Lo scorso 12 maggio si è tenuta una sessione di lavoro nell'ambito di COFACE FAMILIES EUROPE cioè il network di associazioni di ogni Stato dell'EU di familiari assistenti cui noi Genitori Tosti aderiamo.
Ci hanno chiamato a dare un contributo su un tema e noi abbiamo scelto proprio il diritto alla comunicazione degli studenti italiani con disabilità.
Di seguito il testo dell'intervento e solo il file MP3 con la versione in inglese.
Comunichiamo infine che abbiamo scritto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per chiedere l'istituzione di una giornata nazionale dedicata all'ASACOM - in copia anche ai MI e MUR perchè l'ASACOM dovrebbe esserci anche all'università e spesso manca. In attesa che esca una legge che tuteli questa figura, almeno per una giornata potremo davvero fare informazione e cultura e iniziative su questa figura che ancora, in troppo pochi, non conoscono e molti disprezzano o maltrattano.
La foto ritrae uno dei momenti della manifestazione di protesta degli ASACOM di Roma fatta a fine aprile 2022 - Il Comune di Roma ha approvato un regolamento su di loro che non rispetta la categoria ed è l'ennesima dimostrazione di come la figura delicata che ricoprono non sia assolutamente riconosciuta. L'ASACOM va statalizzato perchè è una figura scolsatica e non un optional e finchè non si capirà questo l'Italia continuerà a discriminare gli studenti con disabilità.
"Salve a tutti, mi chiamo Alessandra Corradi e sono la presidente dell'associazione Genitori Tosti, dall'Italia.
Sono qui a parlarvi del diritto alla comunicazione degli studenti con disabilità che frequentano la scuola dell'obbligo in Italia.
Noi abbiamo una popolazione studentesca totale di quasi 10 milioni, di questi il 3,6% (oltre 300.000 studenti (dato anno scolastico 2020/21) sono studenti con la certificazione, cioè studenti con disabilità.
Nel nostro Paese non esistono classi o scuole speciali, tutti vanno a scuola insieme grazie ad una legge del 1977: lo Stato assegna docenti e figure professionali dedicate per realizzare la cosiddetta inclusione agli studenti con certificazione.
Purtroppo anche se sulla carta abbiamo un sistema legale bellissimo da tutti definito all'avanguardia e una presunta organizzazione, nella realtà le leggi non vengono applicate e le discriminazioni e gli abusi che si compiono ai danni degli alunni con disabilità sono tantissimi.
La nostra legge nazionale più importante, che regola tutti i diritti delle persone con disabilità è del 1992 cioè bene trenta anni fa. La convenzione ONU invece non è applicata.
Gli abusi e gli illeciti sono:
1.assegnare agli alunni docenti di sostegno non specializzati ma pescati dalle categorie più basse;
2.assegnare poche ore di sostegno anche ai casi più gravi oppure assegnare gli operatori per pochissime ore settimanali;
3.impedire l'accesso alla palestra o alla mensa o ai laboratori a causa delle barriere architettoniche non eliminate;
4.cercare di far frequentare poche ore a settimana l'alunno;
5.sempre scegliere un programma minimo anche nei casi in cui si potrebbe affrontare un percorso che porti al diploma;
6.non dotare gli alunni di ausili sia fisici che informatici;
7. non mettere gli alunni in condizione di comunicare e quindi di imparare a leggere, scrivere, far di conto che è lo scopo principale della scuola;
8. isolare tutti gli alunni certificati in un aula apposita.
In base alle nostre leggi in Italia abbiamo questa figura professionale prevista per la comunicazione cioè una persona che compie un percorso di studi e si specializza per affiancare gli studenti con disabilità e permettere loro di istruirsi e quindi imparare a leggere e scrivere e a relazionarsi con gli altri.
Questa figura si chiama operatore scolastico per la autonomia e la comunicazione.
'E una figura importantissima tanto quando il docente di sostegno.
Inizialmente era pensato per gli studenti con disabilità sensoriale cioè ciechi/ipovedenti e sordi/ipoacusici ma poi in alcune regioni le competenze sono state allargate anche ai disturbi di linguaggio per cui queste figure affiancano anche gli studenti autistici e gli studenti con cerebrolesioni.
Non esiste una legge che regoli e tuteli la figura per cui non c'è nemmeno
la formazione stabilita per tutti in un percorso omogeneo e può accadere appunto che ci siano ancora operatori non laureati o con un monte ore di formazione molto basso.
Inoltre l'inquadramento lavorativo è davvero pessimo in quanto questi operatori vengono assunti da cooperative che vincono gli appalti indetti dal Ministero dell'istruzione : vince chi presenta il progetto a costo più basso. Per tenere bassi i costi le cooperative risparmiano sui dipendenti cioè sugli operatori.
Abbiamo quindi una situazione equiparabile allo sfruttamento lavorativo per cui un operatore viene pagato anche 4 o 5 euro all'ora, ha dei contratti davvero sfavorevoli e non assolutamente riconosciuto nel team scolastico. Se leggi regolamenti e buone prassi fossero davvero applicate nella scuola italiana, questa figura professionale avrebbe il suo posto nel team che crea il PEI - Progetto Educativo Individualizzato cioè un documento in cui in base al profoilo e alle esigenze dell'alunno si costruisce l'obiettivo didattico, specificando i modi e i tempi le risdporse per raggiungerlo
In Italia esistono circa 70mila operatori a fronte di non sappiamo quanti studenti, sul totale della popolazione certificata perchè ancora in Italia nessuno ha mai pensato di raccogliere i dati disaggregati.
Un aspetto molto importante poi è il rapporto numerico operatori/alunni: rispetto a una media italiana di 4,6 alunni disabili per assistente, nel mezzogiorno il rapporto sale a 5,4. Dati migliori nell'Italia centrale (4,1) e settentrionale (4,3).
In Campania quasi 16 alunni per ogni assistente all’autonomia,un qualcosa di allucinante, a fronte invece della media nazionale. La regione migliore è il Molise con 2,9 alunni per ciascun operatore (fonte Openpolis)
La figura è strettamente connessa al diritto alla comunicazione degli studenti con disabilità a scuola: queste persone sono formate per dare tutti gli strumenti (didattici, metodologici e operativi come gli ausili) utili a includere nella classe e nella vita della scuola questi allievi.
Non mettere in condizione di comunicare e quindi di parificare ai compagni questi studenti oltre che costituire un illecito è anche la maniera per impedire una vita dignitosa a queste persone in un periodo così cruciale come quello della crescita in cui ti formi e fai le prime esperienze interpersonali: se un ragazzino o una ragazzina non posso parlare, fosse anche per mezzo della sintesi vocale, della LIS o della CAA, come possono farsi degli amici e uscirci e andare in tutti quei luoghi dove vanno i ragazzini/giovani?
C'è una compromissione/limitazione della socialità anche!
E che dire poi dell'opportunità di proseguire negli studi, iscrivendosi all'università?
La maggior parte dei ragazzi e delle ragazze che riescono ad arrivare alle superiori e magari grazie alle battaglie delle famiglie che si oppongono al programma per obiettivi minimi in Italia sono molto pochi (l'abbandono scolastico è piuttosto alto e non considerato dal nostro Ministero) e la scuola o l'università sono gli unici ambienti che tengono i ragazzi lontano da casa altrimenti qui o si sta in casa o si va ai centri diurni che sono per noi GT come ghetti perché sono luoghi in cui ci sono solo le persone con disabilità affiancate da educatori e per quanto possano fare attività simpatiche, sempre di ghetto si tratta, separato dalla vita e dalla società.
Noi come associazione dal 2015 cerchiamo di sostenere la battaglia per il riconoscimento di questa figura professionale cioè che venga assunta dallo Stato in seno al Ministero per l'istruzione e quindi che esista una legge nazionale che renda omogenea sia la formazione che l'inquadramento che il trattamento economico.
Non esiste però un'associazione o un organismo, anche informale, a livello nazionale, che riunisca tutte queste persone per rivendicare i loro diritti, esistono iniziative sparse sul territorio e magari anche in contrapposizione tra loro. Il gruppo informale più numeroso e agguerrito è a Roma e proprio a fine aprile ha fatto una imponente manifestazione ma solo per gli operatori di quella città. Purtroppo in Italia non abbiamo la cultura del "gioco di squadra" e quindi dell'associazionismo, per cui è molto difficile e lungo vincere nelle cause civili ma, dati i risultati che stiamo avendo per quanto riguarda il riconoscimento del caregiver familiare, siamo fiduciosi.".
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FONTI:
1) legge 104/92 n. 104
CREDITI:
- Dott.ssa Paola di Michele, psicologa clinica, formatrice, docente specializzata sul sostegno.
- Dott. Giovanni Barin, vice presidente GT, responsabile del progetto "Scuola4all".