Dal limbo in cui ci troviamo non abbiamo granchè da dire se non essere positivi ed ottimisti al massimo e, quando le cose si saranno risolte, sicuramente avremo tempo per ogni cosa ;)
Ci stringiamo tutti intorno a mresciani, che le cose vadano al meglio! Un pensiero anche agli altri GT, più o meno presi.
Fortuna che c'è mio figlio, che mi rinnovella la gioia quando mi dimentico e mi testimonia che vale sempre la pena di non mollare: come fai a riconoscere una canzone, in inglese oltretutto, solo dalle prime due note e ti metti a cantarla? Come fai a riconoscere un piatto solo dal profumo? Piccolino, sono contenta che ci sei e che hai scelto noi come mamma e papà.
Tra le tante cose che sto leggendo, questa che vi copincollo mi è piaciuta molto e ve la giro, è apparsa su L'Eco di Bergamo di oggi, ma non so dire chi l'abbia scritta perchè non era riportato. Peccato, perchè chi scrive merita assai.
Vi domanderete perchè ho scelto la foto che ho scelto..... quella è la "pata u", cioè la pasta al ragù, come dice il mio piccolino :)
"Potrei commentare in silenzio, ma non lo faccio, perché in veste di disabile mi sento tirato in causa. Io con la disabilità ho una lunga consuetudine: sono stato 11 mesi in cura al Centro di riabilitazione motoria di Mozzo, ci ritorno per controlli, incontro e conosco tante persone.
È il periodo natalizio e una storia a lieto fine è una ghiotta occasione per vendere i giornali. Monique, 26 anni, olandese, è su tutti i quotidiani. Dopo tredici anni passati su una sedia a rotelle, adesso cammina. Come un tarantolato, passo in rassegna tutti i giornali e più leggo più spero che l'ultimo amico conosciuto a Mozzo non lo faccia. I giornali raccontano che questa ragazza olandese, biondina, a tredici anni ha avuto un incidente giocando a hockey e, in seguito a un intervento chirurgico non andato a buon fine, è rimasta paralizzata prima ad una e poi all'altra gamba. Capisco che un articolo di giornale non può essere un trattato clinico, ma penso debba lasciare almeno un messaggio positivo, tanto più se si tratta di una storia di disabilità a lieto fine: quanta forza di volontà, quanto sacrificio e impegno nella riabilitazione hanno portato Monique a lasciare la carrozzina? Nessuna spiegazione scientifica o medica di quello che è successo. E ancora: capisco che si fa dell'ironia, ma mi sembra troppo scrivere «sfortunatamente lascerà la sua disabilità». Questa ragazza, che dai viaggi in tutto il mondo si è portata a casa popolarità, medaglie, record del mondo, non potrà più correre in hand bike (bicicletta con pedalata a braccia) perché non più disabile… Capisco il suo dispiacere nell'abbandonare il piacere della vittoria, ma vorrei dire ai giornalisti che la ragazza, oltre che salire su una bici normale, potrà salire ancora sull'hand bike, nessuno potrà impedirglielo.
Il ragazzo che ho conosciuto a Mozzo ultimamente ha più o meno l'età di Monique e, salvo miracoli, passerà il resto della vita in carrozzina, per un incidente stradale. Negli istanti piacevoli nel bere un caffè insieme, non fa altro che dirmi che preferirebbe essere morto che restare seduto su una sedia a rotelle per sempre. Essere capace di dire quello che per lui è giusto, quello che vorrebbe sentirsi dire, è impresa titanica. Gli dico solamente, guardandolo negli occhi, che la vita è bella e vale la pena viverla. Se ne va piangendo, lasciandomi in mano il bicchierino vuoto del caffè. So che Gesù fa i miracoli, ma il perché non lo so. Sarebbe bello mettersi in coda con la carrozzina e, anche aspettando tredici anni, portarla in discarica a piedi, ma, aspettando il nostro turno, invecchieremmo senza renderci conto di quello che ci circonda. Ho messo sottosopra l'edicola, Loretta, la proprietaria mi maledirà. Non c'è un articolo che, a proposito di Monique, parli di felicità nel tornare a camminare. Scuoto il mio testone pelato, guardo la foto di questa biondina, in piedi vicino alla sua carrozzina; le auguro tutti i successi che ha avuto da disabile anche nella sua nuova vita da abile. Non invidio lei: invidio quella meravigliosa carrozzina in lega superleggera con ruote a profilo alto e senza maniglioni per la spinta. Costerà più o meno 6-7.000 «eurini». Ora è senza padrone, peccato non sia della mia misura, questa sì è la vera sfortuna di essere disabili."
È il periodo natalizio e una storia a lieto fine è una ghiotta occasione per vendere i giornali. Monique, 26 anni, olandese, è su tutti i quotidiani. Dopo tredici anni passati su una sedia a rotelle, adesso cammina. Come un tarantolato, passo in rassegna tutti i giornali e più leggo più spero che l'ultimo amico conosciuto a Mozzo non lo faccia. I giornali raccontano che questa ragazza olandese, biondina, a tredici anni ha avuto un incidente giocando a hockey e, in seguito a un intervento chirurgico non andato a buon fine, è rimasta paralizzata prima ad una e poi all'altra gamba. Capisco che un articolo di giornale non può essere un trattato clinico, ma penso debba lasciare almeno un messaggio positivo, tanto più se si tratta di una storia di disabilità a lieto fine: quanta forza di volontà, quanto sacrificio e impegno nella riabilitazione hanno portato Monique a lasciare la carrozzina? Nessuna spiegazione scientifica o medica di quello che è successo. E ancora: capisco che si fa dell'ironia, ma mi sembra troppo scrivere «sfortunatamente lascerà la sua disabilità». Questa ragazza, che dai viaggi in tutto il mondo si è portata a casa popolarità, medaglie, record del mondo, non potrà più correre in hand bike (bicicletta con pedalata a braccia) perché non più disabile… Capisco il suo dispiacere nell'abbandonare il piacere della vittoria, ma vorrei dire ai giornalisti che la ragazza, oltre che salire su una bici normale, potrà salire ancora sull'hand bike, nessuno potrà impedirglielo.
Il ragazzo che ho conosciuto a Mozzo ultimamente ha più o meno l'età di Monique e, salvo miracoli, passerà il resto della vita in carrozzina, per un incidente stradale. Negli istanti piacevoli nel bere un caffè insieme, non fa altro che dirmi che preferirebbe essere morto che restare seduto su una sedia a rotelle per sempre. Essere capace di dire quello che per lui è giusto, quello che vorrebbe sentirsi dire, è impresa titanica. Gli dico solamente, guardandolo negli occhi, che la vita è bella e vale la pena viverla. Se ne va piangendo, lasciandomi in mano il bicchierino vuoto del caffè. So che Gesù fa i miracoli, ma il perché non lo so. Sarebbe bello mettersi in coda con la carrozzina e, anche aspettando tredici anni, portarla in discarica a piedi, ma, aspettando il nostro turno, invecchieremmo senza renderci conto di quello che ci circonda. Ho messo sottosopra l'edicola, Loretta, la proprietaria mi maledirà. Non c'è un articolo che, a proposito di Monique, parli di felicità nel tornare a camminare. Scuoto il mio testone pelato, guardo la foto di questa biondina, in piedi vicino alla sua carrozzina; le auguro tutti i successi che ha avuto da disabile anche nella sua nuova vita da abile. Non invidio lei: invidio quella meravigliosa carrozzina in lega superleggera con ruote a profilo alto e senza maniglioni per la spinta. Costerà più o meno 6-7.000 «eurini». Ora è senza padrone, peccato non sia della mia misura, questa sì è la vera sfortuna di essere disabili."
Miracoli? La storia della ragazza può essere soltanto una storia di enormi errori medici.
RispondiEliminaChe poi il disabile se può mettersi in gioco è bene che lo faccia....certo .......
Un gigantesco errore medico.
Appunto.... chi ha scritto la lettera dice che da nessuna parte negli articoli c'è scritto un alcunchè che spieghi dal punto di vista medico come è potuta accadere una cosa del genere. Forse il giornalismo consiste anche in questo....? Fa più "lettori" o click ( e quindi "soldini" scrivere "miracolo" o spiegare la verità? Sotto Natale, poi....
RispondiEliminaEsprimo un desiderio. Non è che chi ha scritto la lettera si fa avanti? Sono rare le persone così e sarebbe da dirgli "bravo!".
Gentili signori, sono l'autrice della foto che avete usato per illustrare questo post.
RispondiEliminaVi chiedo di rimuoverla immediatamente.
gentile signora, chiedo scusa e provvedo
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