di
Gio Bazen
Avevamo diverse possibilità nel scegliere un ristorante dove festeggiare la Prima Comunione di nostra figlia. Un luogo dove la cucina fosse di buon livello, dove i bambini potessero scorrazzare abbastanza liberamente nei presumibili lunghi tempi di questi eventi, che fosse sufficientemente tranquillo per non innervosirli (e noi con loro), dove fosse possibile passare il momento postprandiale passeggiando nella natura, oltre ad altri grandi/piccole condizioni che, si sa fin dal principio, sarà difficile se non impossibile rispettare in toto.
Il compromesso selezionato ha come rovescio della medaglia il dover sperare nella tranquillità delle altre tavolate confinanti, pur avendo la sala una conformazione che dovrebbe garantire un certo abbattimento del riverbero: in una sorta di maxi gazebo se il tempo è clemente si aprono le “pareti” et voilat, per una persona sorda con
impianto cocleare il fattore (acusticamente) micidiale del riverbero scompare. Certo, resta il livello di rumore che l’italico commensale sviluppa mediamente in modo piuttosto elevato... Ma potremo sempre lavorare sul programma del processore, settando l’impostazione più congeniale al momento per attutirlo, se necessario.
Non nascondo che in certi frangenti vorrei poter avere tutta per me una sala immensa immersa nel silenzio per poter almeno una volta dimenticare uno dei motivi che ci tiene lontani dai raduni umani; e, poi, da quando la sordità è diventata parte della nostra vita, mal sopportiamo le situazioni di rumore eccessivo. Ogni volta che ci capitiamo in mezzo, non posso non pensare alla mensa della scuola (alzi virtualmente la mano chi può dimostrare la prestazione sonora di sufficiente qualità della scuola del proprio....) dove originano e sviluppano le malattie professionali dei docenti nell'oblio dei parametri di legge, essendo la scuola anche luogo di lavoro...
Ma torniamo alla giornata odierna, con l’ingresso nella sala da pranzo già gremita in ogni suo posto all'apice del banchetto: chi assapora l’antipasto, chi a metà pregusta la seconda portata in arrivo, chi si appresta con qualche difficoltà a dolci delizie col miraggio dell'ammazzacaffè. Ma nel centinaio di persone, si nota immediatamente che qualcosa di anomalo c’è; anzi
non c’è: il rumore. Nell'inseguire i pargoli in un piacevole brusio incrocio lo sguardo ugualmente interrogativo dei colleghi di combriccola. Di nuovo mi soffermo sugli astanti, ed ecco li a un tavolo di distanza una tavolata silenziosa, dove una cinquantina di persone dialoga in
LIS. Le mani vorticano nello scambio di battute mentre il pasto procede con gran soddisfazione. Dalla tranquilla serenità che ha accompagnato il nostro festeggiamento, diverse considerazioni si affacciano: innanzitutto grazie al livello sonoro equilibrato sia mia figlia sorda impiantata, sia tutti i presenti hanno giovato di un ambiente più rilassato. Mia figlia non ha imparato la lingua dei segni poiché per diversi motivi ha seguito una educazione improntata
all'oralismo e, grazie all'impianto cocleare, alla percezione del linguaggio sonoro. La LIS è una risorsa importantissima al pari delle altre, cui le famiglie devono essere libere di attingere e sfruttare per la crescita dei loro figli secondo la situazione cui si trovano. Non è da sottovalutare il fatto che un bambino che padroneggi la doppia lingua possa risolvere i frangenti nei quali la tecnologia non lo possa aiutare: non solo nei problemi fondamentali legati alla salute, ad esempio in caso di non poter sfruttare il nervo acustico e nella conseguente impossibilità di impianto cocleare; ma anche in casi banali, dove, ad esempio, la pila si esaurisce: pochi giorni fa leggevo nel gruppo Facebook "
Affrontiamo la sordità insieme" di Massimo e sua figlia al supermercato in analoga situazione, con entrambe le batterie degli impianti scariche:
“Oggi abbiamo fatto sbarellare il supermercato, sono finite le batterie degli impianti e ci siamo messi a fare la spesa in LIS, ci siamo divertiti come matti; dovevate vedere le facce dei clienti e della cassiera che non si è mai accorta che mia figlia è sorda! Noi [con lingua verbale e dei segni] così abbiamo riscontrato molto meno stress nella bambina nei momenti senza impianto, ed ora un'assoluta padronanza dei due "mondi"”.
Come scrivono in uno dei commenti: oltre alle batterie,
“La LIS in tasca, come vedete, può tornare sempre utile!”
Tra le altre considerazioni, merita soffermarsi sulla maleducazione delle persone nei luoghi pubblici, dove sempre più è mediamente doveroso imporre il proprio ego urlando le proprie gesta. E’ il caos. Ma non può che esser così se si riflette su quanto scritto poco sopra sulla condizione sonora dei plessi scolastici (nel boom demografico/edilizio degli anni ‘60-’70, la prestazione sonora era una sconosciuta); pensiamo poi alla cultura di massa, quella televisiva, dove il parlato si sovrappone in un’escalation di volume. Volume che, facciamoci ancora caso, non resta costante durante le pubblicità, in barba, se non erro,
alle Leggi italiane.
E’ triste ammetterlo, ma nel nostro Paese manca (anche) l’educazione sonora, dal principio alla fine.
Chiudiamo però con una buona notizia: non servono molti euro per insonorizzare un ambiente quale un’aula scolastica: un buon progetto di insonorizzazione passa anche da
materiali “poveri” ma ad elevato grado di abbattimento del riverbero.
Mentre addirittura a costo zero è l’insegnamento della buona educazione
fin dalla tenera età.