzato nelle migliori università
internazionali. E' un corso aperto agli studenti di tutti i corsi di laurea triennali e magistrali
dell’Ateneo volto a trasmettere una cultura dell’inclusione in grado di dare dignità culturale, sociale
e giuridica all’applicazione dei principi e dei valori dei diritti umani nei riguardi di tutti, e anche di
coloro che hanno delle disabilità, che sperimentano vulnerabilità, che sono soggetti a
discriminazioni.
In generale mi sento di dire che è un’università a misura di studente con disabilità, pur tenendo in
considerazione che come in tutte le università ci sono grandi criticità e che si può e si deve fare
ancora meglio.
Dicci che cosa farai se verrai eletta! Conosci altri candidati disabili che si sono presentati per
queste elezioni qui a Padova?
A queste elezioni ci sono altri candidati disabili, questo è un buon segno per la città di Padova
perché vuol dire che in qualche modo l’inclusione a cui tutti aspiriamo si sta realizzando.
Lentamente, troppo lentamente ma sempre più disabili riescono a partecipare alla vita politica e fino
a qualche anno fa era quasi un’utopia.
Quello che sto facendo già è portare una visione diversa, nuova e più reale.. nella politica e nelle
decisioni. Uno dei pilastri e motti che porto con me e che non smetterò mai di trasmettere è una
consapevolezza importantissima: tutti possiamo diventare disabili, in qualsiasi momento e in modi
diversi, reversibili o irreversibili. La città deve essere a misura di persone non solo normotipiche
perché è una questione che riguarderà tutti prima o poi; dal vecchietto col bastone, alla donna
incinta o al disabile temporaneo.
Io insisterò su questo e farò in modo che in tutti gli ambiti in cui andrà ad agire si crei un sistema
per cui si terrà conto anche degli aspetti dell’inclusione in tutti i sensi in cui questa può essere
immaginata.
Questa è solo una delle cose che ho in mente di fare, molte altre sono scritte nel programma di
coalizione civica per Padova, soprattutto in ambito del sociale.
Esiste per esempio un movimento per la vita indipendente?
Purtroppo no, a Padova purtroppo manca un movimento su questo tema, è mia intenzione infatti
affrontare anche questo nel caso venissi eletta.
Secondo te dovrebbe esistere un partito o un movimento politico fatto solo da persone disabili e
loro caregiver?
A mio parere non ce ne bisogno, tra i tanti motivi c'è quello della coerenza, una città non dovrebbe
creare partiti e movimenti troppo categorizzanti, altrimenti non diventerebbe inclusiva.
Ogni persona/partito deve pensare all’inclusione e tenere conto che le persone sono eterogenee
quando prendono le decisioni, non relegare questo compito ad un solo partito specifico; sarebbe un
po' ipocrita.. d’altronde è quello che sta succedendo al governo con il ministero per la disabilità, tra
l’altro senza portafoglio.
E per il lavoro, come stiamo messi a Padova? Tu lavori?
Per quanto riguarda il lavoro nel settore disabilità, tenendo conto che usciamo da un periodo di crisi
difficilissimo, siamo sullo stesso livello rispetto alle altre città d’Italia.
Sicuramente però il mercato del lavoro è il migliore della Provincia perché Padova è un capoluogo
florido e attivo in tutti gli ambiti lavorativi, oltretutto c'è la buona notizia che nei prossimi anni
arriveranno milioni di euro con il PNRR e questo sicuramente comporterà uno sviluppo della città
che però va attentamente seguito e monitorato perché possa essere generativo e per diminuire
disuguaglianze.
Padova ha sicuramente una marcia in più anche in ambito lavorativo per la presenza dell’università
di Padova e di grandi istituzioni, come il comune, che ogni anno offrono possibilità di concorsi con
quote riservate, aumentando così l’offerta lavorativa per i disabili nella città e provincia.
Concludi esprimendo un desiderio
Desidero vedere la città che sento mia e che diventerà la mia casa puntare alla libertà sociale, intesa
nel senso più ampio del termine, ovvero una libertà come condizione di base in cui ogni persona
può sentirsi libera di vivere la propria vita nel rispetto degli altri e non essere discriminata e allo
stesso tempo sentire sempre meno il peso della propria condizione di vulnerabilità, che sia fisica,
economica, sociale o culturale.